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Egregio direttore, a proposito della guerra, delle sue realtà, del V Comandamento, penso si debbano fare delle considerazioni di ordine generale al di là delle opinioni personali. Non penso ci sia nessuna persona civile disposta ad insegnare che «la guerra è bella, piace, diverte», tranne i tagliatori di gole distruttori della civiltà in rapida moltiplicazione. Per rimanere in ambito più o meno militare è chiaro che un soldato consapevole del suo ruolo accetta il rischio, insito nell’uso delle armi, dei danni che possono derivarne.
Nei primi mesi del 1919 si costituì un comitato promotore per la costruzione di un monumento ai Caduti di tutta la Valle Anzasca. Fu identificato come luogo più idoneo il poggio di Castigiasco, a 500 metri di quota, poco distante da Cimamulera. Il progetto, affidato all’ing. Andrea Fauser di Milano, da realizzare in sarizzo, la pietra locale estratta dalla montagna, non avrà compimento per difficoltà di vario genere. Nel 2007 gli alpini di Cimamulera decidono di recuperare l’antico progetto: lavorano alacremente per dissotterrare le pietre già tagliate all’epoca e le trasportano sul luogo dove sorgerà il monumento, realizzato su progetto dell’ing. Paolo Bortot.
Cosa vuol dire essere stato un alpino in guerra? Vuol dire il pianto soffocato di una mamma o quello disperato di una sposa, che ti hanno visto partire...Vuol dire un treno pieno di soli uomini, che cantano e ridono ancora, un treno che ti porta lontano in terre sconosciute, assolate e deserte di sabbia, che ti brucia la pelle e ti confonde la mente, fredde e desolate di neve, che ti si incrosta sul viso e ti rovina i piedi...
Apprezzo sempre le “lettere al direttore” perché sono uno spaccato della nostra umanità. Apprezzo molto che Lei direttore metta spesso in evidenza due temi ricorrenti nei recenti dibattiti pubblici. Mi riferisco al tema delle “foibe” e a quello del malessere di quasi tutto il pianeta nei confronti del ricco occidente, soprattutto da parte mondo musulmano. Penso che quando si affrontano argomenti difficili, è obbligatorio farlo avendo come faro uno dei nostri valori principali, la verità.
L’ammiraglio con il cappello alpino e il generale degli alpini con il berretto della Marina. Sull’invito che annunciava l’avvicendamento al vertice dello Stato Maggiore della Difesa, l’amm. Luigi Binelli Mantelli e il gen. Claudio Graziano si sono fatti ritrarre, divertiti, l’uno con il copricapo dell’altro. Un simpatico preambolo al rigido cerimoniale militare, celebrato nella sede del Comando in Capo della Squadra navale in località La Storta (Roma), alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del Presidente del Senato Pietro Grasso, del ministro della Difesa Roberta Pinotti e dei sottosegretari di Stato alla Difesa Domenico Rossi e Gioacchino Alfano. L’Ana era rappresentata dal Presidente nazionale Sebastiano Favero che ha scortato il Labaro.
Il territorio dell’Abruzzo interno, a partire da L’Aquila, è disseminato di luoghi di grande bellezza naturale oltre a cittadine e borghi di grande interesse storico e monumentale. I dintorni de L’Aquila confinano innanzitutto con il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, al quale si può accedere dal sistema delle funivie degli impianti sciistici del Gran Sasso e Campo Imperatore per raggiungere l’hotel Campo Imperatore, dove fu imprigionato Benito Mussolini nel 1943, attraverso Paganica con una sosta al Santuario della Madonna d’Appari (XV secolo) e a quello di San Pietro della Jenca, il primo santuario in Europa dedicato a Papa Giovanni Paolo II.
Presso la base di Camp Arena, a Herat, ha avuto luogo la cerimonia di avvicendamento tra la brigata bersaglieri Garibaldi e la brigata alpina Julia alla guida del “Train Advise Assist Command West”, il comando Nato multinazionale e interforze a guida italiana che opera nella regione Ovest dell’Afghanistan, nell’ambito della missione “Resolute Support”. Il gen. B. Maurizio Angelo Scardino ha ceduto il comando al parigrado Michele Risi alla presenza del Capo di Stato Maggiore della Difesa, gen. Claudio Graziano, del comandante delle Forze Nato in Afghanistan, gen. John F. Campbell, dell’ambasciatore italiano a Kabul Luciano Pezzotti e delle massime autorità civili e militari afgane della provincia di Herat.
Gentile direttore, sono Pietro Fiorito Capogruppo alpini di Povo, già ufficiale in servizio permanente dei btg. alpini “Trento” e “Bassano”, attualmente nella riserva. Su preghiera appassionata e commossa dell’alpino conducente Bruno Trentini, Le chiedo un piccolo spazio per pubblicare queste mie righe per ricordare il mulo Facco decorato di Medaglia d’Oro.
Il Presidente di Melbourne Aldo Zanatta, con Bortolo Benzoni, classe 1916, forse il socio più “vecio” delle Sezioni Ana in Australia. Auguri Bortolo, le tue 99 primavere sono davvero ben portate.
«Da tempi ormai sognati, all’ombra del Gran Sasso, mille e mille ragazzi, impararono il passo, che battea la montagna e che insegnava l’onor. Penne alpine, penne alpine, ridoniamo all’altera città, la forza del coraggio, la gioia e lo splendor. Voli, voli L’Aquila, voli L’Aquila ancora, dall’antica città!». Con fervore L’Aquila attende l’88ª Adunata nazionale e lo fa a modo suo, con la sua dell’Orchestra sinfonica abruzzese sulla musica di Roberto Molinelli e sul testo di Francesco Sanvitale.
Era un giorno qualunque di un mese qualunque, in guerra a quota 3.000. Gli alpini che vivevano lassù erano veneti, lombardi e friulani, provenivano dai paesi sparsi lungo tutto l’arco alpino. Poi, come per ogni buona regola, c’erano le eccezioni. Ed ecco dunque Venceslao Patriarca, pastore sulle montagne d’Abruzzo e chiamato a fare l’alpino sulle Dolomiti: «Ma ie n’ saccie camminà co li scarpe » aveva detto al capitano nel giorno della visita al Distretto. «E perché mai?» «Perché tenghe li piede dolge e delicate!».
Alcuni alpini del Gruppo Ana Ungheria intitolato al “gen. G. Dal Fabbro” hanno portato dei doni natalizi agli alunni di una scuola elementare di Nagykata (provincia di Pest). Uno tra gli alpini è vestito da San Nicola.