Il Buco del piombo : una spettacolare caverna nelle Prealpi lombarde in territorio di Erba (Como) con cunicoli che si estendono per 400 metri.
Nelle Prealpi Lombarde, all’inizio della Val Bova e nella cosiddetta fascia dei laghi , si apre il Buco Del Piombo, un’imponente grotta giurassica scavata all’interno del complesso carsico dell’Alpe Turati. Vi si accede nel triangolo fra Como e Lecco dall’Alpe del Viceré, lungo un suggestivo sentiero che porta verso il fondovalle; oppure da Albavilla e salendo per un breve tratto su una carrozzabile fino a una accogliente locanda dalla cui terrazza la vista spazia sull’intera valle. Da qui si snoda un sentiero nel bosco che porta fin sotto la grotta.
Al visitatore si presenta sin dall’ingresso uno spettacolo imponente. La grotta è paragonabile al duomo di Milano: misura 45 metri di altezza, 38 di larghezza e si estende degradando per più di 400 metri in cunicoli non tutti ancora esplorati. Percorrere con la guida la parte visitabile è come fare un tuffo ai primordi della terra, in un silenzio profondo, nel cuore della montagna.
La storia di questa caverna, chiamata così per la posizione a strapiombo sulla parete e per il colore plumbeo delle rocce che circondano l’ingresso, ha inizio circa 23 milioni di anni fa, quando cominciò l’instancabile azione dell’acqua che scavò e modellò la maiolica, un calcare bianco ricco di selce. Il processo carsico, che diede vita a pozzi, cavità e grotte, durò migliaia di anni e l’evoluzione della cavità, resa possibile dalla grande abbondanza di acqua, terminò sostanzialmente durante le glaciazioni quaternarie.
Fu proprio in questo periodo che la grotta accolse il suo primo illustre ospite: l’Orso delle Caverne, che 350.000 anni fa comparve nell’Europa centrale, utilizzando le grotte per trascorrervi il letargo. Si trattava di un orso imponente, adattato a climi rigidi e dotato di una grande struttura ossea; tuttavia, nonostante ciò, era un animale quasi esclusivamente erbivoro poiché si cibava di vegetali, tra cui radici e tuberi, che si procurava scavando il terreno con le lunghe zanne di cui era dotato. Si estinse circa 18.000 anni fa, prima del termine dell’ultima grande glaciazione, laddove il clima stava ormai cambiando, e quando incominciò ad entrare in competizione con l’uomo preistorico per accaparrarsi le grotte.
Infatti, più o meno a partire da 60.000 anni fa, il Buco Del Piombo incominciò ad essere frequentato anche dall’Uomo di Neanderthal, che utilizzava la grotta come cava di selce; campagne archeologiche, più o meno recenti, hanno portato alla luce utensili preistorici rudimentali, come raschiatoi e punte musteriane, lavorati grezzamente in questo tipo di roccia, ma anche manufatti datati 4.000 a.C., in piena età neolitica. Il ritrovamento di un’antica moneta romana, fa poi pensare che già durante l’Impero Romano la grotta venisse usata come riparo; fu solo a partire dal 500 d.C., però, che nell’atrio venne costruita una vera e propria fortezza, sviluppata su più piani e su quattro livelli di mura a scopo difensivo.
La rocca rappresentava la perfetta fusione tra l’opera della natura e l’ingegno umano: le ripide mura circostanti permettevano una facile difesa e l’acqua perenne del ruscello era un’importante fonte idrica che permetteva la vita di 400 soldati. L’atrio fortificato venne infatti usato da rifugio durante le invasioni di Goti e Longobardi del VI secolo, e come nascondiglio dopo la battaglia di Carcano del 1160, vinta dagli erbesi contro il Barbarossa.
Dopo essere stata usata, durante le pestilenze del Medioevo, come un lazzaretto al contrario, nel 1700 la grotta, ormai abbandonata, divenne un covo di briganti, che trovarono nei ruderi della roccaforte un sicuro rifugio dopo le sporadiche razzie nei paesi di Erba e di Albavilla; ma dopo anni di saccheggi la popolazione, esasperata, riuscì a mettere in fuga i malviventi, distruggendo definitivamente la fortezza che non venne più ricostruita. Da allora la caverna incominciò ad assumere la fisionomia che ha oggi: la scarsa radiazione solare, l’elevata umidità del suolo e dell’aria, hanno favorito lo sviluppo di piante ben adattate a queste condizioni; è il caso delle felci, del capelvenere o dell’edera la quale, penzolando dalle pareti e dalla volta, adorna l’ampio ingresso.
L’interno della grotta è colonizzato da una piccola colonia di pipistrelli e da una microfauna particolare, costituita da piccoli invertebrati strettamente adattati alla vita ipogea, quindi per lo più ciechi e depigmentati. Numerosi uccelli popolano, inoltre, l’androne della caverna: la Taccola, che si annida negli anfratti della roccia nel mese di maggio, il Gheppio e il Falco Pellegrino che sono soliti nidificare sulle pareti che affiancano l’atrio.
I richiami degli uccelli, le numerose piante protese verso la benefica luce e lo scorrere incessante dell’acqua, ci ricordano, insomma, che da quasi 300 anni la Natura è la padrona incontrastata del Buco Del Piombo e il secolare Tasso, che sovrasta l’ingresso, sembra il custode di un luogo intriso di storia e al contempo ricco di vita.