Dopo l’ormai cronico ritardo delle Poste, qualche volta esasperante, nel consegnare il nostro giornale, L’Alpino di dicembre mi è stato recapitato il tredici gennaio, ho letto con interesse la lettera di Antonio Bernardi con titolo “Il nostro futuro”. Con dovizia di particolari Bernardi esprime tutta la sua preoccupazione sul futuro della nostra Associazione. Caro amico Bernardi, non ti sembra di andare oltre ogni logica; perché vuoi che la nostra Associazione sia “eterna”? In questo mondo tutti gli esseri viventi hanno una nascita, un percorso di vita e una fine. Tu invece vuoi che gli alpini sopravvivano comunque. Arrivi anche al punto di “annacquare” il nostro cappello togliendo la penna per darlo a simpatizzanti, amici e aggregati per continuare la nostra opera; non penso sia gratificante per chi riceve un surrogato del cappello. La nostra Associazione ha ancora numeri rilevanti di soci e continuerà a portare avanti i nostri impegni di collaborazione, volontariato e valori per molto tempo. Quando i vertici dell’Ana prenderanno atto che questo non è più possibile farlo convocheranno i giornali e diranno che gli alpini hanno finito il loro ciclo. Il giorno dopo aggregati amici e simpatizzanti possono recarsi da un notaio e fondare un’associazione chiamandola, per esempio, “noi dopo gli alpini” e alla domanda, perché lo fate; la risposta potrebbe essere “non vogliamo che tutto quello che è stato fatto vada perso”, continueremo noi. Per distinguersi potranno mettere in testa un copricapo viola o giallo o altra cosa, non è il cappello che fa grande l’uomo ma il contrario. Lo stemma dell’Associazione potrebbe essere un cerchio di mani che si stringono. Ti ricordo che è meglio chiudere in bellezza piuttosto che continuare a mescolare “capre e cavoli” con risultati a dir poco discutibili pur di tirare avanti. Potrei dirti ancora qualche cosuccia ma mi fermo qui, don Bruno ripete sempre di essere brevi; penso comunque di averti dato sufficienti spunti per cui riflettere. Non posso dirti arrivederci a Rimini perché non ci sarò, il 10 maggio mia nipote farà la sua prima Comunione e questa ha la precedenza assoluta, anche sull’Adunata degli alpini. Un caro saluto e un abbraccio a don Bruno e a te alpino Bernardi.
Edoardo Pezzutti, Gruppo Fontanafredda, Sezione di Pordenone
Caro Edoardo, con il realismo di un Qohelet del nostro tempo tu coniughi la nostra storia sui tasti del crono, cioè del tempo che scorre inesorabile portando all’estinzione tutto ciò che appartiene alla terra. Se giocassimo alla roulette sarebbe facile schierarsi con il rouge o il noir, o di qua o di là. Il fatto è che noi siamo in mezzo a questi due estremi e il nostro compito è batterci come leoni perché la nostra storia con i nostri valori possa continuare il più a lungo possibile. Obiettivo per il quale il nostro Presidente Favero si sta adoperando con una generosità e una passione straordinarie. Ci sono segnali per avere qualche ragione di ottimismo. Nel frattempo l’unica cosa da cui dobbiamo scappare è la rassegnazione, a prescindere da tutti gli accorgimenti che possiamo adottare per ritardare la china in discesa.