Nonostante tutto… viva la naja

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    Partii per andare ad Aosta nel 1973, io, che non ero mai uscito dalla mia famiglia, mi vedo in un attimo catapultato in un ambiente completamente nuovo, dove regnava ordine e ordini a cui io non ero abituato a sottostare minimamente. Ubbidire ad ogni comando, anche al più astruso e al di fuori di ogni logica. Lì ho imparato il sotterfugio, il nascondermi, lo svincolarmi, per vivere nei meandri della “sopravvivenza”. I superiori erano esseri da cui rimanere il più distante possibile, la naja stessa un perditempo infinito scandito da orari che prima ero io stesso a dettare. Servizi, per fortuna pochi, che mi sfiaccavano fisicamente e moralmente. Trattato come un numero, senza arte né parte. Quindi per me non ci saranno incensi, né commemorazioni, tanto meno laudi, pazienza. Eppure, sotto sotto, qualcosa ho imparato da quella noiosa e “schifosa” naja. Ho imparato ad amare la montagna e se a 70 anni riesco ancora a trovare l’orgoglio di salire un dislivello di 900 metri e stupirmi ancora di fronte alla natura qualcosa sicuramente lo devo ad essa che mi ha insegnato a scoprire i profumi dei boschi, la bellezza delle cime, il sudore delle camminate, la fatica sempre ricompensata dagli spettacoli eccelsi delle cime. Ho avuto la fortuna di conoscere e vivere il vero senso dell’amicizia, quella vera, quella che non aspetta ricompense ma fatta solo di altruismo. Se trovo giusto che la mia vita sia dedicata anche agli altri è perché la “compagnia” di allora mi ha fatto uscire dal mio guscio e vedere le cose anche da altre angolazioni, uno sprone che ho ricevuto allora. Ho imparato a superare prove ed ostacoli che mi sembravano senza una via d’uscita, accettando l’aiuto di altri. Tanto ho sofferto e tanto ho avuto. Al di là di ogni cosa restano nell’animo le cose più importanti, quelle che formano l’essere umano, a noi scoprirle anche quando sono nascoste, anche quando ci vogliono anni, anche quando sono nascoste sotto una divisa, un rimprovero, una delusione, un dolore ferito. Guardiamo sempre avanti, perché come dice Benigni: “La vita è bella”. W gli alpini, w la naja.

    Lorenzo Terragin, Gruppo di Mezzane, Sezione di Verona

    Caro Lorenzo, più andavo avanti a leggere la tua lettera, più mi veniva voglia di conoscerti. Tosto e onesto. Mi viene da pensarti così. Che tu fossi tosto lo si capisce fin troppo bene. Ragazzo viziatello? Caratterino? Testardo al punto giusto? Però quanta onestà intellettuale nell’ammettere che sono riusciti a domarti ed addomesticarti! Sei forte.