Sempre bella da scoprire e riscoprire, la Milano più classica – distesa sotto lo sguardo della Madonnina – è facile da girare, anche grazie alle esaustive indicazioni fornite nella Guida all’Adunata 2019 allegata a questo numero. Il Duomo innanzitutto con le sue guglie che ricamano il cielo, la “Madunina tuta d’ora” appunto e la grande piazza orlata di portici. Proprio lì si apre la Galleria Vittorio Emanuele II con le vetrine eleganti e i ristoranti, la favolosa cupola in vetro e acciaio e il nuovo percorso turistico tra i tetti di Highline Galleria. Tornando con i piedi per terra, ecco che si sbuca in piazza della Scala, dove Palazzo Marino – sede del Municipio – e il celebre Teatro si guardano. Poi naturalmente, nei 500 anni dalla morte, i luoghi di Leonardo, cui è dedicato un ampio capitolo sempre nella Guida all’Adunata: il Cenacolo, il Castello Sforzesco, Santa Maria delle Grazie e San Maurizio, i Navigli, la Conca dell’Incoronata, non lontano dalla Pinacoteca di Brera. Ma c’è anche una Milano meno nota, fatta per esempio di tante bellissime chiese spesso sacrificate in favore di una visita, pur irrinunciabile, al Duomo e a Sant’Ambrogio. Anche di queste si rende conto in una pagina all’interno del vademecum per i partecipanti all’Adunata. Quello che non c’è nella Guida e che vi sveliamo qui sono invece i tanti luoghi della città ancora sconosciuti al grande pubblico. Per esempio la cripta di San Giovanni in Conca, che fu mausoleo della famiglia Visconti, nascosta sotto i poveri ma affascinanti resti dell’antica basilica, sfiorati dai tram tra piazza Missori e via Albricci. Oppure l’Orto Botanico e l’Osservatorio Astronomico di Brera, voluti da Maria Teresa d’Austria e oggi relegati all’ombra della ben più celebre Pinacoteca. E ancora l’antica Fornace Curti, in via Tobagi, ultimo baluardo ancora attivo della produzione di terrecotte a Milano, quasi un borgo nella città. Per non parlare della Vigna di Leonardo, i cui ultimi filari di una donazione da parte di Lodovico il Moro al genio di Vinci, sopravvivono nel giardino “segreto” di Casa degli Atellani, di fronte al Cenacolo. Dalla cancellata di un altro giardino, quello privato di Villa Invernizzi, gioiello liberty tra corso Venezia e via Palestro, si possono sbirciare i fenicotteri rosa. Da vedere – grazie alle visite guidate del Fai – anche l’Albergo Diurno Venezia, tesoro di art dèco nel sottosuolo di piazza Oberdan, dove un tempo si ritempravano viaggiatori e cittadini. Dal passato al futuro, consigliamo infine una passeggiata alla scoperta dei nuovi quartieri di Milano, i cui grattacieli avveniristici hanno ridisegnato lo skyline della città. Innanzitutto Porta Nuova, con il pennone rilucente della Torre Unicredit, la singolare piazza Gae Aulenti, i palazzi-giardino del Bosco verticale, la nuova Biblioteca degli Alberi e, un po’ più in là, Palazzo Lombardia, sede della Regione. Là dove sorgeva la vecchia Fiera, invece, oggi brulica il fermento di City Life, con alti palazzi futuristi (il Dritto, lo Storto, il Curvo in costruzione), un elegante shopping district, condomini di design e un grande parco, tutti firmati da archistar internazionali. Cerniera tra ieri e domani e anche tra i due quartieri della nuova Milano, ecco infine chinatown (via Paolo Sarpi e dintorni) diventata ultimamente tempio dello street food, non solo cinese.
Federica Zanini