Operazione Maniva

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    Quella del Passo del Maniva è una zona alpina molto vasta, spartiacque tra la Val Trompia e la Valle Sabbia, in provincia di Brescia. Allo scoppio della Prima guerra mondiale, si trovava a pochi chilometri dal confine con l’Impero austro-ungarico, che passava a Ponte Caffaro, alla sommità del Lago d’Idro. Non fu una zona interessata direttamente dai combattimenti, perché gli austriaci si asserragliarono nelle Valli Giudicarie: ma il Regio Esercito non poteva ancora saperlo e realizzò una linea difensiva lungo il crinale che, partendo dal Dosso Alto, collega i monti Maniva, Dasdana, Colombine, Setteventi e Mignolo per terminare al Passo di Crocedomini. La zona ebbe scarso rilievo strategico sino alla disfatta di Caporetto, quando riacquistò importanza, pur non venendo mai interessata da combattimenti, come seconda linea del cosiddetto sbarramento delle Giudicarie.

    La Sezione di Brescia ha deciso nel 2016 di intervenire nella zona, per dare senso concreto al fare memoria in vista del Centenario della fine della Grande Guerra: obiettivo ripristinare sentieri, tratti di trincee, gallerie e grotte, collocando anche la fondamentale cartellonistica indicativa ed esplicativa. L’opera di maggior impegno, condotta con tecniche di lavoro minerarie, è stata la riapertura della galleria che porta al bunker e alla casa matta sul Monte Maniva. Nella zona ci sono anche i ruderi del cosiddetto “Casermone”, un edificio che poteva ospitare sino a 250 soldati: una struttura non recuperabile, che potrebbe però, in futuro, essere consolidata per conservare l’esistente. I siti di intervento (suddivisi in otto cantieri) si trovano tutti tra i 1.800 e i 2.200 metri di altitudine: nei lavori, ultimati in tempo per l’inaugurazione, il 10 novembre 2018, sono stati impegnati a turno oltre settecento volontari alpini.

    La Sezione di Brescia, presieduta da Gian Battista Turrini, si è avvalsa della collaborazione del dipartimento di Ingegneria dell’Università di Brescia (due le tesi di laurea dedicate all’intervento, di Erika Piotti e Daniele Angelo Guerini, relatrice la prof. Michèle Pezzagno), del sistema dei beni culturali ed ambientali e della comunità della Valle Trompia, oltre che di ateneo, provincia e prefettura di Brescia, comitato provinciale per il Centenario della Grande guerra e dei Comuni di Collio, Bovegno e Bagolino. Decisivo anche il supporto del Lions club Valle Trompia e del Museo della Guerra Bianca in Adamello, che, grazie a John Ceruti, ha fatto da tramite con la soprintendenza archeologica della Lombardia, che ha autorizzato i lavori.

    La logistica è stata affidata in gran parte al Gruppo di Collio, che ha provveduto al sostentamento in loco dei volontari. Coordinatore e responsabile dei lavori è l’ing. Fabio Lazzari, alpino della Sezione di Brescia. L’Operazione Maniva ha rivelato da subito la sua valenza pedagogica, divenendo meta di itinerari scolastici, facilitati dal fatto che la strada asfaltata porta a poche centinaia di metri dagli apprestamenti. Ma anche il semplice turismo del fine settimana ha ben presto scelto il Maniva come destinazione, con un successo crescente, grazie anche all’impegno degli alpini come guide, appositamente formate dall’agenzia a cui è stata affidata la gestione delle visite (informazioni al numero 339/6055118 o, per mail, trinceedelmaniva@gmail.com).

    Negli intendimenti della Sezione di Brescia c’è l’ampliamento dell’inter- vento di recupero, perché nella zona sono state individuate altre gallerie, ricoveri e postazioni. Purtroppo nel 2020 l’emergenza Covid ha vanificato la programmazione e, poi, le eccezionali precipitazioni di dicembre e gennaio hanno coperto la zona con metri di neve, che non se ne andrà fino a primavera inoltrata. Ma le penne nere bresciane, nel frattempo impegnate nella quotidiana opera di servizio volontario nei centri per i tamponi e le vaccinazioni, sono pronte a tornare sulle loro montagne per ridare dignità storica al lavoro dei giovani di un secolo fa.

    Massimo Cortesi