Non siamo cani muti

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    Caro direttore, in un periodo in cui è assai difficile ascoltare e leggere notizie che facciano bene al corpo ed allo spirito, quando mi arrivano L’Alpino e Carnia Alpina (il periodico della mia Sezione) ho la possibilità di respirare profondamente, poiché rappresentano la possibilità di immergersi solo in notizie belle, direi più racconti che notizie. A parte i redazionali, sempre ben scritti, mi affascinano le lettere che tanti soci le indirizzano, e più ancora mi affascinano le sue risposte, a volte fin troppo pacate e pur sempre sagge. È fin troppo evidente che lei è un “uomo” di Dio, lo si intuisce anche nel suo articolo nel numero di gennaio “La politica è un valore”. Vede, don Bruno, io avrei scritto “la Politica dovrebbe essere un valore” mentre lei lo afferma. Io sono un “roccioso” montanaro della Carnia, poco incline alla tolleranza, per natura sono anticonformista. Troppi torti ha subito la mia terra, spogliata di tutto, anche gli alpini ci hanno tolto, per trasferirli in pianura, il 3º da montagna, l’ultimo ad andarsene dalla Carnia, per andare dove, alla periferia di Udine, a Remanzacco. E non mi si venga a dire che gli alti comandi militari non c’entrano. C’entrano eccome, forse il loro obiettivo è quello di creare “Alpins di palût”. Sa cosa ci hanno lasciato, le carceri di massima sicurezza, un biglietto da visita inestimabile per coloro che entrano in Italia dal Passo di Monte Croce Carnico. Non credo che i carcerati possano giovare all’economia della zona, come giovava la presenza delle Truppe Alpine. In compenso ci impongono di assistere impotenti allo sbriciolamento delle caserme, la Maria Plozner Mentil e la Del Din, mentre la Cantore, che fu residenza dei Linussio, i famosi tessitori carnici, che a cavallo dell’800/’900 dettero lavoro a decine di migliaia di donne carniche, forse sarà salvata dal Comune di Tolmezzo, in quanto rappresenta un bene storico di inestimabile valore. Avevo bisogno di sfogarmi, caro direttore, sono certo che lei, con la sua pacatezza, riuscirà a farmi sbollire la rabbia.

    Tita De Stalis, Gruppo Ravascletto, Sezione Carnica

    Caro Tita, intanto ti ricordo che tra alpini ci si dà del tu, quindi ricordalo per la prossima volta che mi scrivi. Ho apprezzato la tua lettera, perché è senza cattiveria, pur essendo impregnata di amarezza e delusione. Ciò precisato, torno a ribadire: la politica è un valore. Come lo affermo per l’istruzione, la Sanità, l’ordine pubblico, la Chiesa… Che poi queste realtà funzionino sempre, purtroppo è una speranza tanto spesso delusa. L’importante è non rassegnarsi, anche se l’impotenza sembra avere il sopravvento. Protestiamo sempre e in tutti i modi, da soli e insieme. La politica deve sapere che siamo liberi e, soprattutto, non siamo cani muti.