Missione Libano

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    Dodici alpini appartenenti alle Sezioni di Asti, Bergamo, Luino, Monza e Salò, lavorando sodo e rinunciando a trascorrere le festività pasquali con la propria famiglia, in soli dieci giorni sono riusciti a portare a termine l’impegno promesso. In stretta collaborazione con ufficiali e soldati del Cimic (Civil- Military Cooperation) e con gli alpini della Brigata Taurinense il sito storico archeologico di Qana ha davvero cambiato faccia.

     

    All’arrivo in Libano, durante il sopralluogo iniziale, mi sono realmente reso conto delle condizioni di totale abbandono della zona e la preoccupazione di non fare in tempo ad ultimare i lavori è stata grande. Ma non ci siamo persi d’animo e con un po’ di attrezzi messi a disposizione dalla squadra del “minuto mantenimento” della Base di Shama, abbiamo iniziato ad eliminare la vegetazione che stava soffocando i vialetti, a levigare i circa 500 metri di parapetto in legno, le grosse travi dei porticati e la segnaletica direzionale, sostituendo le parti rotte o marcite.

    Ci siamo divisi in squadre in modo da esaltare le capacità di ciascuno e il lavoro ha preso da subito un ritmo perfetto: sembrava che non avessimo fatto altro nella vita che carteggiare, pulire, inchiodare, verniciare, potare piante e ripulire il terreno da arbusti, erbacce e spazzatura, tanta tantissima spazzatura. Le giornate sono passate in un lampo. La notte, silenziosa quanto il russare degli ospiti, la passavamo nei nostri “alloggi”: quattro brandine per ogni container adibito a camera e altrettanti per la pulizia personale.

    Di buon mattino ci trasferivamo a Qana in pulmino, scortati da due Lince, dai soldati delle Forze Armate libanesi e dalla Polizia locale, con i quali abbiamo subito fatto amicizia e condiviso il pranzo al sacco, offerto dal sindaco locale, consistente in specialità libanesi, assai saporite e ben gradite. Il mio compito era anche quello di provvedere all’acquisto di tutto quanto occorreva per l’esecuzione dei lavori. Andare in paese accompagnato dall’architetto del Cimic che seguiva i lavori e dall’interprete per cercare i negozi giusti era il minor problema; i guai iniziavano quando si doveva trattare sul prezzo e poi sul cambio, da lira libanese a dollaro o a euro.

    I negozianti, sempre pronti a fare i loro interessi e infallibili nei conti, cedevano nella contrattazione solamente se minacciavamo di cambiare negozio. Il generale Federici, comandante della task force italiana, ha ammesso di aver avuto qualche dubbio sulla riuscita dell’operazione, viste le condizioni del sito e l’età media della nostra squadra. Ma dopo alcuni giorni, in occasione di una visita, si è reso conto del nostro sforzo e ci ha descritto come “macchine da guerra”. Alla cerimonia di consegna dei lavori alla cittadinanza, il gen. Federici ha voluto esprimere il suo apprezzamento precisando che «nell’area di Qana i lavori sono stati rapidi: sono infatti durati due settimane ed hanno portato alla valorizzazione dell’intera area archeologica.

    L’importanza di questa iniziativa è notevole non solo in termini di risultati materiali ma anche perché coloro che l’hanno portata a termine, hanno trasmesso grande entusiasmo alla popolazione locale, che ha visto un gruppo di militari e alpini in congedo adoperarsi per il bene del loro villaggio, suscitando ammirazione e, spero, spirito di emulazione».

    È stato talmente soddisfatto che ci ha proposto di realizzare un altro progetto: donare due climatizzatori da installare in un oratorio fatto costruire dall’arcivescovo di Tiro in quella bellissima città. Analizzati i costi e verificato il budget a disposizione abbiamo dato il nostro assenso e, in occasione di una visita ai siti archeologici di Tiro, con una semplice, suggestiva cerimonia suggellata dallo scoprimento di una targa ricordo, abbiamo consegnato le apparecchiature acquistate in loco. Il mio grande grazie va agli alpini che con il loro lavoro hanno consentito all’Ana di raggiungere questo obiettivo, alla Sezione di Bergamo e a tutti i nostri soldati che con la loro professionalità, vicinanza e assistenza ci hanno aiutato a trascorrere due settimane senza pericoli e difficoltà. Ragazzi che sono lontani da casa e impegnati 24 ore su 24 con un altissimo senso del dovere.

    Un grazie infinito al generale Franco Federici e a tutta la brigata alpina Taurinense che, con tutte le sue componenti è al comando del Sector West di Unifil nella missione “Leonte 19”, cui contribuiscono militari di ben 13 nazioni e che, nella Base “Millevoi” di Shama custodisce la bandiera delle Nazioni Unite.

    Lorenzo Cordiglia


    IL SITO DI QANA

    Il sito archeologico custodisce 35 sculture scavate nella roccia in bassorilievo che hanno una connotazione religiosa. Particolare è la grande scultura che rappresenta un gruppo di dodici persone che circondano un tredicesimo di maggiore dimensione ad indicarne l’importanza. Con grande probabilità rappresenta Gesù Cristo e i discepoli. Sul lato nord-est c’è una caverna che si affaccia sulla valle di Qana. Fu abitata dall’uomo preistorico ed è anche plausibile che i primi cristiani vi si siano rifugiati dalle persecuzioni.


    Lorenzo Cordiglia, quale responsabile e coordinatore della squadra di alpini che hanno operato in territorio libanese per realizzare il progetto di recupero del sito storico archeologico di Qana, ha ricevuto dalle mani del Sindaco, alla presenza di numerose autorità civili e religiose e del generale Franco Federici, una pergamena sulla quale è riportata questa motivazione: «Noi, Sindaco di Kana Dr. Salah Salameh E la Giunta Municipale conferiamo la Cittadinanza Onoraria all’Associazione Nazionale Alpini. Per l’affetto e l’interesse mostrato verso la città e la comunità di Kana, testimoniata dalla nobile iniziativa finalizzata a promuoverne la conoscenza e la valorizzazione della realtà storico artistica e umana. Kana: 30 marzo 2016».