Il virus della divisione sociale

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    C’è veramente bisogno di fermarsi un attimo. Mi addolora e ancor di più mi spaventa quello che sta accadendo nell’ultimo periodo. Com’è possibile che non ci si renda conto dell’odio che si sta alimentando? Mi sto riferendo all’imposizione del green pass quale strumento di beneficio per taluni e di discriminazione per altri. Non entro nel merito di chi possa avere ragione, io la mia ce l’ho e ben chiara, ma quello che va oltre ogni confine della logica umana è leggere commenti di utenti dei social network, utenti abbonati a giornali on line che dall’alto delle proprie intoccabili ragioni riescono ad augurare letti d’ospedale o morte al prossimo solo perché ha deciso di vaccinarsi oppure no. Nessuna motivazione vale meno di un’altra e ognuno si sente superiore ad altri quando non lo è affatto. Fermiamoci a riflettere. Questo clima di odio e cattiveria io non l’ho mai visto prima, ci sono persone che ben conosco e con le quali sono molto amico che mi guardano in maniera diversa, mi scartano, mi parlano con tono di voce prorompente solo perché la mia scelta è diversa dalla loro. Ho più paura di questa divisione sociale che si sta creando piuttosto che del virus, perché il rapporto è inversamente proporzionale, il virus col tempo spero scemerà, l’astio tra gli uomini sarà in continuo aumento. Il momento di difficoltà è per tutti; nella storia di momenti terribili ce ne sono stati tanti, i nostri nonni ne sanno sicuramente qualcosa, ma nelle guerre c’era solidarietà tra il popolo, mio nonno vendeva patate in cambio di zucchero, se il suo vicino era in difficoltà trovava una mano tesa in suo aiuto, ci si veniva incontro a superare le difficoltà, ora c’è gente che nascosta dietro un nickname spera e gode nello sprofondamento del prossimo con la presunzione del “te l’avevo detto io”. E a me questo proprio non va, bisogna tornare indietro con la mentalità, quando la vita era materialmente povera ma ricca di sentimenti. Ci andrebbe un’infusione di spirito alpino su tutta la nazione, staccare le mani da telefonini e tastiere ed usarle per andare incontro a chi ne ha bisogno, con la bocca chiusa e un sorriso, portando conforto e amore, sentimento potentissimo purtroppo dimenticato ma in grado di guarire anche i cervelli più ostici.

    Gabriele Gariglio (Biel), Gruppo di Trofarello, Sezione di Torino

    Caro Biel, quello che dici è profondamente vero. Si può pensarla diversamente, ma senza che questo diventi motivo di sospetto e di rifiuto. La storia è piena di sofferenze causate dall’intolleranza per la diversità. Un bagno di alpinità ci potrà aiutare ad evitarlo, ma cominciando a vigilare perché anche tra noi alpini non si insinui il virus dell’intolleranza.