Quarant’anni di… uomini speciali!

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    Premiare coloro che hanno rappresentato degnamente l’Associazione Nazionale Alpini e i suoi valori, quanti in silenzio hanno saputo aiutare i meno fortunati o le persone in pericolo, accorrere in caso di calamità naturali, essere di supporto alle amministrazioni locali. Questo è lo spirito del premio “L’Alpino dell’Anno”, istituito nel 1974 dal presidente della sezione di Savona Franco Siccardi.

     

    La 40ª edizione si è svolta a Savona dal 13 al 15 giugno. Il venerdì, primo giorno di manifestazione, è stato dedicato all’apertura della mostra fotografica dedicata al 40° del Premio e al centenario della Grande Guerra, mentre in serata c’è stato l’atto conclusivo del tour in quattro tappe per la provincia denominato “Aspettando il premio L’Alpino dell’Anno 2013”, uno spettacolo, ideato dall’unità di P.C., di poesie, proiezioni e musica.

    Il sabato si è invece aperto con l’esposizione e la benedizione dei mezzi in dotazione all’unità di Protezione Civile sezionale, fra cui un enorme camion per l’antincendio boschivo e… un motoscafo. Eh sì, gli alpini di Savona hanno un motoscafo che è stato donato da una famiglia di alpini lombardi ed è stato affidato al nucleo sommozzatori dell’unità. Tra i mezzi hanno destato curiosità quelli militari, restaurati e custoditi gelosamente dai proprietari, vicino ai quali era “posteggiato” quello più conosciuto dagli alpini… un mulo!

    Al suono della fanfara sezionale Monte Beigua, gli alpini hanno sfilato fino al monumento ai Caduti dove sono stati deposti dei fiori e per assistere al suono della campana che ogni giorno, con 21 rintocchi quante sono le lettere dell’alfabeto, ricorda i Caduti di tutte le guerre. E all’improvviso, la pioggia! Uno scroscio d’acqua misto a grandine ha fatto accorrere tutti sotto i portici antistanti il monumento. La serata si è conclusa in duomo con il concerto dei cori sezionali Alta Val Bormida e Monte Greppino e della Corale Alpina Savonese, tenutosi davanti ad un pubblico attento e commosso.

    Domenica, giornata clou delle manifestazioni, una palpabile emozione tra i partecipanti ha accompagnato l’entrata nello schieramento del Labaro dell’ANA, accompagnato dal presidente nazionale Sebastiano Favero e dai consiglieri Massimo Curasì e Giorgio Sonzogni, preceduto dal gonfalone del comune di Savona, decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare per la Resistenza. Diciotto vessilli sezionali e un centinaio di gagliardetti, oltre al Labaro del Nastro Azzurro e ai vessilli delle Associazioni d’arma hanno reso gli onori al Labaro. Quindi tutti in sfilata per le vie della città, accompagnati dalle fanfare Valle Bormida e Monte Beigua, verso il monumento ai Caduti per la deposizione di una corona. Poi sosta in Duomo, affollato all’inverosimile, per assistere alla Messa.

    Nell’omelia don Bof, figlio di un alpino, ha ricordato il rispetto che le penne nere hanno sempre avuto, anche a costo della vita, dei valori che li contraddistinguono. La preghiera dell’Alpino, recitata dall’esperto cerimoniere gen. Giacomo Verda e accompagnata dal canto Signore delle Cime, ha fatto da preludio alla consegna agli eredi di una lettera spedita dal fronte da un soldato caduto in battaglia. I premi sono stati consegnati in piazza del Comune, addobbata con migliaia di bandiere tricolori.

    A turno il presidente sezionale Gian Mauro Gervasoni, il prefetto di Savona Gerardina Basilicata, il presidente Sebastiano Favero e il comandante della capitaneria di Porto C.V. Moretti hanno consegnato i riconoscimenti. Il premio “L’Alpino dell’Anno 2013” è stato assegnato a Graziano Tonon del gruppo di Piavon (sez. Treviso) che con eroismo ha salvato una donna, precipitata con la sua auto nelle acque gelide di un canale. Tra gli alpini in armi è stato premiato il caporal maggiore capo Stefano Lomonaco, del 32° reggimento Genio guastatori, per aver fermato, dopo un concitato inseguimento, un malvivente che aveva scippato una signora. I diplomi di merito sono stati consegnati all’alpino Giacomo Folcio del gruppo di Giussano (sez. Milano) che dal 1996 porta aiuti alla popolazione in Tanzania e a quattro alpini del gruppo di Bordano (sez. di Gemona): Bruno Picco, Gerri Patriarca, Iglif Scussolin, Paolo Zingaro che all’Adunata di Piacenza avevano aiutato a far arrestare un delinquente che aveva abusato di una sedicenne.

    È facile immaginare l’emozione degli alpini premiati, ma anche quelli degli anni scorsi: Rota, Giupponi, Cena, Grivon, Artico e Zonca, venuti appositamente, anche in rappresentanza dei loro colleghi. A tutti è stato consegnato un volume contenente le motivazioni, ritagli di giornali e fotografie dei quaranta premi assegnati negli anni (si può richiedere in Sezione). Sono stati presenti a tutte le varie fasi delle manifestazioni due reduci della Sezione, Settimio Pagnini e Leonardo Sassetti, accolti con affetto. Dopo il saluto delle autorità, penne nere e amici si sono nuovamente incontrati alla “Sagra degli alpini” per un meritato pranzo, con l’arrivederci al prossimo premio “L’Alpino dell’anno 2014”, nel 2015.

    Gian Mario Gervasoni


    PREMIO NAZIONALE “L’ALPINO DELL’ANNO 2013”

    Alpino in congedo

    GRAZIANO TONON – Classe 1970 – Gruppo di Piavon, Sezione di Treviso Motivazione: “Il 12 febbraio 2013, mentre era al lavoro nella cantina di famiglia con il padre Giovanni e il fratello Massimo, veniva avvisato che un’auto giaceva capovolta nel canale vicino a casa. Incurante dell’acqua gelida e del pericolo di mettere a repentaglio la propria vita Graziano, pensando che ci fossero persone a bordo, si gettava senza indugio nel canale. Raggiunto dai famigliari con due trattori, riusciva a capovolgere l’auto e, scardinata una portiera, ad entrare nell’abitacolo pieno di fango. Sul sedile posteriore c’era una donna rannicchiata su se stessa evidentemente disorientata, impaurita e spaventata, che lo pregava di salvarla in quanto madre di un bimbo. Graziano, preoccupato che avesse il piccolo con sé, cercava ancora all’interno della macchina, ma per fortuna il bimbo non c’era. Con l’aiuto di cinghie e trattori si riusciva a trascinare l’auto sulla riva del canale, a liberare finalmente la donna, che veniva ricoverata in ospedale con un principio di ipotermia. La temperatura di quel mattino era di 3 gradi sottozero, i bordi del canale ancora innevati e la strada coperta da un sottile strato di ghiaccio ha causato lo sbandamento dell’auto. L’esempio disinteressato e istintivo di valore civile e di altruismo di Graziano e dei famigliari rende orgoglioso e arricchisce ancora una volta il mondo alpino”.

    Alpino in armi

    CAP.LE MAGG. CAPO STEFANO LOMONACO – Classe 1979 – 32° Rgt. Genio Guastatori – Torino Motivazione: “Graduato effettivo al 32° Reggimento Genio Guastatori dotato di capacità professionali non comuni, si è sempre distinto tra i parigrado per l’elevato rendimento e per la condotta impeccabile. In particolare il 23 ottobre 2013, non in servizio, assisteva ad uno scippo ai danni di una donna e, con coraggio, si lanciava all’inseguimento del malvivente che, bloccato una prima volta da alcuni ausiliari del traffico, riusciva a divincolarsi e a proseguire la fuga. Il Caporale maggiore capo Lomonaco, con un’eccezionale fermezza e sprezzo del pericolo, continuava l’inseguimento fino a raggiungerlo, fermandone la corsa, immobilizzandolo e consegnandolo ad una pattuglia di Polizia sopraggiunta sul posto. Chiaro esempio di militare dotato di alto senso civico che, con il suo coraggio, ha contribuito fattivamente ad accrescere l’immagine e il lustro della propria Unità delle Truppe Alpine e dell’Esercito Italiano”.

    Alpino in congedo – Diploma di merito

    GIACOMO FOLCIO – Classe 1946 – Gruppo di Giussano, Sezione di Milano Motivazione: “Capogruppo di Giussano, proveniente da una famiglia di alpini e con figli appartenenti a questo nobile Corpo, Giacomo Folcio è molto stimato nella comunità giussanese per le innumerevoli iniziative di solidarietà in ambito cittadino, parrocchiale e diocesano, attraverso il fondo di solidarietà della diocesi di Milano. Negli anni che intercorrono dal 1996 al 2010 si svolge “l’avventura dell’acqua” in Tanzania: vengono infatti realizzati diversi acquedotti a caduta sfruttando le diverse sorgenti presenti in quota, con serbatoi in calcestruzzo, parecchi chilometri di tubazioni e fontanelle in ghisa. Il tutto complice una serata in compagnia di don Camillo Calliari, missionario della Consolata in Tanzania. Alla fine del 2013 ha portato a termine il progetto della costruzione della nuova chiesa nel villaggio di Ilembula, facendo arrivare sul luogo due container con 410 quintali di materiali vari, tra i quali le capriate in acciaio per la copertura, prontamente montate da 12 volontari. Alla guida dei “suoi” alpini, perennemente e sapientemente coinvolti e stimolati ha inoltre operato in decine di interventi di solidarietà nei cinque continenti, per alleviare sofferenze e portare aiuti in occasione di terremoti, alluvioni, guerre e povertà, confermando la fedeltà al motto alpino “ricordare i morti aiutando i vivi”.

    Alpino in congedo – Diploma di merito

    BRUNO PICCO – GERRI PATRIARCA – IGLIF SCUSSOLIN – PAOLO ZINGARO, Gruppo di Bordano, Sezione di Gemona Motivazione: “Alpini friulani all’Adunata nazionale di Piacenza, mentre rientravano al campo dove soggiornavano in tenda, notavano un extracomunitario in preda ai fumi dell’alcool che, al loro sopraggiungere, fuggiva correndo, cercando di far perdere le tracce. Poco dopo trovavano a terra una ragazza con svariate escoriazioni, che aveva subito vari tentativi di violenza ed era in preda a sussulti e pianto irrefrenabile. Rincorso e bloccato il malvivente, Picco, che è un poliziotto, provvedeva ad immobilizzarlo ed a consegnarlo alle forze dell’ordine, mentre i tre alpini provvedevano a prestare i primi soccorsi alla sedicenne malcapitata. Il Comitato di Presidenza dell’Associazione Nazionale Alpini e la sezione di Gemona hanno deliberato di segnalare i protagonisti, in considerazione del comportamento etico e civile che ha ulteriormente giovato ancora una volta alla credibilità ed al prestigio che l’Associazione si è conquistata nel tempo”.