Il presidente della Valle d’Aosta nel dare il benvenuto agli alpini li ha ringraziati per l’aiuto nei giorni dell’alluvione. Parazzini ha letto il discorso del suo vecchio comandante SMALP: un vero testo da antologia, una grande lezione di scuola morale.
Al Palazzo della Regione, sabato pomeriggio, le massime autorità hanno dato il saluto ufficiale agli alpini. Ormai la città era invasa dalle penne nere e non c’era paese nella valle che non fosse stato trasformato in una sagra alpina. Sabato, si sa, è dedicato alla festa, alla gioia, agli incontri, ai canti e, perché no?, anche ai brindisi. Ma ci sono, all’Adunata, prima della sfilata che conclude questa grande kermesse, anche momenti ufficiali e momenti solenni: l’arrivo della Bandiera di Guerra, l’omaggio ai Caduti. E l’incontro ufficiale dei rappresentanti della città e della regione con gli alpini.
Quest’incontro è avvenuto al Palazzo della Regione, dove c’erano il presidente della Regione Roberto Louvin, il sindaco Guido Grimod, il capo di Stato Maggiore dell’Esercito ten. generale Gianfranco Ottogalli e il tenente generale Bruno Iob, comandate delle Truppe alpine. L’Ana era rappresentata al gran completo, dal presidente nazionale Beppe Parazzini all’intero Consiglio nazionale con il presidente della sezione aostana, Rodolfo Coquillard. Ha preso la parola per primo il sindaco Grimod, che ha ricordato i trascorsi storici di Aosta e come siano tutti di stampo alpino sin dalla fine dell’Ottocento. Ha parlato dell’apporto degli alpini alla storia d’Italia e di quanto fanno oggi, sia nelle missioni di pace che gli alpini
in congedo nel volontariato. Ha avuto parole di ringraziamento per quanto la nostra Protezione civile ha fatto nei giorni dell’alluvione in val d’Aosta, dimostrando una grande preparazione ma soprattutto un grande spirito di solidarietà che è stato trasmesso a tutta la popolazione. L’intera valle ha poi esordito il presidente della Regione Louvin dà il benvenuto agli alpini, dalla popolazione ai rappresentanti delle istituzioni, ai parlamentari regionali e nazionali; tutti ci sentiamo coinvolti in questa Adunata . Ed ha parlato della grandi trasformazioni avvenute dalla prima Adunata ad Aosta: Allora qui c’era una frontiera, oggi oltre queste frontiere ci sono europei come noi, impegnati nella difesa di una frontiera più grande: quella della pace . Ci sono stati cambiamenti anche nelle truppe alpine, ma nella continuità: Militari che hanno saputo trasformare l’offesa in aiuto, la difesa in soccorso . Louvin ha ricordato che fra i doni portati all’altare dagli alpini durante la celebrazione della Messa poche ore prima in Cattedrale ad Aosta, c’era anche una corda: Simbolo della cordata, dell’unità, della solidarietà, valori dei quali gli alpini sono espressione . Valori da preservare, anche da certi pericoli. E Louvin, con discrezione ma decisamente, lo ha fatto capire: Aver lasciato alle spalle la leva obbligatoria ha detto è un passaggio sul quale occorrerà in qualche modo riflettere, perché non può venir meno l’abitudine di stare in cordata e creare anche nei giovani la mentalità aperta all’essere comunque partecipi dei destini comuni e la volontà, la determinazione del soccorso a chi ha bisogno . Il presidente della Regione ha infine ricordato che nel triste autunno del Duemila, quando la valle era sconvolta dall’alluvione, in mezzo al fango voi ci avete portato aiuto, dovunque ci fosse bisogno, voi c’eravate!
Tutta la comunità valdostana vi ringrazia per questo, perché non ci avete fatto mancare la vostra straordinaria solidarietà . Il generale Iob, prendendo a sua volta la parola, ha ricordato che queste montagne, questi sentieri hanno costituito una palestra di vita, una palestra dura, nella quale abbiamo imparato l’abc del nostro mestiere di comandanti. Le esperienze, la fatica, i sacrifici ci hanno consentito di crescere sia come militari che come cittadini .
Pensando alla sfilata che il giorno dopo avrebbe attraversato la città, Iob ha detto che ci commuoveremo vedendo decine di migliaia di alpini, con i loro vessilli, dietro ai nomi di battaglioni incancellabili, leggendo sugli striscioni tutte quelle dichiarazioni di solidarietà, di senso del dovere, di spirito di servizio che sono la caratteristica degli alpini in congedo e che si esprimono attraverso la concreta azione di tutti i giorni verso chi ha bisogno. Ecco ha continuato Iob noi, alpini in servizio, facciamo le stesse cose compiendo appieno il nostro dovere, facendo bene il nostro lavoro: questo è il modo migliore, ritengo, per ripagare il Paese della stima e dell’affetto che porta verso di voi. E sono convinto che nonostante i cambiamenti che sono nei fatti, gli alpini sono gli stessi.
Entrando nella caserma del 3º Alpini si respira, oggi, la stessa aria frizzante di dieci, venti, trent’anni fa: è questa la nostra forza. Noi alpini costituiamo una risorsa per il Paese e per l’Esercito . Iob ha concluso affermando che persegue due obiettivi: Mantenere saldi i principi e i valori che hanno fatto degli alpini quello che sono, e fare tutti gli sforzi possibili, con l’aiuto di tutti i miei collaboratori, per portare gli alpini in montagna, che è l’unico modo per diventare e mantenere gli alpini . Iob ha concluso ringraziando L’Alpino per come segue l’attività dei reparti in armi, e in special modo si è riferito al numero di maggio, in cui si dava conto anche delle missioni di pace nelle quali sono impegnati anche tutti gli altri militari italiani, che hanno bisogno di sentirsi seguiti e sostenuti .
Il capo di Stato Maggiore dell’Esercito non era finora mai intervenuto al saluto ufficiale della vigilia: anche in questo la 76ª Adunata è stata particolare. È stato lo stesso generale Ottogalli a dirsi felice dell’invito fattogli dal nostro presidente Parazzini. Ho voluto sottolineare con la mia presenza anche lo spirito di particolare armonia tra lo Stato Maggiore dell’Esercito e l’Associazione alpini . Ottogalli ha detto di essere compiaciuto nel vedere, anche attraverso la lettura dell’Alpino, il nuovo clima di rapporti instaurato con il generale Iob e prima ancora con il generale Scaranari. Ha ricordato la recente celebrazione dei 142 anni dell’Esercito italiano. Sono 142 anni di storia del popolo italiano, parte della quale è storia proprio dal Corpo degli Alpini. Oggi ha proseguito l’Esercito è completamente cambiato. Esisterà ancora per circa due anni, uno sparuto elemento della leva, abbiamo i volontari a ferma annuale che alimentano i reggimenti degli alpini, in particolare l’8º reggimento, che è formato quasi esclusivamente dai VFA. Ma ha rimarcato Ottogalli nonostante il nostro Esercito sia oggi di 120mila uomini (sarà ridotto a 112mila) è impegnato come non mai in questo secondo dopoguerra. Abbiamo ottomila militari in missioni all’estero, accanto ai quali ci sono quattromila militari che prestano servizio di sicurezza negli aeroporti e in altri obiettivi sensibili. Ogni domenica, lo leggete sui giornali, ci sono interventi di nostri artificieri per disinnescare ordigni, residuati bellici: l’anno scorso questi interventi sono stati 2.750: ciò presuppone una presenza dell’esercito costante, assidua, preziosa, insostituibile .
E ha raccontato un episodio, a conferma di questa presenza: L’altro giorno, mentre era in corso la visita del capo dello Stato in Valsassina, mi ha telefonato il ministro della Difesa per informarsi se era possibile costruire un ponte Bailey, che la gente del luogo aveva chiesto al presidente Ciampi. Ho richiesto l’intervento del 2º reggimento genio alpino: alcuni ufficiali hanno fatto un immediato sopralluogo e hanno comunicato che il ponte sarà costruito. Questo è oggi l’Esercito italiano ha commentato Ottogalli lo spirito è sempre quello, ma sono cambiati tecnologie e l’addestramento. È stato così anche per i reparti da impegnare in Afghanistan, dove i nostri alpini, i vostri alpini, hanno compiuto pochi giorni fa un avioassalto assieme agli americani, che hanno l’eserc
ito più tecnologicamente evoluto al mondo: eppure gli alpini si sono dimostrati perfettamente all’altezza. Un’altra missione si svilupperà tra poco in Iraq, con un’attività di sicurezza e ricostruzione.
Gli alpini sono presenti in Bosnia, in Afghanistan, credo che anche il contingente Isaf, quello dell’Onu, sarà degli alpini. È in partenza in questi giorni il 3º reggimento artiglieria da montagna, questo per dire quanto sia versatile l’operatività dei nostri soldati ‘. Sono quindi grato agli alpini che sono sempre disponibili ha concluso Ottogalli e sono grato all’Associazione Nazionale Alpini che ci supporta così bene e che è vicina ai nostri soldati, quando ritornano, quando giurano e anche per l’aiuto nell’alimentare i nostri reggimenti, perché in determinate regioni c’è una forte concorrenza nel promuovere il reclutamento sia dei VFA che degli altri volontari. Grazie quindi per il sostegno morale e di vicinanza che particolarmente viene dato ai nostri soldati. Viva l’Esercito, viva gli Alpini . La cerimonia è quindi proseguita con il conferimento all’ANA della medaglia d’Oro al Merito della Croce Rossa Italiana, come abbiamo riportato sul nostro numero del mese scorso. Quindi l’intervento del nostro presidente nazionale. Questa sera è stato detto tutto in modo encomiabile ha detto Parazzini e non bisognerebbe aggiungere nulla. Anche il generale Ottogalli ha parlato molto bene dell’Associazione alpini, e ha affermato il vero, in modo particolare, quando ha detto che, recentemente , i rapporti tra Stato Maggiore,
Comando Truppe alpine e Associazione Alpini sono rapporti sereni. Rapporti che non necessariamente comportano un allineamento di vedute, ma una accettazione di vedute diverse, di esigenze diverse: noi possiamo essere d’accordo su tante cose, non d’accordo su altre, però questa disponibilità a considerare certe posizioni reciproche non può che far bene .
Noi riteniamo ha aggiunto Parazzini di essere sostanzialmente dei dilettanti, ma siamo anche dei dilettanti che si vantano di avere degli ideali. E che gli ideali siano importanti lo abbiamo in questi giorni sotto gli occhi di tutti: riusciamo a mobilitare centinaia di migliaia di persone, all’insegna del rispetto d’una istituzione. Questo giustifica la posizione ricorrente dell’Associazione alpini, che è gelosa di questa mentalità, di questo suo DNA . Talvolta chi non è alpino, stenta a comprendere le nostre posizioni, ma Parazzini ha rimarcato l’esigenza da parte nostra di essere ascoltati. Poi, se ci sono delle motivazioni, siamo disposti ad accettare quello che le istituzioni decidono. Questo è lo spirito che abbiamo imparato durante il servizio di leva: che occorre saper obbedire prima di comandare ed è anche lo spirito che echeggia nel saluto per l’Adunata del capo dello Stato e del capo di Stato Maggiore della Difesa generale Mosca Moschini .
Ed è uno spirito condiviso dalla gente. Qui ad Aosta ha continuato il presidente sono convenuti tanti alpini, familiari, amici, gente che se non ci fosse stata l’Associazione Alpini mai si sarebbe sognata di partecipare, mai si sarebbe commossa, piangendo, alla cerimonie di questi giorni, gente che applaude quando passa la Bandiera, che canta l’Inno nazionale, che si accorge che a casa sua il nonno è morto per l’Italia: se non ci fossimo noi come associazione d’Arma e come alpini, questo patrimonio di valori sarebbe certamente andato disperso . E ha continuato: Siamo tornati ad Aosta: grazie alla sezione valdostana, a Coquillard, e a tutti gli alpini che ce l’hanno messa tutta per avere l’Adunata. Grazie al sindaco e al presidente della Giunta regionale
che ci hanno permesso di tornare a una baita che è stata culla dell’alpinità, in quella che è la Smalp. E mi permetto ha detto rivolgendosi a Ottogalli di chiamare ancora così la Scuola militare alpina (grande applauso). Lei, caro comandante, ci ha ricordato che è importante anche il significato delle denominazioni: è giusto che questi nomi non scompaiano, altrimenti si cade nella dietrologia . Questa scuola alpina ha continuato Parazzini avviandosi alla conclusione ha fornito all’Italia, alla comunità e ai reparti alpini tanti giovani, tante professionalità . Anch’io sono stato qui, alla Scuola militare alpina, e ho poi avuto la ventura di diventare presidente dell’Associazione alpini. Mai avrei immaginato di ricoprire una carica di così grande importanza morale. Mai avrei creduto di poterla accettare. Ma qualcuno ha detto: Questo è il testimone, te lo passo! . Qui, insegnandoci ad allacciare gli scarponi, che sembra la cosa più semplice del mondo e non lo è, ci hanno trasmesso anche il senso del dovere, i valori. Come lo spirito della cordata: tutti insieme, tutti dobbiamo capire che facciamo parte di una comunità. E noi l’abbiamo capito perché abbiamo avuto dei comandanti che ce l’hanno fatto capire . E, rivolto al Capo di Stato Maggiore Ottogalli, ha proseguito: Quando ci diciamo preoccupati per il futuro delle Truppe alpine, caro comandante, possiamo anche digerire la sospensione della leva obbligatoria, ma siamo preoccupati per gli ideali. Ci pare che non vengano trasmessi, perché nei discorsi che vengono fatti noi non ritroviamo quello che ci dicevano i nostri comandanti! E così ha detto Parazzini avviandosi alla conclusione poiché ho qui in sala il mio comandante della Scuola Militare alpina, il generale Luigi Morena, vi voglio leggere quello che ci disse prima di farci giurare il nostro dovere alla Patria. Le tribune erano uno spettacolo immenso: famiglie, amici, tutti accorrevano a questa festa che faceva entrare ufficialmente il giovane nella società. Ebbene: non ci saràpiù, con la sospensione della leva! Non ci sarà più un momento topico nella vita del giovane! Ecco cosa diceva questo comandante, agli allievi ufficiali che erano schierati. Parole che forse allora non abbiamo capito, ma che sicuramente abbiamo capito dopo .
Parazzini ha quindi letto quel discorso del generale Morena, parole che sanno di antico, che vorremmo trovare nei libri di scuola perché educherebbero molto di più di tante formule e di tante teorie. Che riportiamo integralmente perché possano essere ancora lette, anche soprattutto dai nostri figli e dai nostri nipoti e delle quali la società moderna dovrebbe fare tesoro. Ma voi, oltre che soldati d’Italia, state per essere consacrati alpini d’Italia. Per cui, come alpino, prima di dare lettura del testo del giuramento mi preme esortarvi a mostrarvi sempre degni della fiducia che negli alpini ripone l’Italia nostra. Voi state anche addestrandovi per diventare comandanti di alpini, perciò, come vostro comandante, prima di dare lettura del testo del giuramento mi preme rivolgervi una ulteriore raccomandazione: vogliate sempre bene agli alpini che saranno affidati alle vostre cure! Questi forti, onesti, coraggiosi montanari che della montagna e della vallate native recano le secolari virtù, la tenacia, l’abnegazione, la dedizione al dovere, lo spirito di sacrificio. Se saprete essere loro degni comandanti, essi vi seguiranno ovunque, nella buona o nella cattiva sorte. Potrete essere certi che essi ripagheranno ad usura l’affetto che gli avete dimostrato, potrete essere certi che essi vi considereranno sempre, per tutta la vita, come il loro comandante. Se poi avrete la fortuna di ritrovare questi alpini in uno di quei tradizionali raduni che spingono veci e boce a muoversi dai loro paesi, a proprie spese, per riunirsi in una determinata città d’Italia, e vi accadrà di sentirvi rivolgere lo stesso grido di saluto che i generali e i colonnelli alpini si sono sentiti rivolgere all’atto del loro passaggio in occasione della recente adunata nazionale a Bologna, allora potrete sentire tutta la fierezza di essere stati comandanti alpini. Quel vecchio alpino ave
va riconosciuto anche soprattutto i suoi comandanti e come tali aveva inteso salutarli, elevando al loro indirizzo, alto e possente, il suo grido d’amore.
Quel grido è stato: largo! fate largo! Passa l’Italia con la I maiuscola. A quel grido di amore patrio faccia riscontro ora il vostro grido, (Nel frattempo, quei consiglieri nazionali che erano in sala si erano alzati in piedi e seguivano attenti le parole di Parazzini: si è capito che erano tornati allievi ufficiali, che erano ancora alla Battisti , ciascuno nel proprio corso AUC) grido ugualmente possente, ugualmente devoto, ugualmente sincero. E allora, quando sfilerete per rendere onore alla Bandiera, fate sì che anche noi tutti qui presenti possiamo dire nei vostri confronti: passa l’Italia, con la I maiuscola .
E io ha proseguito Parazzini ripetendo quel rito dico ai consiglieri nazionali: lo giurate voi? Lo giuro! , hanno risposto i consiglieri, e la grande sala è esplosa in
un grande, forte, lunghissimo applauso.