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Il Mombarone, confrontato alle tante maestose montagne valdostane, potrebbe essere giudicato una vetta di secondaria importanza, perché alto soltanto 2.372 metri. Quando, alla fine dell’Ottocento, fu prescelto dal Comitato Romano, per rappresentare il Piemonte settentrionale, assieme ad altre diciannove vette in altrettante regioni italiane, rispondeva a caratteristiche considerate essenziali per l’epoca in cui si viveva e per la finalità dell’iniziativa.
La coralità alpina, oltre a svolgere una funzione sociale e associativa di indubbia importanza, costituisce una delle principali occasioni di contatto fra l’ANA e le varie componenti della società quale veicolo comunicativo e divulgativo dei valori insiti nel passato e nel presente dell’alpinità.
Tre giorni di festa, a Fiumalbo, per il 90° della Sezione. Venerdì serata di musica e stand gastronomico. Sabato alzabandiera, inaugurazione di una mostra storica e consiglio direttivo sezionale nella sala del Consiglio comunale messa a disposizione dal sindaco Alessio Nizzi. Nel pomeriggio deposizione di corone ai monumenti dedicati ai Caduti, a Fiumalbo e nelle cittadine circostanti. Il presidente nazionale Perona ha presenziato alla premiazione dei ragazzi vincitori del concorso “Alpini sempre” e alla consegna di borse di studio.
La vita media di un coro è stimabile in 35 anni. Il coro ANA più longevo ha 63 anni, il più giovane forse sta nascendo proprio in questo momento. Il movimento corale è in continua rivoluzione. Arrivare a sessant’anni, così come decidere di avviare un coro oggi presuppone l’avere passione, organizzazione, buone idee. Non è cosa semplice, ogni corista deve sapere gestire prove, lavoro e famiglia. Tra i cori più attivi gli impegni arrivano ad essere anche un centinaio all’anno. Organizzazione, gestione e professionalità. Scelta dei repertori, studio musicale, approfondimenti sui canti.
Le sezioni Marche e Trieste e i gruppi di Fiume, Pola e Zara - che fanno capo alla sezione di Venezia - si sono assunti l’onere di donare per un anno l’olio per la lampada perennemente accesa all’altare della Madonna del Don, nella chiesa dei Cappuccini, a Mestre, in ricordo degli alpini Caduti. L’olio per la lampada che arde per i Caduti e ci rischiara il cammino.
Sono padre Giuseppe Maria Roda, sacerdote missionario barnabita. Sono 22 anni che presto servizio in Brasile nello Stato del Pará. Sono una vocazione adulta: sono entrato in seminario a 26 anni. Ho servito la patria negli anni 1972/1973 come artigliere alpino presso la caserma “Sottotenente Ignazio Vian” di San Rocco Castagnaretta.
Sabato 13 e domenica 14 ottobre oltre 1.500 i volontari di 12 organizzazioni nazionali di Protezione Civile sono stati impegnati nella campagna nazionale per la riduzione del rischio sismico. Sono questi i numeri della seconda edizione di “Terremoto – io non rischio”, l’iniziativa nata da un’idea del Dipartimento della Protezione Civile che si è svolta in centodue comuni a elevato rischio sismico per fornire un’efficace informazione alla popolazione su questo tema.
Calorosa accoglienza quella riservata dalla città di Messina agli alpini del gruppo di Maggiora, sezione di Omegna, giunti a Messina in 40 assieme ad alpini della vicina Borgomanero, con il sindaco Giuseppe Fasola, il parroco don Fausto Giromini e il coro Alpe Pianello. La delegazione ufficiale dell’ANA era composta dal vice presidente nazionale Nino Geronazzo, dal presidente della sezione Sicilia Giuseppe Avila e dal capogruppo di Messina Luciano di Nuzzo. La prima cerimonia ha avuto luogo al monumento dedicato alla “Batteria Masotto”.
Sul Monte Piana, campo di battaglia dal maggio 1915 all’ottobre 1917, sono stati commemorati i 14.000 Caduti d’entrambi i fronti. Alla cerimonia organizzata dalle sezioni Cadore e Padova, in collaborazione con l’Associazione “Amici di Monte Piana” e i Comuni di Auronzo e Dobbiaco, con loro rappresentanti, erano presenti tanti alpini, anche di altre sezioni (Treviso e Bolognese-Romagnola), i vessilli delle sezioni Cadore (con il presidente Antonio Cason), Padova, Vittorio Veneto e numerosi gagliardetti e, per le Truppe alpine, il comandante del 6° Alpini, col. Luigi Rossi.
Riposavano sul Pasubio, la Posina e Montemaggio, dove infuriò la guerra soprattutto negli anni 1916- 17 e dove la montagna conserva ancora tanti segni di quell’immane sciagura che fu il conflitto mondiale. E che di tanto in tanto ci restituisce i resti di soldati, e chissà quanti ancora ne nasconde alla pietà dei vivi. Nelle scorse settimane sono stati recuperati i resti di nove soldati italiani e di uno austriaco.
Su L’Alpino n. 8 c’è ancora la segnalazione di gente con il cappello alpino in testa alle feste della Lega. Io sono capitato per caso ad una di queste feste ed effettivamente c’erano cappelli alpini in testa sia a giovani che a meno giovani.
L’adunata sezionale di Bassano del Grappa è stata organizzata quest’anno da due Gruppi della Valle del Brenta: Carpanè e Valstagna. Il programma prevedeva: il sabato la riunione del consiglio sezionale e dei capigruppo, alla presenza dei sindaci dei due Comuni ospitanti e, alla sera, il concerto del coro sezionale ANA Edelweiss e del locale coro Valbrenta.