Nassiriya

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    di Cesare Di Dato

     

    Non rievocherò l’attentato portato da Al Qaeda contro i nostri coraggiosi carabinieri e soldati a Nassiriya in Iraq il 12 novembre scorso: ormai sappiamo tutto su di esso. Sento invece il desiderio di fare alcune considerazioni su altri aspetti che da quella vile azione hanno tratto origine.
    Anzitutto la compostezza con la quale tutti i familiari delle diciannove vittime hanno accolto la notizia prima e successivamente le spoglie dei loro cari a Ciampino: lo abbiamo visto in televisione; una lezione di dignità che ci ha fatto capire che in quel gruppo di persone dolenti, provenienti principalmente dal nostro Sud, era ben radicato il senso della Patria. Le madri per prime e poi le spose e poi le sorelle. Persone di tutti i ceti, dal generale di corpo d’armata al cittadino comune, dal genitore all’amico d’infanzia accomunati dallo stesso dolore ma guidati da una grande fede.
    Né posso dimenticare le parole di un anziano carabiniere in pensione, che, pur con il viso tirato dal dolore per la perdita del figlio anche lui dell’Arma, ha detto: Noi dobbiamo fare il nostro dovere fino in fondo per la Patria. Siamo stati educati a questo ; come non pensare all’ Usi obbedir tacendo … che in questo caso vale anche per i soldati della Sassari?E ancora: l’ininterrotto afflusso di persone per ore e ore nella camera ardente allestita nel Vittoriano: donne in lacrime, uomini commossi, bimbi a portare un fiore o un ingenuo, commovente disegnino, fino all’apoteosi di martedì 18 novembre: dunque non è vero che il popolo non ama i suoi soldati e i suoi carabinieri, come una distorta propaganda condotta per decenni aveva cercato di farci intendere. Invece abbiamo assistito a una convinta presenza nel ricordo di questi Caduti per la Pace, soldati che non sono andati in Iraq per conquistare, per uccidere, ma per soccorrere e per garantire un minimo di tranquillità a una popolazione travagliata. Italiani benefattori: come in Mozambico, come in Bosnia, in Kosovo, in Afghanistan.
    Un plauso ai nostri uomini politici: nessuno dei parlamentari ha pensato di chiedere il ritiro del contingente, esclusi quelli caparbiamente legati a superati concetti di condotta politica. Invece, sia pure con motivazioni diverse, rappresentanti della maggioranza e della minoranza hanno espresso solidarietà ai nostri carabinieri, ai nostri soldati consentendo a quelli rimasti a Nassiriya di affrontare questo difficile momento in serenità di spirito.
    Ho osservato in televisione i ragazzi di Nassiriya, giovani e meno giovani, nei tragici momenti immediatamente successivi all’esplosione: provati, sconcertati, sorpresi come era naturale, ma al tempo stesso calmi, professionali, affatto isterici. E nei giorni successivi di nuovo in servizio, forse più guardinghi ma sempre amichevoli nei riguardi della popolazione, dando in questo modo una grande dimostrazione di cosa voglia dire millenaria civiltà e perpetuando quelle doti di umanità già poste in mostra dai loro predecessori in tanti teatri di guerra.
    I soldati che proseguono questa e altre missioni ci hanno dimostrato che hanno superato la prova del fuoco letteralmente assicurandoci che i volontari e i professionisti sono all’altezza della situazione, continuando ad alimentare quella fiamma di patriottismo che i soldati di leva hanno tenuta accesa per 143 anni.