Quale strategia per la montagna?

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    La comunit internazionale s’interroga su come armonizzare lo sviluppo compatibile con la qualit di vita e di lavoro.

    di Daniela Cohen

     

    Nel novembre del 1998, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2002 Anno Internazionale delle Montagne (AIM), accogliendo le indicazioni emerse a Rio de Janeiro nel 1992 durante la Conferenza sull’Ambiente e sullo Sviluppo. In quell’occasione, il tema della montagna riusc ad occupare l’intero Capitolo 13 dell’Agenda 21, con numerose disposizioni riguardanti lo sviluppo sostenibile della montagna. Anche quanto proposto nel corso della conferenza, svoltasi nel 1996 nel Kyrgyzistan, Mountain Research Challenges for the 21 Century, apriva le porte a nuove iniziative dal respiro internazionale.
    Nel 2000 stato costituito il Comitato Italiano, presieduto dall’on. Luciano Caveri. Il primo obiettivo che si vuole raggiungere durante l’anno in corso, un po’ in tutto il mondo, consiste nella promozione, la conservazione e lo sviluppo sostenibile delle regioni di montagna, assicurando alle comunit montane e alle popolazioni di pianura un nuovo benessere.
    Ma, sebbene le intenzioni appaiano ottime, meno chiari sono alcuni concetti basilari. Che cos’, ad esempio, lo sviluppo sostenibile?Nel rapporto della Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo, Il nostro futuro comune, lo sviluppo sostenibile definito come sviluppo che risponde alle necessit attuali senza compromettere la capacit delle generazioni future a soddisfare le proprie necessit.
    Altra definizione usata comunemente, e accettata dalle tre maggiori organizzazioni internazionali che lavorano nel settore, quella di sviluppo che migliora la qualit della vita rispettando la capacit di sopravvivenza della Terra.
    Tutto questo ha senso quando si parla di montagne, ambienti molto fragili, soggetti a condizioni climatiche sfavorevoli e difficili, disastri naturali, caratterizzati da suoli poveri e superficiali, la cui erosione favorita dalle pendenze. La formazione del terreno e la crescita vegetativa sono rallentate dalle basse temperature. Una volta danneggiati i terreni o la vegetazione delle zone di montagna, il processo pu essere irreversibile o richiedere tempi di recupero molto lunghi.
    In senso lato, la strategia dello sviluppo sostenibile mira a promuovere armonia tra esseri umani e natura, fra umanit e i suoi stessi componenti, poich chiaro
    a tutti i Paesi che prima di poter rivolgere le proprie attenzioni alla conservazione della specie e del pianeta, deve esserci una condizione di vita quanto meno pacifica e dignitosa. Per questo l’Italia, come molti altri Paesi, ha sottolineato che il rispetto, la crescita e la valorizzazione delle montagne non pu prescindere da un sistema di pace e di pacifica convivenza.
    Il Comitato Italiano per l’AIM, che vede il Dipartimento per gli Affari Regionali lavorare al suo fianco in prima linea con i progetti sviluppati su tutto il territorio, vorrebbe formare una nuova visione trasversale della montagna: rappresentare e tutelare la vita e la cultura di tutte le popolazioni di montagna, con particolare attenzione all’arco alpino e al bacino del mediterraneo. Inoltre, vorrebbe promuovere lo sviluppo sostenibile delle regioni di montagna nelle Alpi, lungo tutto l’Appennino e nelle isole.
    Un tavolo tecnico governativo, convocato il 27 marzo 2002, ha visto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi delegare il ministro La Loggia a esercitare le funzioni di coordinamento delle azioni governative dirette alla salvaguardia e alla valorizzazione delle zone montane (di cui alla legge 31/1/94 n97).
    Queste dovrebbero essere promosse e coordinate anche in base ai lavori dell’Osservatorio istituito presso la stessa presidenza del Consiglio dei ministri, che avr come compito principale quello di verificare l’effettivo stato di applicazione della normativa in materia di sviluppo delle zone montane, anche in coordinamento con la politica dell’Unione Europea per le zone montane, e di studiare eventuali misure volte a favorire lo sviluppo delle predette zone nonch a prorogare eventuali riforme.
    Quasi met della parte terrestre del nostro pianeta formata da una superficie che si trova al di sopra dei 500 metri di altitudine. Per l’esattezza, il 48 della Terra collinosa, il 27 della superficie terrestre si trova al di sopra dei 1000 metri, l’11 sta sopra i 2000 metri e, parlando di persone, il 10 della popolazione mondiale vive in montagna. Vale la pena occuparsene.
    La catena degli Appennini, che unisce il mar Mediterraneo con le Alpi, lunga 1.200 chilometri. L’intero sviluppo dell’arco Alpino, invece, copre un’area di 191 mila chilometri quadrati, interessa 7 nazioni, 43 regioni, 8200 comuni e quasi 14 milioni di persone, oltre a un elevatissimo numero di imprese.
    In Italia, come ovunque nel mondo, le montagne rappresentano una risorsa fondamentale per il nostro ecosistema, con valori di assoluta rilevanza per tutto ci che riguarda le riserve idriche, energetiche, le ricchezze minerarie fino alla produzione agro alimentare e alla biodiversit di flora e fauna.
    Sul territorio italiano montano vivono e lavorano 12 milioni di persone; trovano sede 4202 comuni, 360 comunit montane, migliaia di localit turistiche che vedono ogni anno circa 50 milioni di turisti. Ancora qualche numero: le piante endemiche, ovvero tipiche del paesaggio alpino, sono solo 350, mentre le specie animali che ne costituiscono la fauna sono 20 mila.
    Per tutte queste ragioni il 4 luglio il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi si incontrato sul Gran Sasso con il ministro dell’Agricoltura Alemanno, il ministro dell’Ambiente Mattioli e il senatore La Loggia, a cui stata conferita la delega per le montagne. Si tratta di una delega, va ricordato, che Prodi cre nel corso del suo primo mandato e che per oltre cinque anni rimase inutilizzata. Per la prima volta, in virt del suo mandato l’on. La Loggia intende presentare delle nuove leggi che andranno a riformare la 97/94, con competenze ampie. Soprattutto, c’ l’impegno di creare la vera definizione sul tema cos’ la montagna.
    Perch, a quanto pare, solo con una definizione che non lasci ombre di dubbi, poi possibile costruirvi attorno dei progetti validi e inconfutabili.
    Finalmente l’Italia, che ha brillato per la totale assenza dai gruppi internazionali che si occupano di montagna da vari anni, avr finalmente voce in capitolo e sar portavoce di iniziative, idee, proposte e concreti programmi.
    L’incontro del 13 giugno 2002 sull’AIM, svoltosi durante il corso del Congresso della FAO a Roma a fianco delle discussioni ufficiali, durato due ore e mezza ed stato in assoluto l’evento pi seguito. Ha prodotto un documento, firmato da 18 Paesi, tra cui Francia, Austria, Svizzera, Bolivia e Per, che decreta l’assoluta importanza delle montagne per il sistema della vita terrestre, e che definisce Roma nuova seconda sede del Focus Group, dopo quella di New York.
    Johannesburg, che ha organizzato un Congresso Mondiale dal 26 agosto al 4 settembre sullo sviluppo sostenibile (10 anni dopo Rio), si offerta di raccogliere sul proprio territorio i 68 comitati nazionali per la salvaguardia delle montagne e le rappresentanze delle Nazioni Unite con i loro esperti e i due Focus Group, con stesura di piattaforme. Ricordiamo che il rappresentante italiano alle Nazioni Unite l’ambasciatore Vento, che da tempo si muove in prima linea sugli argomenti ambientali e sul rispetto delle montagne del mondo.
    Un 2 Incontro Mondiale dei Popoli delle Montagne si terr a Quito, in Ecuador, dal 20 al 24 settembre. Tema del convegno: consentire alle popolazioni montane una migliore padronanza dei loro destini e delle loro scelte. Scopo dell’incontro la sottoscrizione della Carta delle Montagne.
    Dal 29 ottobre al 1 novembre l’ultimo grande evento dell’Anno Internazionale della Montagna, il Global Mountain Summit’, si svolger a Bishkek, nel Kyrgyzistan, e avr la conclusione in dicembre, a New York.
    Decine e decine sono state le manifestazioni promosse allo scopo di valorizzare in qualsiasi modo la realt di territori e popoli che hanno il diritto di mant
    enere in vita la propria diversit, attraverso la cultura, le tradizioni, i costumi e perfino i gusti alimentari e le abitudini religiose, le credenze, la salute. E’ giusto coltivare la differenza tra uomini e donne nel rispetto del vivere umano e nel rispetto del vivere animale e vegetale. Quando tutto questo sar diventato un codice di comportamento abituale, in cui il rispetto e la dignit di tutti non sar mai messa neppure in discussione, sicuramente staremo vivendo in un mondo migliore.