Questione di accenti

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    Ho tra le mani il numero de L’Alpino di ottobre aperto a pag. 62 e non posso non scrivervi. È vero che i dialetti purtroppo si stanno perdendo; è vero che non è abituale, per la lingua italiana, l’uso della dieresi nello scritto e tantomeno facile la lettura di parole con tale accento: basti pensare alla pronuncia di “wurstel”, se ne sentono di tutti i colori (la più sentita: “viuster”). A meno di aver abitudine alla lingua tedesca. Ora, il motto del btg. Susa: “A brusa, suta l’Susa” ha dieresi sulla U di “brusa” e di “Susa”: le due dieresi danno la rima. Adesso provate a rileggere il titolo e la terza riga della pagina…; non vi fa l’effetto del gesso che stride sulla lavagna? È vero che si campa ugualmente, …e poi con tutti i problemi che ci stanno addosso. Però un pochino in più di attenzione; magari sentendo qualche piemontese fra voi, no?

    Germano Pollini

    Caro Germano, hai ragioni da vendere. Però io credo che tante volte le imperfezioni ortografiche dipendano anche dalla difficoltà di digitare sulla tastiera simboli che non usiamo tutti i giorni. Quanto poi alla musicalità delle parole, questa purtroppo varia molto da Regione a Regione. Prova a sentire come ti dirà la x uno del Nord e un siciliano. Il primo ti dirà ics, l’altro icchese. Prova a far dire la u con la dieresi a un veneto e vedi cosa viene fuori da chi non è abituato ai suoni importati dalla Francia, così fortemente presenti nelle inflessioni linguistiche del Nord Ovest!