CADORE Ricordato il maggiore Fausto De Zolt a cinquant'anni dalla scomparsa

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    Nella chiesa parrocchiale di Campolongo di Cadore, la sezione Cadore con il gruppo alpini locale ha ricordato, con una S. Messa il cinquantenario della scomparsa del maggiore alpino Fausto De Zolt. Erano presenti il presidente della Regola di Campolongo di Cadore, Ruggero Grandelis, i nipoti di De Zolt, i gruppi alpini con gagliardetto di Campolongo di Cadore, Costalta di Cadore, San Pietro di Cadore e Santo Stefano di Cadore.

    Al termine della S. Messa, è intervenuto il capogruppo Mario Roberto per un breve cenno storico commemorativo, concludendo con la recita della Preghiera dell’Alpino. È seguita l’esibizione delle squadre di Soccorso Alpino della vallata, che hanno scalato a corda il campanile della chiesa del paese. Fausto De Zolt nacque a Campolongo di Cadore il 16 novembre 1888.

    Laureato in ingegneria civile nel 1912 fu chiamato alle armi presso il 58º reggimento fanteria e quale allievo ufficiale fu trasferito al 6º Alpini. Il 29 giugno 1915 il generale Augusto Fabbri ordinò di collocare un grande faro nella zona di Lavaredo, per supportare un’azione di conquista delle posizioni austriache di forcella Toblin. Venne interpellato il tenente Antonio Berti, della 267ª compagnia alpini, che indicò senza esitare la Cima Grande come luogo più idoneo alla collocazione del potente riflettore. L’operazione, complessa e rischiosa, venne condotta dal tenente Fausto De Zolt comandante della 75ª compagnia del btg. Cadore (7º rgt.), con l’aiuto di soldati del Genio.

    Vennero attrezzati 500 metri di parete con scale, corde e carrucole per il sollevamento dei materiali; il faro aveva un diametro di 90 centimetri e venne collegato con una linea elettrica ad un gruppo elettrogeno alimentato da un motore Fiat da 24 HP, sistemato 200 metri sotto la vetta, in caverna. L’ardita operazione durò tre settimane e si concluse il 25 luglio 1915, senza la perdita di neanche un uomo.

    Il faro venne benedetto dal cappellano militare Pietro Zangrando durante una Messa celebrata a quota 3.000. Poco sotto la vetta venne sistemato anche un cannone da 65, al comando del tenente Barbieri. L’attacco venne condotto dai battaglioni Cadore e Val Piave nella notte del 14 agosto e, con il supporto del faro che abbagliò improvvisamente gli austriaci, portò alla conquista della zona del rifugio Tre Cime, gestito dal leggendario alpinista Sepp Innerkofler, caduto durante un’azione austriaca di conquista del monte Paterno. Al posto del rifugio distrutto venne in seguito ricostruito il rifugio Locatelli, attualmente di proprietà del C.A.I. di Padova.

    Vinicio Fantin