Le armi della difesa

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    Nella lettera “La Preghiera dell’Alpino” del numero di novembre a firma di don Loris Cena c’è una frase: “Mentre la religione cattolica condanna la guerra”. Ora la frase non è di suo sbagliata, ma è incompleta. Perché la Chiesa Cattolica permette la guerra come legittima difesa contro l’ingiusto aggressore a determinate condizioni: dal Catechismo della Chiesa Cattolica. La guerra condannata è quella fatta dall’ingiusto aggressore come il Regno di Sardegna contro lo stato Pontificio nel 1860 e 1870. La legittima difesa, oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri. La difesa del bene comune esige che si ponga l’ingiusto aggressore in stato di non nuocere. A questo titolo, i legittimi detentori dell’autorità hanno il diritto di usare anche le armi per respingere gli aggressori della comunità civile affidata alla loro responsabilità (art. 2.265 Catechismo della Chiesa Cattolica). Inoltre rivendicare l’obiezione di coscienza per evitare il servizio militare è in contrasto con la morale cattolica. I pubblici poteri, in questo caso, hanno il diritto e il dovere di imporre ai cittadini gli obblighi necessari alla difesa nazionale. Coloro che si dedicano al servizio della Patria nella vita militare sono servitori della sicurezza e della libertà dei popoli. Se rettamente adempiono il loro dovere, concorrono veramente al bene comune della nazione e al mantenimento della pace (art. 2.310 Catechismo della Chiesa Cattolica).

    Dino Zuccherini, Padova

    Grazie caro amico di queste tue riflessioni, che per ragioni di spazio ho dovuto mutilare. Ma te ne sono grato, perché penso che possano essere di qualche utilità a qualche prelato che legge poco o non conosce l’esistenza di questi principi esposti nel catechismo.