«Siamo qui a Redipuglia a rendere il giusto e doveroso onore a tutti i nostri Caduti e non potevamo non iniziare l’Adunata da qui, volendo abbracciare e ricordare chi ha difeso la Patria e il nobile valore ad Essa legata». Esordisce così, con parole dense di emozione e trasporto, Sebastiano Favero, presidente dell’Associazione Nazionale Alpini, a pochi istanti dall’inizio della cerimonia al Sacrario di Redipuglia, tenutasi giovedì 11 maggio, primo giorno ufficiale di Adunata. Poi aggiunge senza alcuna esitazione: «Questo luogo sacro e di fondamentale importanza, dovrebbe farci riflettere sull’importanza della pace e sulla brutalità delle guerre».
La cerimonia solenne si svolge sotto una pioggia battente e dura pochi minuti, tanti quanto bastano a creare un’atmosfera di grande raccoglimento, scandita dal silenzio dei tanti alpini presenti e dal silenzio suonato dal trombettiere della fanfara della brigata Julia.
Alla cerimonia, oltre al presidente nazionale, sono presenti il comandante delle Truppe Alpine, generale di C.A. Ignazio Gamba, il prefetto di Gorizia Raffaele Ricciardi e il sindaco di Fogliano Redipuglia Cristiana Pisano. Sostano di fronte alla corona d’alloro deposta al sacello di Emanuele Filiberto, Duca d’Aosta e ascoltano con grande emozione la Preghiera dell’Alpino, scandita dallo scrosciare della pioggia e dalle note di Signore delle Cime. Intorno alle autorità, schierati ai lati vessilli e gagliardetti di numerose Sezioni tenuti e affiancati da centinaia di alpini in armi e in congedo che, prima e dopo la cerimonia popolano i gradoni del sacrario, mescolandosi ad alcune scolaresche presenti.
È un colpo d’occhio pazzesco e un tuffo al cuore sentire i racconti di alcuni di loro che, leggendo i nomi dei Caduti, evocano storie tramandate da genitori e nonni. Alcuni alpini si fermano a parlare con una comitiva di studenti. Alcuni leggono ad alta voce i nomi dei Caduti e altri ancora cercano chi un parente, chi un conoscente. Presenti alla cerimonia un picchetto dell’8º reggimento alpini di Venzone comandato dal colonnello David Colussi, il questore di Gorizia Paolo Gropuzzo, il comandante della Julia, generale Fabio Majoli e il ten. col. Massimiliano Fioretti, direttore del Sacrario di Redipuglia.
Pochi istanti prima e quasi in concomitanza con Redipuglia si è tenuta una commemorazione analoga al Cimitero degli Eroi di Aquileia alla presenza del sindaco Emanuele Zorino e di alcune autorità. Un luogo di grande e solenne importanza, se si pensa che da qui nel 1921 è partita per Roma la salma del Milite Ignoto e qui si trova la tomba di Maria Bergamas, la madre che scelse il feretro del soldato senza nome traslato all’Altare della Patria. Sempre ad Aquileia e sempre giovedì, è stata inaugurata la mostra “Totale”, dedicata ai cimeli storici di Casa III Armata di Redipuglia.
Nel pomeriggio a Gemona del Friuli sono state ricordate le vittime del terribile sisma del 1976, calamità che vide le penne nere dell’Ana intervenire numerosissime nell’opera di soccorso e soprattutto di ricostruzione, per volere dell’allora presidente Franco Bertagnolli, intervento che sancì di fatto anche la nascita sul campo di quella che poi sarebbe diventata la Protezione Civile. L’Ana e le autorità friulane hanno reso omaggio alla sua figura nella piazza di Gemona che porta il suo nome. Nel terremoto del 1976, alle 21 del 6 maggio, la brigata alpina Julia registrò la perdita di ben 29 tra alpini, artiglieri, genieri, tutti di leva, che prestavano servizio alla caserma Goi-Pantanali, anch’essi commemorati, ma già subito dopo la scossa le compagnie di alpini si misero a disposizione dei cittadini della zona per prestare i primi soccorsi.
In segno di gratitudine nel municipio di Gemona il sindaco Roberto Revelant ha consegnato le benemerenze alle Sezioni Ana bresciana e bergamasca per i lavori ai cantieri della ricostruzione del Friuli dopo il terremoto. Nel cimitero di Gemona è stato toccante il ricordo delle vittime del Covid, le cui salme, durante il picco di decessi in Lombardia nel 2020, furono traslate proprio in Friuli. Il primo cittadino di Gemona accanto a quello di Bergamo, Giorgio Gori, ad alcuni sindaci della provincia e agli alpini delle Sezioni di Bergamo e di Gemona, hanno reso omaggio alle vittime al monumento in loro memoria.
Andrea Cherchi