Perona: Una sola regola: il buonsenso alpino

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    Sarà perché il 13 porta fortuna, sarà, invece, per la professionalità acquisita dai responsabili delle nostre testate alpine, il Convegno itinerante della stampa alpina svolto nella bella Verona, è stato largamente positivo. Ha certamente giocato il tema di fondo dei lavori: la responsabilità nella stampa alpina; ed in un momento di difficile transizione e di grande incertezza sociale qual è quello che stiamo attraversando, una richiesta di ribadire l’assunzione delle nostre responsabilità ha dato immediata e piena adesione. Lo si è sentito sin dalle relazioni introduttive, comune tema di fondo, compreso il saluto di Bruno Gazzola che in qualità di presidente del Comitato di direzione de L’Alpino ha presieduto i lavori del convegno.

    Allo stesso tavolo erano seduti il vice presidente nazionale vicario Marco Valditara (che ha degnamente sostituito il presidente nazionale fino all’arrivo di questi da Asiago), il generale Federico Bonato, comandante della brigata alpina Taurinense, in rappresentanza del comandante delle Truppe alpine generale di divisione Alberto Primicerj, il direttore de L’Alpino Vittorio Brunello e il presidente della sezione di Verona Ilario Peraro. In sala i vice presidenti nazionali Alessandro Rossi e Carlo Bionaz, il tesoriere e direttore generale Michele Casini e numerosi consiglieri nazionali e presidenti di Sezione. Erano rappresentate 60 testate, delle quali tre di gruppo e altrettante di sezioni all’estero, con 45 direttori.

    C’erano altre due presenze molto gradite, quella del generale di C.A. Armando Novelli, comandante del Comando delle Forze Terrestri dell’Esercito, già comandante delle Truppe alpine e il ten. col. Alessandro Cottone, capo dell’Ufficio pubblica informazione del comando di Bolzano, un amico prezioso e disponibile al quale il nostro giornale, ma anche tante altre testate alpine, ricorrono trovando sempre immediata e grande disponibilità. <! pagebreak >

    Il termine responsabilità nella stampa alpina’ ha spiegato Gazzola ha un suo preciso significato: l’occasione per tutti i partecipanti di poter liberamente dibattere dei nostri problemi, in una tribuna nella quale ciascuno può portare le proprie esperienze ed esprimere anche le proprie perplessità e dubbi, cercando di ottenere risposte nel confronto con gli altri . Gazzola ha quindi individuato nuove modalità del programma del convegno: dedicare il pomeriggio di sabato alle relazioni tecniche’ e riservare tutta la mattinata della domenica agli interventi dei convegnisti. Se questa formula darà i risultati sperati ha continuato Gazzola è nostra intenzione svolgere questi nostri incontri in un lasso di tempo maggiore, almeno un giorno e mezzo (e non due sole mezze giornate, come ora, n.d.r.) e formare dei gruppi di lavoro che trattino le varie tematiche comunicando quindi i risultati nel corso del convegno per essere discussi .

    Ha auspicato che quanto prima siano conclusi i lavori di ristrutturazione e ammodernamento del Soggiorno alpino ANA di Costalovara, (Bolzano) che potrà ospitare non solo il nostro convegno ma tante altre attività associative. Per intanto (ma dovrebbe, nelle previsioni, essere l’ultimo itinerante) è stata accettata la proposta della sezione di Conegliano di svolgere in questa città il Cisa del prossimo anno. Gazzola ha concluso illustrando l’attività del Comitato di Direzione che comprende anche i consiglieri nazionali Baiesi, Balleri, Bertarini, Bertino, Geronazzo ed il direttore de L’Alpino Vittorio Brunello.

    Gazzola ha anche spiegato la funzione e l’attività del Comitato di direzione che, su decisione del CDN, presiede. È quella di indirizzare l’attività e la linea editoriale del giornale. In stretta collaborazione con il direttore, ci si confronta su come migliorare il nostro mensile, nella forma e nei contenuti, dando inoltre sempre maggiore spazio alle opinioni dei nostri lettori. Particolare attenzione è stata dedicata ai tempi di spedizione e consegna de L’Alpino ha proseguito Abbiamo rilevato ritardi inaccettabili a fronte degli sforzi della redazione per mandare alle stampe il giornale entro la fine del mese.

    Dopo precisi interventi, i primi sondaggi segnalano l’avvenuta consegna entro dieci giorni . Un altro obiettivo è l’incremento delle pagine del mensile: Stiamo lavorando per raggiungere questo obiettivo, anche se l’attuale contingenza non ci facilita in queste nostre aspettative . <! pagebreak > È stata poi la volta del presidente della sezione di Verona, Ilario Peraro, che ha portato il saluto degli alpini della sua Sezione ed augurato buon lavoro a tutti. L’applauso che è seguito alle sua brevi parole ha testimoniato anche la riconoscenza per l’ottima organizzazione del convegno, i cui lavori si sono svolti nella sede dell’istituto dei Salesiani, mentre al Castello, sede del Circolo Ufficiali di presidio, i delegati hanno consumato i pasti, compresa la cena del sabato sera. Il generale di C.A. Armando Novelli, comandante delle Forze terrestri, ha quindi portato il saluto di tutti i militari che fanno capo al Comfoter e in particolare di tutti coloro che sono impegnati all’estero.

    Entrando poi in argomento, ha sottolineato la necessità del confronto fra direttori delle testate e l’importanza del ruolo del mensile nazionale quale organo di collegamento fra tutti gli iscritti e delle altre testate alpine che si rivolgono a un pubblico altissimo di iscritti. Persone che vogliono leggere certe notizie che riguardano un mondo particolare, nel quale hanno vissuto ed al quale si sentono molto vicini. Ho un’esperienza personale che va in questa direzione ha continuato Novelli Mio padre era alpino; ebbene, negli ultimi periodi della sua vita l’unico giornale che lui conservava e che teneva sempre vicino era L’Alpino , ha soggiunto il generale, dopo un momento di commozione dovuta al ricordo del genitore, subito rincuorato da uno spontaneo applauso degli alpini in sala. Ecco, credo che questo dia l’idea di quello che questo vostro mensile rappresenta per tutte quelle persone che hanno portato la penna e che sono legate a questo mondo proprio attraverso L’Alpino .

    Il gen. Novelli ha ringraziato tutti i nostri giornali per l’attenzione con la quale è seguita l’attività dei nostri alpini all’estero. Vorrei che questa attenzione continuasse , ed ha spiegato che ci sarà in futuro una turnazione delle brigate fra le varie unità dell’intero esercito. Al suo rientro, la brigata Julia sarà sostituita dalla brigata Folgore, e quindi la brigata Sassari e solo dopo la Taurinense e quindi ancora la Julia. In Afghanistan in particolare, ma anche in Libano, i nostri militari sono sottoposti a stress che sarebbero insostenibili con turnazioni a breve scadenza , ha spiegato Novelli, di qui la necessità di impiegare anche altri reparti la cui attività, si è augurato il generale, dovrebbe essere seguita dalla nostra stampa con la stessa attenzione di sempre. Ed ha concluso dicendo che l’ufficio stampa del Comfoter è a disposizione per fornire informazioni e contatti con i reparti in missione e segnalato il sito della rete informatica del comando: casezpipr@comfoter.esercito.difesa.it oltre all’Ufficio Pubblica Informazione del Comando Truppe alpine, comandato dal ten. col. Alessandro Cottone, che ha partecipato alla due giorni del convegno.

    Infine una nota dolente. Il generale ha parlato della presenza di reparti alpini alle nostre manifestazioni sezionali. Sono concorsi che costano al comando Truppe alpine, anche se le spese relative a queste presenze vengono coperte dalla singola Sezione, perché vengono versate all’Amministrazione militare e non al reparto che ha svolto il servizio che deve contribuire comunque direttamente. E q
    uesto, purtroppo, molto spesso e sempre di più non lo potremo fare , ha concluso con evidente rammarico Novelli. Il vice presidente vicario Marco Valditara ha portato il saluto del presidente Perona e assicurato al gen. Novelli il sostegno dei nostri giornali sezionali e di gruppo che confermano la volontà di fedeltà alle nostre radici ma anche, sicuramente, la vicinanza alle nostre Forze Armate.

    Il gen. Cesare Di Dato, già direttore de L’Alpino, ha quindi ha parlato del libro sulla storia degli ultimi 16 anni dell’ANA (fino al 3 novembre 2008, mentre il primo volume parte dalla nascita, n.d.r.) che sarà presentato nel luglio di quest’anno ad Asiago in occasione del pellegrinaggio sull’Ortigara. Il titolo sarà Associazione Nazionale Alpini In marcia nel nuovo Millennio, questo per significare il dinamismo che caratterizza l’ANA. Di Dato, in collaborazione con la commissione delegata alla redazione del libro, ha lavorato con grande passione quasi due anni. Il volume che sarà edito dalla Mursia, riporta anche brevi interventi di collaboratori. Si differenzia dal primo perché, grazie ad una felice intuizione, non è una semplice cronistoria ma un testo di consultazione, più enciclopedia che romanzo che si svolge in 253 capitoli raggruppati in due parti: la storia dell’ANA nel periodo considerato, e infine le attività specifiche dell’Associazione, arricchita di interventi di nostri associati ed esperti ed un prezioso indice analitico. <! pagebreak > Entro aprile ha spiegato Di Dato sarà inviata una informativa alle sezioni e ai gruppi, una breve presentazione del volume sarà fatta anche all’Adunata di Latina e infine la presentazione ufficiale avverrà l’11 luglio ad Asiago, nell’ambito delle cerimonie del pellegrinaggio sull’Ortigara, un evento, come ha ribadito il vice presidente vicario Valditara, dal duplice significato visto che l’8 luglio di 90 anni fa nacque la nostra Associazione.

    Don Bruno Fasani, direttore del periodico Il Montebaldo , della Sezione di Verona, ha portato la sua testimonianza quale direttore di testata sezionale. Il suo intervento, da prete, da alpino vero (quindici mesi di naja prima ad Aosta e poi a Merano) e da oltre vent’anni giornalista professionista della carta stampata e della televisione . Fugati i sospetti di una clericalizzazione del giornale sezionale, don Bruno è entrato subito nel cuore del convegno parlando di professionalità. Quando si è dei professionisti seri non si corre mai il pericolo né della faziosità né di un timbro particolare . Ed ha continuato dicendosi orgoglioso di tutta la stampa alpina, che ha ancora il gusto della verità: dei fatti, perché quello che racconta è vero; e il gusto della verità intesa come il buon senso della gente, il gusto per il bene . C’è infatti un’opinione pubblica e un’opinione comune: la prima è di chi ha il potere di usare i mezzi di comunicazione, avendo alle spalle interessi nascosti, l’opinione comune invece sente il profumo delle cose autentiche, della gente. Ecco, credo che la stampa alpina, ha anche il gusto della verità .

    Ha poi parlato del gruppo di redazione , che funziona quando c’è spirito di Corpo e quando ci sono persone competenti e professionali. Le insidie non mancano, per esempio la trasformazione del giornale in semplice notiziario di cronache pur vere ma condizionate dal narcisismo di taluni, mentre invece la notizia dovrebbe interessare un pubblico più vasto se non si vuole correre il rischio di trasformare il giornale in periodico informativo. Credo invece che quando facciamo un periodico dovremmo avere un’attenzione alla vita della sezione ma evitare di trasformarlo in bollettino che interessa soltanto a pochi .

    Infine don Bruno si è posto una domanda: oggi i nostri periodici non devono forse tornare a formare una coscienza condivisa?Uno dei grandi drammi del nostro tempo è lo scollamento della memoria non soltanto tra generazioni, ma anche fra individui della stessa generazione. Perché oggi si sta acuendo in maniera forte l’idea che ciascuno deve avere un proprio punto di vista che sta portando a uno scollamento delle coscienze all’interno del paese. Ed ha continuato dopo aver citato un aneddoto ebraico affermando che si diventa un popolo quando si condivide, e non solo l’emotività del noi siamo alpini , perché nella società in cui viviamo è importante ricreare come alpini un collante nel tessuto sociale anche in qualche maniera identificandoci in valori condivisi. Allora un periodico alpino non può solo fare della cronaca sui fatti. Un giornale alpino deve far pensare, sui fatti della società del nostro tempo e possibilmente creare una coscienza comune .

    Sfuggendo alla logica di un bipolarismo politico che ci vorrebbe schierati, non vogliamo neanche essere condizionati da logiche e individualismi culturali secondo i quali, per non dare fastidio a nessuno, non dovremmo pensare a nulla. Perché questo è il rischio: che noi oggi, per non dare fastidio a nessuno, ci chiudiamo nella nicchia della nostra solitudine. Rilanciamo dunque l’idea di un sito on line in cui i pensieri, le riflessioni, i dibattiti sui temi di attualità passino un po’ in tutte le nostre testate. Abbiamo anche un contributo di coscienza da portare . Ci scusino i nostri lettori se ci siamo dilungati sull’intervento del direttore de Il Montebaldo , ma ci è sembrata, la sua, una relazione degna di riflessione; ha affrontato al meglio il tema del convegno e le necessità del momento che stiamo attraversando e che non possiamo ignorare.

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    Giangaspare Basile, caporedattore de L’Alpino, ha parlato della necessità che i direttori dei giornali sezionali si trasformino anche in altrettanti corrispondenti de L’Alpino per arricchire in quantità e varietà le notizie che affluiscono al mensile nazionale. Quanto alle fotografie degli avvenimenti, non sempre vengono inviate tempestivamente e sono di qualità tale da essere pubblicate: è necessario che chi organizza gli avvenimenti provveda che ci sia un adeguato servizio fotografico. Parlando della rubrica Sfogliando i nostri giornali , ha esaltato la ricchezza di contenuti della stampa alpina e lo sfondo comune dal quale emerge l’anima stessa dell’Associazione.

    Proprio per questo, ha soggiunto, sarebbe opportuno uscire dal castello delle nostre confortanti certezze per dare uno sguardo anche a quanto avviene nella società in cui viviamo, tracciando linee guida di valori condivisi. Ed ha messo in guardia dal pericolo di considerare il giornale una cosa propria: I giornali non sono mai di chi li fa, perché devono essere la voce degli alpini e hanno delle regole. La critica ha concluso è importante e perfino necessaria, ma dev’essere sempre costruttiva e non avere mai né note stonate né fini estranei allo spirito della nostra Associazione .

    Oltre alla responsabilità nella stampa alpina c’è anche quella nella protezione civile dei nostri volontari. L’argomento è stato trattato da Fabrizio Balleri, presidente della Commissione Legale ANA, il quale ha ricordato il decreto nr. 81 del 2008 che equipara anche i volontari, che formalmente non sono alle dipendenze di alcuna azienda, al lavoro nero. Verrebbero dunque ritenute illegittime, per esempio, il milione e mezzo di ore di volontariato svolte l’anno scorso dai nostri volontari, con la conseguenza che in futuro sarebbe difficile svolgere attività di Protezione civile senza caricare capigruppo e presidenti di sezione di responsabilità pesantissime. Fortunatamente, ha continuato Balleri, il 28 febbraio il cosiddetto decreto Mille Proroghe pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale riconosce alle associazioni di volontariato la facoltà di continuare la loro attività fino al marzo 2010.

    Balleri ha dunque sollecitato i direttori delle testate alpine a scrivere che i nostri volontari vogliono continuare a fare quello che hanno sempre fatto, e cioè interventi sempre di grande valore morale e umanitario, perché i nostri giornali vengono letti e possono fare pressioni sui politici. Su questo argomento Balleri ha annunciato che il presidente nazionale Corrado Perona ha scritto una lettera sia al presidente del Consiglio che al ministro Sacconi affinché venga modificata questa disciplina, sulla quale gli stessi governatori del Triveneto hanno espresso dubbi di legittimità. Del resto, la cronaca tragica di questi giorni sul terremoto che ha devastato l’Abruzzo dimostra ancora una volta quanto sia indispensabile l’opera dei nostri volontari di Protezione civile.

    Un intervento straordinario è stato quello di monsignor Angelo Bazzari, presidente della Fondazione Don Gnocchi, accompagnato dal responsabile della comunicazione della Fondazione, Emanuele Brambilla. Straordinario perché imprevisto, non certo perché mons. Bazzari non sia di casa, anzi la sua presenza è stata sottolineata con un grande applauso. Ci unisce un patrimonio di valori, espressi appieno da don Gnocchi, per i quali ha detto monsignor Bazzari sorridendo la beatificazione potrebbe sembrare un declassamento, essendo don Gnocchi considerato da tutti già santo da un pezzo.

    Era uno di voi ha continuato con voi ha imparato ad essere anche un autentico uomo. Noi, come fondazione che ne abbiamo ereditato il nome, ma anche spero i contenuti cerchiamo di declinare i bisogni dell’uomo di oggi che si manifestano nel percorso della patologia e nella malattia, con la ricerca, la formazione, la solidarietà internazionale e una presenza capillare e significativa in tutto il Paese. Siamo ormai una grande realtà, con oltre quattromila dipendenti, 3.700 posti letto per gli stati vegetativi, su quella frontiera della vita sulla quale anche voi alpini esprimete solidarietà . Ed ha invitato tutti per il 25 ottobre in piazza Duomo, a Milano, per la celebrazione della beatificazione di don Gnocchi, un gigante della carità .

    A sua volta Brambilla ha distribuito ai direttori una cartella stampa con un CD con tante informazioni, interviste, interventi vari, foto e un documentario realizzato per la Pro Juventute sui mutilatini, che potranno essere molto utili ai nostri giornali e l’indirizzo e mail dell’ufficio stampa: ufficiostampa@dongnocchi.it.

    Riprendendo le parole di monsignor Bazzari, il vice presidente vicario Valditara ha annunciato che la nostra Associazione sarà presente in forma massiccia e solenne alla cerimonia del 25 ottobre a Milano e ha comunicato che la riunione dei presidenti di sezione prevista per questa data è conseguentemente spostata a data che sarà tempestivamente comunicata.

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    Parlando all’inizio della seconda parte del pomeriggio, il generale Bonato, comandante della Taurinense, ha portato i saluti del generale Primicerj comandante delle Truppe alpine e illustrato la posizione dei nostri reparti alpini in ordine alle missioni di pace, in special modo in Afghanistan. Ma ora è tutto cambiato ha proseguito il generale Se prima l’avvicendamento era a livello di reggimento ed era fattibile una rotazione con turni assorbibili anche in termini di stress per chi si deve muovere giorno e notte, oggi mantenere due intere brigate, su base del comando brigata e tre reggimenti per lunghi mesi, non lo è più .

    Quindi ha annunciato che il cambio alla Julia a Herat sarà dato dalla brigata Folgore e dopo il rientro della Taurinense, attualmente a Kabul, ci sarà un’altra brigata di fanteria. La rotazione comprenderà altre brigate, fino al ritorno delle due brigate alpine , ha concluso Bonato. Dopo la lettura, da parte del presidente del convegno Gazzola, di un messaggio inviato da Bruno Roncarati, presidente della Sezione Gran Bretagna e direttore del giornale Pino l’Alpino , ha preso la parola Daniele Pellissetti (La più bela fameja Pordenone) che ha invitato la stampa alpina a impegnarsi per sensibilizzare l’opinione pubblica ai valori fondamentali, che in questo momento sembrano sopraffatti dall’indifferenza e dall’egoismo, anche sostenendo gli alpini che sono impegnati nelle missione all’estero.

    Dario Burresi (L’Alpin de Trieste) ha chiesto che i gruppi in visita alla foiba di Basovizza, prendano anticipatamente contatto con la sezione triestina, disponibile a collaborare. Paolo Montina (Alpin jo mame Udine) ha reso noto che il giornale della sua sezione pubblicherà la storia de L’Alpino la cui prima uscita avvenne a Udine il 24 agosto 1919 riscontrando identità di valori con quelli difesi dal mensile oggi, a fronte di sconcertanti analogie sociali. Antonio Raucci (Lo Scarpone Canavesano Ivrea) riferendosi al tema del convegno, ha inteso che la responsabilità (nella stampa alpina) è quella di scrivere cose non perfettamente in sintonia con la linea ufficiale dell’Associazione. Cosa che francamente non ho rilevato nella lettura dei nostri giornali, se non in misura fisiologica . Ed ha invitato quelli che ha definito teste pensanti’ della nostra Associazione a meglio definire la prospettiva che scaturisce dalla sostituzione dell’aggettivo apolitica con l’aggettivo apartitica, di cui allo Statuto .

    Quanto poi alle teste non pensanti’, avrebbero suggerito in passati convegni di lasciare la trattazione delle cose alte e nobili, agli adulti e a L’Alpino, mentre noi dei giornali sezionali e di gruppo dobbiamo accontentarci della cronachetta . Ha concluso ribadendo che urge a questo punto fissare dei paletti per precisare ciò che si deve intendere per associazione politica alpina . A Raucci ha subito replicato il vice presidente vicario Valditara per chiarire che quando si parla di sintonia con la linea ufficiale dell’ANA è chiaro che si parla della responsabilità che la stampa alpina ha nei confronti dei soci, intendendo che il dissenso è legittimo e va valutato positivamente se è corretto e puntuale, ma che c’è modo e modo per esprimerlo.

    In passato ci sono stati esempi non ortodossi della stampa sezionale, non tanto perché in disaccordo con affermazioni del presidente o della Sede nazionale nel suo complesso, ma per le modalità con cui questi pareri sono stati espressi. Inoltre, valutati localmente, questi dissensi possono essere equivocati, soprattutto se non si ha la possibilità di accertarne la consistenza. Il rischio è quello di diffondere informazioni, anche all’esterno dell’Associazione, che non corrispondono a verità: di qui la responsabilità dei direttori delle testate sezionali che lungi dal dover essere allineati e coperti su direttive della Direzione Nazionale devono riportare informazioni corrispondenti al vero. Ha infine chiarito che fare politica associativa, una politica che ribadisca i nostri valori, è sicuramente anche una scelta politica in senso lato, non certo partitica. Ma questo è noto a tutti .

    Giancarlo Borsetto (La nostra baita Svizzera) ha elogiato la rubrica de L’Alpino dedicata alle altre testate associative, auspicando un aumento dello spazio nel giornale, proposto un maggiore coinvolgimento dei giornali locali e una diretta radio dell’Adunata, in modo da rendere partecipi anche quanti non possono parteciparvi. Enzo Grosso (T cc’ n Biella) ha preso lo spunto sulla crisi mondiale destinata a modificare la vita di milioni di persone. Una crisi generalizzata che creerà conseguentemente nelle persone uno sbandamento, figlio della sfiducia. Qual è il ruolo della stampa alpina? si è chiesto Grosso. Dare massicce dosi di fiducia che noi usciremo da questa crisi: come i nostri vecchi, quand’erano in Russia e si chiedevano: torneremo a baita?Sì, torneremo!, era la rispost
    a che si davano .

    La stampa alpina dia quindi fiducia, è stato l’invito di Grosso. Dino Bridda (In Marcia Belluno) ha descritto come una informazione portata in modo distorto all’esterno possa dare adito a malintesi con la conseguenza di far pubblicare notizie del tutto false. Tutto ciò per ribadire che ci sono delle responsabilità in chi scrive sui nostri giornali e che i direttori di testata alpina devono essere in linea con le linee guida del CDN.

    Quando non lo sono più devono lasciare l’Associazione della quale, al momento dell’iscrizione, aveva accettato lo Statuto. Giovanni Camesasca (Il Transalpino Germania) ha individuato nella solidarietà, nel rispetto delle persone e dell’ambiente in cui si vive i valori che abbiamo il dovere di insegnare con interventi saggi dei nostri alpini nelle scuole e nell’uso assennato delle baite come luogo di aggregazione. Le Sezioni, con i relativi notiziari, dovrebbero diventare ha detto Camesasca importante strumento di trasmissione di valori .

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    Domenica mattina il convegno è ripreso con l’intervento del direttore de L’Alpino Vittorio Brunello il quale, dopo aver ringraziato i generali Novelli e Bonato per la loro presenza, il presidente della sezione di Verona Peraro per la scrupolosa organizzazione del Cisa e il presidente del convegno Gazzola per l’ottima conduzione, analizzando l’attuale momento internazionale, ha affermato che abbiamo la sensazione di non riscontrare linee condivise sul senso di responsabilità da parte di chi detiene gli strumenti del potere. Sul piano della quotidianità vediamo che i riferimenti su cui poggia il vivere sociale politica, finanza, scuola, famiglia denunciano segni preoccupanti di comportamenti al limite della responsabilità . Per contro, la famiglia alpina è per tante persone un riferimento di serietà, generosità attaccamento alla storia e alle migliori tradizioni della nostra terra.

    Ovunque ci sia una manifestazione di penne nere ha continuato c’è un concorso di gente che ci segue con simpatia, ammirazione e fiducia. Da qui nasce la necessità di riflettere sulla responsabilità che grava su chi si occupa della stampa con il logo dell’ANA . Responsabilità, ha spiegato Brunello, che significa autorevolezza, servizio, dovere, termini che suonano come un richiamo a riflettere se siamo sempre consapevoli dell’importanza dei nostri giornali, finanziati esclusivamente dai soci in linea con la credibilità dell’Associazione. E soprattutto se riusciamo a restare immuni da finalità estranee alla vita associativa , confondendo libertà con licenza. Le critiche motivate sono legittime e perfino necessarie, gli attacchi pretestuosi no, specialmente se generati da ambizioni deluse.

    Trovo inqualificabile che qualcuno utilizzi i soldi e il credito degli alpini per denigrarli . E ha parlato ancora di impegno a trasmettere con onestà intellettuale l’immagine veritiera dell’Associazione , mantenendoci sul sentiero della serietà sull’esempio che ci viene dalla grande tradizione del cappello che, con orgoglio, portiamo in testa .

    Il dibattito è continuato con l’intervento del col. Stefano Basset, Medaglia di Bronzo al Valor Militare, ferito durante una missione come osservatore ONU nel Sahara occidentale, direttore del Museo storico nazionale degli Alpini di Trento (sul Doss Trent), presentato dal gen. Bonato, che ne ha lodato il lavoro. Il col. Basset ne ha ricordato le origini: fu voluto dai reduci della Grande guerra accanto al Mausoleo di Battisti, dopo aver costruito la strada che da Trento porta al Doss. Ha invitato gli alpini a visitare questo loro museo, al quale si può ricorrere per ogni tipo di documentazione. Il museo vive se anche voi lo fate vivere , ha concluso l’ufficiale, proponendo che il museo svolga la funzione di centralità nella memoria storica, in sinergia con il nostro Centro Studi.

    Antonio Sulfaro, presidente nazionale dei volontari italiani ha ripresentato la sua proposta di invitare al Cisa i giornalisti e pubblicisti alpini che potrebbero diffondere la nostra immagine e le nostre idee sui media nazionali. Per Gianluca Marchesi (L’Alpin del Domm Milano) si corre il rischio di perdere il significato delle parole Patria e coscienza nazionale perché ne è stata travisata la reale importanza. È dunque necessario mantenere la tensione alta su questi valori al di fuori di ogni retorica che noi dovremmo trasferire agli altri, per esempio ai giovani nelle scuole. E ha proposto di aprire un dibattito sulla nostra stampa sui valori cardine che ci guidano. Guglielmo Bottarelli (Monte Suello Salò) alla responsabilità ha aggiunto l’etica, che aiuta la capacità di pensare il significato profondo del nostre essere alpini e a comportarsi conseguentemente, anche quando scriviamo i nostri giornali. Per Carlo Birone (Sei Nappine Gruppo Genova Centro) c’è anche una responsabilità per quello che non si scrive, per esempio sui tagli dell’Esercito, sulle dismissioni delle aree delle ex caserme o sull’arruolamento delle donne, risultato altamente positivo. E sul cambiamento in corso nella società, sulla crisi difficile che stiamo vivendo.

    Dopo l’intervento di Birone una breve precisazione è stata portata dal gen. Bonato il quale ha assicurato che i tagli non hanno riguardato l’addestramento dei nostri militari impegnati nelle missioni, i quali hanno addestramento ed equipaggiamento assolutamente adeguati ai compiti assegnati. Franco Ramella (Alpi marittime Imperia) ha parlato del forum aperto sul nostro portale, dei pro e dei contro ma come resti comunque un formidabile strumento di comunicazione anche se le regole valgono anche per il forum. Piero Biral (Fameja alpina Treviso) ha trattato delle informazioni parziali, estrapolate dal con testo o di discussioni su pareri diversi che vengono poi riportate all’esterno e finiscono sui giornali.

    È un fenomeno che va regolato, per evitare che radio scarpa abbia il sopravvento sulla verità delle cose. Interventi sono stati effettuati quindi da Paolo Mastracchio (Molis Alpino Molise) secondo il quale è inevitabile trattare, oltre che di cose alpine, anche di quanto accade oggi nella società; Gianni Ravera (L’Alpin Munfrin Casale Monferrato) per il quale la responsabilità della stampa alpina va letta in chiave di informazione e di servizio, ai soci e ai non soci, ricercando sempre nuove vie di penetrazione per fare breccia in quelle fasce d’età che sembrano aver smarrito i riferimenti morali e i valori che sono alla base della coscienza alpina . Nicola Stivala (Noi de’ la Valcamonica Valcamonica) ha sostenuto che, più che il direttore del giornale, responsabile di quanto viene scritto è il presidente della Sezione, e se il direttore percorre altre strade, questi se ne deve andare perché il vero responsabile del giornale non è lui ma il suo presidente.

    Franco Richiedei (Ocio a la pena Brescia) ha raccontato che anche alla redazione del giornale bresciano giungono articoli estremi, ma ha detto che vengono considerati alla luce della responsabilità, che ha due dimensioni: servizio e dovere, cioè riportare le opinioni di chi scrive ma anche la coscienza di ciò che siamo, sapendo che siamo letti e che dobbiamo dare una linea. Un concetto, questo, ripreso anche da Mario Salvitti (L’Alpin d’Abruzzo Abruzzi) poiché la stampa alpina è chiamata a proteggere un mondo ricco di sentimenti, una stampa che insegni anche a chi non è alpino il senso della vita e della fratellanza . Infine, Luigi Marca (Notiziario del Gruppo di Seregno Monza) ha proposto informative da diramare alle sezioni in caso di episodi che coinvolgano la nostra Associazione (vedi ronde o simili) in modo da tenere conseguentemente una li
    nea comune.

    Il convegno stava avviandosi alla sua fase conclusiva. C’è stato uno scambio di doni fra il presidente nazionale e il generale Bonato, il quale ha donato un crest della brigata anche al presidente della sezione di Verona e al presidente del convegno Gazzola. Il generale ha quindi ringraziato Perona per l’invito al convegno, che ha apprezzato per la varietà e la libertà di espressione di idee, ed il direttore Brunello per come L’Alpino segue i reparti in missione all’estero. Ha riconosciuto che, indipendentemente dalla varietà dell’apporto delle idee e delle proposte, tutti gli interventi sono stati in linea con le indicazioni della presidenza nazionale. Ha infine annunciato che il 3 luglio gli darà il cambio al comando della brigata il generale Claudio Berto ed ha detto che l’invito alla cerimonia è esteso a tutte le sezioni e ai gruppi. Nel dare la parola al presidente Corrado Perona, Gazzola ha ringraziato i partecipanti al convegno anche per il dibattito vivace e interessante.

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    Da ultimo, come consuetudine, ha tratto le conclusioni dei lavori il nostro presidente Corrado Perona, che era giunto nella serata di sabato da Asiago. Ha iniziato riconoscendo la grande ricchezza della stampa alpina, un patrimonio che non vacilla e sa dove andare. Noi dobbiamo salvare questo patrimonio: questo è il motivo della responsabilità nella stampa alpina . In un mondo che cambia è impossibile arrestare il corso della storia, ma c’è qualcosa che sta via via degradandosi: la società. Ma a voi piace la società di oggi? ha chiesto il presidente perché questo degrado rischia di ripercuotersi anche sulla nostra Associazione, che ha i valori di una associazione d’Arma. La politica di parte ha pochi valori, e se ne ha avuti, li ha persi per strada. Questa Associazione ha il dovere di mantenere intatti questi valori. Quindi non abbiamo alcuna riserva nello scrivere se non quella di rimanere nel solco delle regole associative E poi ha continuato Perona c’è qualcosa che non riesco a capire: il protagonismo. Cioè l’appropriarsi di un argomento e raccontare la propria versione, travisando la verità. Faccio un esempio: se il presidente del Consiglio dei ministri parla delle ronde e pronuncia la parola alpini’, non è detto che abbia avuto il consenso dell’Associazione Nazionale Alpini a fare le ronde .

    Un lungo applauso ha sottolineato le parole del presidente, che ha continuato: Il giorno dopo, per mania di protagonismo, si va in un giornale e si dice: ma cosa facciamo, le ronde? Questo significa fare del male all’Associazione. Lo stesso è avvenuto con l’emergenza rifiuti di Napoli, con invenzioni che non avevano alcuna consistenza. Oppure, ancora, con la scelta delle Adunate, pur sapendo che l’unico filtro è quello dei raggruppamenti! Quindi si misconoscono perfino le regole fondamentali che regolano l’Associazione . Tornando alla stampa alpina, Perona ha ringraziato i direttori che gli inviano i giornali, letti sempre con grande interesse. Sono per me motivo di grande informazione, per sapere non tanto la vita della vostra sezione, che conosco, ma cosa pensano gli alpini della vostra sezione. E sovente traggo da questi articoli spunti molto importanti. Ma ribadisco che è nell’ambito associativo che dobbiamo rimanere, seguendo non le regole del presidente nazionale o della sezione, ma quelle dettate dello Statuto. Noi non dobbiamo tacere la verità ha proseguito così come non dobbiamo mai cessare di essere propositivi.

    Nessuna associazione al mondo ha la ricchezza della nostra stampa alpina, che ci ha fatto sicuramente crescere, permette di consultarci e di capirci meglio. Ma attenzione ha detto citando le parole del direttore Brunello a restare immuni dal contagio che dilaga in un mondo dove sembra che sia premiato solo chi si comporta in un modo diametralmente opposto al nostro . Di qui, dunque, il dovere di preservare la stampa alpina e mantenerla genuina, all’interno di un dibattito che può essere anche serrato ma che deve portare frutti. E questo vale anche per il forum del portale informatico: va dotato di una regola. E la regola ha detto Perona scandendo le parole è il buonsenso, senza il quale non approderemmo a niente.

    Ha ragione Mastracchio quando dice che se i valori vengono meno la comunicazione ne risente: é vero. Senza i valori questa Associazione è nuda, perché non sarebbe più erede della dignità della nostra storia . Ma questo non significa che non ci possa essere dibattito. Il richiamo al senso di responsabilità fatto da Brunello non va considerato come un rimprovero, ma come un monito a considerare l’importanza della nostra stampa nel contesto associativo. Scrivere è facile, andare fuori le righe anche, però gli errori si pagano. Se polemica ci deve essere, sia sana e costruttiva. Questo è il senso del convegno di oggi .

    E, avviandosi alla conclusione, ha soggiunto: Vorrei dire un’ultima cosa. La stampa alpina è un grande telaio. Il telaio è una macchina che costruisce, ma una macchina non è mai fine a se stessa, deve avere l’energia che le permette di tessere e l’energia è l’Associazione con la sua storia. Il telaio siamo noi che trasformiamo, ma il telaio non serve a niente se manca l’ordito e la trama. Per avere il prodotto finito dobbiamo saper scegliere ordito e trama, ed essi sono componenti che possono essere cambiate nella qualità, nel colore e in tanto altro ancora .

    Passando dalla metafora alla stampa alpina ha continuato: Noi possiamo trattare tutti gli argomenti possibili, purché il prodotto finito sia in linea con lo Statuto dell’Associazione. Possiamo uscire dal mondo degli alpini, parlare di altro, specialmente delle cose che non vanno. Possiamo essere più interessanti anche come notiziari per cavalcare al meglio anche il mondo che ci circonda e dire se c’è qualcosa che non va. Noi abbiamo una grossa fortuna, partiamo da una grande certezza: non abbiamo scheletri nell’armadio; e non tutti possono dirlo. La nostra Associazione è quello che è perché negli anni non si è mai lasciata trascinare dal mondo esterno. Viviamo in questo mondo ma cerchiamo di trasmettergli il meglio. Siamo alpini e abbiamo degli ideali, e gli ideali non si commerciano.

    Quindi usiamo il buonsenso per ribadire alla società quali sono i nostri principi, la nostra stampa avrà un valore aggiunto. Se la nostra Associazione ha dei meriti è proprio, o anche, per questo motivo: il buonsenso di non isolarsi ma di stare fra la gente. I nostri Padri fondatori hanno avuto la grande idea di fondare i Gruppi, che sono centri di alpinità e italianità. Abbiamo tutti i requisiti per dire che certe regole non possono essere disattese. Oggi si tende al relativismo e al qualunquismo. Noi non siamo i migliori ma certamente vogliamo mantenere la nostra linea di condotta, che è quella dell’Associazione Nazionale Alpini.

    Abbiamo tanti argomenti da trattare sui nostri giornali. Cerchiamo di farlo bene perché l’Associazione possa continuare a marciare spedita in mezzo alla gente e andare avanti . Un lungo applauso dei delegati, di approvazione e condivisione delle parole del presidente Perona ha concluso questo importante convegno; un ottimo convegno, per la validità degli argomenti e la qualità degli interventi. Ne trarrà sicuramente vantaggio tutta la nostra stampa che, come ha rimarcato Perona, è una ricchezza della nostra Associazione. Come consuetudine, prima di lasciarci, il presidente Gazzola, che con serenità ma anche decisione ha bellamente superato la sua prima esperienza di moderatore, ha comunicato il luogo del prossimo CISA: sarà Conegliano Veneto. (g.g.b.)