Qualche considerazione sul CISA

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    di Cesare Di Dato

    Il convegno di Imperia ha registrato un leggero incremento sia dei partecipanti sia delle testate presenti: se si considera che la località è eccentrica rispetto la dislocazione delle altre sezioni, il risultato è soddisfacente. Ma il vero successo risiede nella presenza dei giovani alpini che hanno affiancato i direttori di alcune testate e di quelli che sono intervenuti in rappresentanza dei quattro raggruppamenti.

    Segno che la fiducia in essi riposta dal presidente Perona è risultata vincente. Altro segnale positivo, gli interventi dei partecipanti, numerosi come a Imola. Con la differenza che, diversamente da Imola e dagli altri CISA, essi hanno tutti trattato argomenti strettamente attinenti all’agenda dei lavori senza voli pindarici e senza sconfinamenti. Merito anche del presidente del convegno, Adriano Rocci, che ha fissato in tre minuti il tempo massimo di ogni intervento, il che ha giovato alla snellezza della comunicazione.

    Qualcuno ha mugugnato (eravamo in Liguria: gli era concesso per Statuto) contro questa norma che è una novità per i CISA, ma si deve riconoscere che ne ha guadagnato l’interesse degli ascoltatori. A questo proposito penso che nel prossimo convegno, organizzato dalla sezione di Pisa Lucca Livorno, undicesimo della serie, l’esperimento dovrà essere confermato, eventualmente portando a cinque i minuti a disposizione di ciascuno.

    Se ne parlerà a suo tempo in Comitato di direzione. Senza voler togliere spazio al caporedattore Basile che ha scritto la cronaca dell’incontro, tra gli interventi cito: Driussi (Fuarce Cividat): fornirà a L’Alpino notizie e informazioni sull’attività della nostra Protezione Civile; Burresi (L’alpin de Trieste): sottolinea l’ enormità della legge che ha depenalizzato il reato di vilipendio al Tricolore invitando tutti a parlarne; Eboli (Abruzzi): auspica una più stretta collaborazione editoriale con il CAI; Marian (Treviso): invita ad andare a caccia della notizia invece che attenderla; Brunello (Bassano), vicepresidente vicario: parla delle testate delle sezioni all’estero dalle quali coglie un messaggio di italianità che fa forte l’Associazione; Gerola (Trento): mette in guardia sulla pubblicazione di articoli che trattino argomenti fuori dall’ambito alpino, con il pericolo di lasciare in mano a giornalisti inesperti argomenti di scottante attualità, che non vanno trattati con leggerezza; Raucci (e con lui chi scrive): è della tesi opposta, cioè che le nostre testate debbano elevarsi uscendo dai rigidi schemi alpini più o meno rievocativi per trattare i grandi avvenimenti del mondo; Agostini, un giovane alpino affiancato al direttore de L’Alpin de Trieste : ha parlato dei suoi coetanei invitando a farsi promotori di azioni incisive nei loro riguardi; con lui si schierano il presidente di Varese, Bertolasi, che invita ad andare nelle scuole, Canali (Parmalpina) giornalista alpino delle ultime leve che vede di buon occhio l’affiancamento di un giovane al direttore di testata e infine Furia (Lo scarpone orobico) che ritiene ottima propaganda il donare il Tricolore alle scuole e il distribuire opuscoli illustrativi tra gli scolari.

    Questi sono solo una parte degli interventi: gli stimoli e gli stimolatori non mancano; per questo posso dire, con intima soddisfazione, che il CISA è definitivamente decollato ed è diventato uno dei più importanti appuntamenti dell’anno alpino. Siamo giunti alla decima edizione. La strada dell’alpinità è in continuo rinnovamento. La prossima decade di convegni che inizierà in terra toscana, sarà il consolidamento delle nostre testate alpine che, non dimentichiamolo, con 159 periodici, costituisce un fenomeno probabilmente senza uguali al mondo. Facciamo di tutto, perciò, per renderlo sempre più vivace e battagliero.