MILANO Arese inaugura la nuova sede nel ricordo di Peppino Prisco

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    L’inaugurazione della baita per un gruppo è un evento di straordinaria importanza che, oltre ai valori del focolare esprime speranza nel futuro. È ovvio, infatti, che se non vi fosse la certezza di un lungo cammino associativo ancora da percorrere, gli alpini, che prima di ogni altra cosa sono persone concrete, non si dannerebbero l’anima per sistemare la nuova sede. E con questo spirito gli alpini del giovane gruppo di Arese lo scorso 8 ottobre hanno inaugurato la loro nuova casa.

    Lo hanno fatto con una cerimonia semplice che ha coinvolto tanti alpini e la popolazione che, con il sindaco in testa, ha voluto partecipare a tutte le iniziative preparate per l’occasione. Un gruppo di Alpini è, in ogni caso, ancorato saldamente alle tradizioni e se guarda al futuro non dimentica di riflettere sul proprio passato. Proprio per questo, oltre alla manifestazione ufficiale della domenica con la sfilata per le vie di Arese, l’omaggio ai Caduti, il taglio del nastro e la S. Messa il gruppo intitolato a Peppino Prisco, ha voluto dedicare una serata al ricordo di questo straordinario personaggio, nel quinto anniversario della scomparsa.

    Sotto la direzione del capogruppo Orlandini e con l’attenta regia di Vittorio Mucci all’Auditorium di Arese si sono alternati i ricordi del consigliere nazionale Cesare Lavizzari, di Beppe Parazzini, del gen. Luigi Federici, di Bruno Pizzul, di Nelson Cenci e del figlio di Peppino, Luigi, senza un cenno di malinconia, ma solo di sincero affetto e gratitudine verso un uomo al quale tutti noi abbiamo voluto bene e che ci ha ripagati con un immenso spirito alpino dal quale abbiamo tratto insegnamenti indelebili. Gli interventi si sono susseguiti, a pensarci bene, in un clima quasi surreale, alternati dalle cante del coro del gruppo di Limbiate.

    Si avvertiva la sensazione che da un momento all’altro Peppino sarebbe entrato dalla porta principale per ricevere il giusto tributo di affetto dai presenti. Gli oratori, infatti, ne parlavano al presente, come se fosse ancora tra noi. E forse è proprio così. Gli uomini straordinari non ci lasciano mai. E Peppino Prisco è certamente uno di questi.