Quel gran pezzo da 105/14

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    Gli artiglieri da montagna che avevano assistito all’atto tattico al termine dei Ca.STA 2018 al Sestriere avevano accolto con emozione l’arrivo in teatro di due obici mod. 56 da 105/14 trasportati ai ganci baricentrici di un elicottero CH47F. Erano ormai una quindicina di anni, infatti, che il pezzo d’artiglieria da montagna più famoso e diffuso al mondo era scomparso dalle dotazioni delle brigate alpine: l’ultima esercitazione a fuoco risaliva al 2004. Ma, alla luce soprattutto dell’esperienza nello scenario afgano, una serie di valutazioni operative hanno restituito valenza a questo per molti aspetti ineguagliato obice (di concezione e costruzione interamente nazionale, su progetto dell’allora colonnello Salvatore Fuscaldi) divenuto caro alla memoria collettiva dei nostri artiglieri, soprattutto per la sua facile scomponibilità in parti, trasportate poi sul dorso delle “jeep a pelo”, gli amati muli, per quasi quarant’anni.

    La sua definitiva “riabilitazione” è avvenuta lo scorso mese di settembre durante l’esercitazione Laran 2019, sul poligono laziale di Monte Romano, che ha impegnato reparti della Taurinense, in vista dell’inserimento della 34ª compagnia del Susa nell’Enhanced Forward Presence Nato, pedina del Multinational Battle Group Latvia. In questa occasione, gli artiglieri del 1º reggimento artiglieria da montagna hanno schierato quattro obici 105/14, che hanno sparato sia da fuori poligono su obiettivi al limite della gittata, sia in tiro diretto, su obiettivi a soli 800 metri. Sono state utilizzate le tradizionali tavolette di tiro, perché l’integrazione delle caratteristiche nel pezzo nel sistema computerizzato di tiro Sif dell’artiglieria italiana è ancora in corso, ma dovrebbe concretizzarsi in tempi relativamente brevi.

    Saranno in tutto venticinque gli obici reintrodotti in servizio, assegnati ad una batteria del 1º e ad una del 3º artiglieria da montagna (che nelle altre batterie manterranno in servizio gli obici/cannoni FH70 da 155 mm, a loro volta modernizzati) e al Reggimento artiglieria “a cavallo” Le Voloire di Vercelli della brigata Pozzolo del Friuli (che li impiegherà nel supporto alle capacità di proiezione dal mare) oltre che al Comando di artiglieria di Bracciano. Tolti dalla naftalina, gli obici sono stati ringiovaniti con un nuovo cannocchiale panoramico (le ottiche originali, infatti, erano ormai inservibili) e con nuovi pneumatici.

    Come munizionamento vengono per ora impiegate le tradizionali granate HE M1 con nuove spolette, che non hanno fatto registrare alcun problema di funzionamento. Le batterie del 1º e del 3º rimpiazzeranno con i 105/14 i mortai rigati Thomson-Brand Rt120 da 120 mm, che vantano una gittata maggiore e una granata più potente, ma hanno minore flessibilità rispetto all’obice, che può effettuare anche tiri diretti, persino verso il basso, con un angolo negativo di 5º. L’invecchiamento del personale in servizio permanente, uno dei crucci del nostro Esercito, questa volta è tornato utile, perché alcuni “vecchi” artiglieri (soprattutto sottufficiali) avevano già impiegato i 105/14 e quindi l’affiancamento del personale più giovane è stato semplice.

    Un’ultima annotazione “romantica”: se non in particolari situazioni di emergenza, l’obice non sarà più scomposto per il trasporto, visto che i muli non ci sono più. Saranno sostituiti probabilmente dai validi blindati ruotati Lince, che possono trainare anche 2.000 kg (l’obice ne pesa 1.290) e, sulla neve, dai tuttofare cingolati BV206. Bentornato, comunque, a questo “piccolo grande vecchio”, croce e delizia di decine di migliaia di giovani artiglieri da montagna dagli anni Cinquanta agli anni Duemila, con i più forti e ardimentosi che si cimentavano nell’istantanea (oggi sarebbe un “selfie”) imbracciandone la canna, del rispettabile peso di 109 kg.

    ma.cor