Mors tua vita mea

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    Vorrei fare alcune considerazioni sulla lettera di Ugo Venturella pubblicata sul numero di marzo “Il diritto e il dovere”. Preciso che, in qualità di settantenne, sono in attesa di essere chiamato alla vaccinazione e mi va bene qualunque tipo di vaccino, ma non condivido il modo di procedere. La logica (se l’obiettivo fosse stato ridurre la mortalità) avrebbe imposto di vaccinare con priorità i soggetti fragili e quelli più anziani (dopo il personale medico che deve, ovviamente, essere in salute per curare). L’egoismo di chi ha qualche potere porta a creare categorie prioritarie per favorire sé stessi e saltare la fila a scapito dei più deboli ed in questo non c’è onore. Neanche il Presidente della Repubblica ha saltato la fila ed io sarei molto a disagio se quando sarà il mio turno ci fossero ancora nella mia zona persone fragili da vaccinare. Come possiamo ancora trattare con rispetto i cialtroni che hanno saltato la fila o creato file prioritarie a proprio vantaggio?

    Bernardino Gillio, Gruppo di Vauda Canavese, Sezione di Torino

    I latini avevano inventato un detto che si presta molto bene a definire un certo modo di ragionare che circola intorno: mors tua vita mea. Non ha bisogno di traduzioni, se non per ricordare che dai tempi di Caino e Abele c’è sempre qualcuno convinto che gli interessi personali vengano prima di quelli degli altri. Questo ovviamente non è cristiano e tantomeno da alpini. Ma ciò non toglie che anche tra i cristiani e tra gli alpini ci sia chi è convinto di avere più diritti degli altri.