Presente!

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    Capita purtroppo di partecipare al funerale di un alpino, come ultimo saluto laico seguito solitamente alla cerimonia religiosa, il Capogruppo o chi per lui chiama ad alta voce, accanto agli alpini schierati, il nome di colui che è “andato avanti”. Tutti rispondono all’unisono “presente”. Non nascondo che un nodo alla gola ed un brivido di commozione mi coinvolge in questa circostanza. Ho voluto approfondire l’origine del termine “presente”, che appare anche e ripetutamente sui 22 gradoni del monumentale sacrario di Redipuglia. Secondo quanto citato su Wikipedia, il termine si rifà al rito d’appello dello squadrismo ove il capo delle squadre gridava il nome del camerata defunto e la folla inginocchiata rispondeva con il grido “presente”. Se questa è l’origine, volevo capire se è lecito utilizzare questo cerimoniale senza il rischio di essere tacciati di “rigurgito fascista” o se la prassi è già stata sdoganata da tempo grazie a qualche più nobile origine.

    Gianni Longo, Gruppo di Arese, Sezione Milano

    Caro Gianni, se usassimo sempre questa logica andrebbe a finire che non mangiamo più le mele, per via di Adamo ed Eva e dell’uso che fecero di questo frutto. Dire presente significa che quella persona vive nel nostro ricordo e nel nostro affetto. E questo è davvero molto bello e basta da solo a seppellire interpretazioni che non ci appartengono affatto.