Politica e cappello

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    Mi riferisco alla lettera di Armando Bernardi e alla risposta che lei ha dato nel mensile di novembre a pag. 5, intitolato “Fuori la politica dall’Ana”. Ritengo che entrambe le scritture siano pienamente condivisibili, presi singolarmente, ma non risolventi il problema; a mio parere tale conflitto è determinato dal comportamento di alcuni alpini che partecipano a manifestazioni politiche indossando il cappello d’alpino. Ogni alpino ha una sua convinzione politica e come tale deve rimanere nell’ambito personale. Quando un politico (dal consigliere di quartiere in su) viene invitato ad una cerimonia pubblica (anche se organizzata dagli alpini) egli rappresenta l’intera comunità composta da cittadini di ogni tendenza politica. Mentre è disdicevole il contrario; perché portando il cappello, risulta esplicita la sua convivenza con i valori espressi dal politico, e se il numero è elevato, può essere interpretato come pensiero condiviso dall’Ana. A mio avviso, compito della nostra Associazione, è quello di invitare (per non dire proibire) gli alpini ad un uso corretto del cappello, lasciando ai politici l’uso scorretto di simboli che, in taluni casi, non appartengono loro.

    Tiziano Griguolo, Vittorio Veneto (Treviso)

    Caro amico, se un tempo pensavo che in qualche alpino ci potesse essere una certa sprovveduta ingenuità, oggi questo non è più accettabile. Chi davvero è alpino nell’animo e vuol bene alla propria famiglia alpina non può prestarsi a giochini di immagine e di palese simpatia verso i partiti, sapendo bene di causare una evidente lacerazione al Corpo stesso cui appartiene.