Natale: arrivato Cappuccetto rosso

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    Quando il Sacro Collegio decise di declassare la festività della Befana e, soprattutto, quella di San Gennaro, ci fu una rivoluzione delle famiglie e dei bambini, mentre sui muri di Napoli dove si rasentò la sollevazione popolare apparve la scritta: San Genna’, fottiténne .
    Di lì a poco, il prudente Paolo VI ripristinò in tutta la loro corale solennità le due ricorrenze, restituendo agli italiani due delle feste più amate e più tradizionali.
    Nessuno avrebbe immaginato che sarebbe venuta dal basso (si fa per dire) una revisione ancora più drastica e profonda, in ossequio ad una distorta quanto disinvolta e opinabile concezione del politicamente corretto .

    Come giudicare diversamente quel crescendo di stupidità (dal latino stupere, stupire) registrato alla fine dell’anno che ci ha appena lasciato, che ha colpito valori, simboli e tradizioni dall’eliminazione del presepe alla rimozione di Gesù Bambino, alla sostituzione del testo di canti natalizi, a rappresentazioni sacre e via demolendo.
    Così, ecco che in una scuola elementare di Como, per non offendere due ragazzi di religione islamica anziché Gesù Bambino hanno cantato una non meglio specificata Virtù Bambino , evidentemente molto più multietnicamente accettabile. A Napoli, nella scuola che qualche mese addietro aveva festeggiato il capodanno cinese, hanno allestito un presepe universale, dove c’erano proprio tutti, compresi gli angeli di colore.

    Ma il capolavoro, crediamo, è stato raggiunto da una scuola di Treviso, dove la recita natalizia del presepe è stata sostituita con la fiaba di Cappuccetto rosso: meglio mettersi in linea con i tempi, devono aver vaneggiato gli insegnanti : visto che non passa giorno che non ci siano delitti in famiglia, perché non far rappresentare ai bambini la nonna sbranata dal lupo? Indefessi, hanno spiegato che il tutto rientra in un ampio progetto didattico dedicato alla pace . E che per parlare del Natale ai bambini ci sono altre occasioni . Forse a Pasqua, per esempio, o a ferragosto

    In questa corsa di demolizione iconoclasta non è sfuggito neppure Babbo Natale, trasformato in una scuola cagliaritana in Mago Natale, mentre a Viareggio, al Tu scendi dalle stelle (cantato in trecento lingue!) è stato preferito Stella, di Antonello Venditti: una preghiera laica, ha spiegato la (purtroppo) insegnante.
    Cattivi maestri, pensiamo; maestri disinformati, aggiungiamo. Se leggessero il Corano al quale così disinvoltamente s’ispirano, apprenderebbero che (Sura III 45 46) quando gli angeli dissero a Maria: O Maria, Dio t’annunzia la buona novella d’una Parola che viene da Lui, il cui nome darà il Messia, Gesù, figlio di Maria , e che l’Islam venera Gesù e Maria e riconosce il dogma dell’immacolata concezione. E che, infine, gli stessi Imam hanno deprecato simili iniziative che vanno ben oltre il concetto del rispetto dell’altrui religione. Senza contare i fattori più importanti: l’occasione non strumentale di parlare della pace, quella vera, suggerita dalla venuta d’un bambino ( Ecce apparebit parvulus ); l’occasione di reciproca comprensione portata su un piano alto; il riconoscimento del valore della famiglia, dello stare assieme, della compassione per gli altri, dello spirito di fratellanza che questa ricorrenza suggerisce. E l’alone di mistero e di mistico, soprattutto per i semplici, che l’accompagna.

    Nell’editoriale di ottobre scrivevamo che non possiamo ignorare la tragedia di genti disperate. Ma l’accoglienza che la nostra storia ci impone, la solidarietà e l’umanità che caratterizzano noi italiani non possono farci rinunciare a nulla di ciò che siamo. Possiamo, dobbiamo tendere una mano, ma senza perdere la cosa più preziosa: la nostra identità .
    Comprendiamo perché il nostro sistema scolastico viene continuamente bocciato (purtroppo anche recentemente) dagli organismi di ricerca internazionali. Pensiamo che proprio dalla scuola istituto delegato più degli altri a compiti di pedagogia morale e culturale, prima ancora che nozionistica e scientifica stanno purtroppo venendo segnali pesantemente negativi, inutilmente denunciati anche dalla stampa più accreditata.