Memoria e riconoscenza

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    Un virus insidioso, imprevisto e imprevedibile. Ha mietuto milioni di vittime nel mondo e, specie nelle prime fasi, ha infierito spietatamente nel nostro Paese, in primo luogo nelle regioni del Nord. E tra quanti sono stati portati via dal male pandemico gli alpini sono stati tantissimi, specie nelle province di Bergamo e Brescia, le più colpite in assoluto. Ma la pandemia è stata per le penne nere l’ennesima occasione per mettersi all’opera fronteggiando un’emergenza: dal miracolo dell’ospedale realizzato in Fiera, a Bergamo, in soli sette giorni, a quelli riattivati in un baleno in Veneto, all’assistenza agli anziani con la distribuzione di mascherine e medicinali, al controllo del territorio, al servizio negli hub vaccinali (impegno tutt’altro che terminato), gli alpini hanno prestato una incredibile quantità di giornate di lavoro e si sono ulteriormente guadagnati la stima di tutti.

    Per questo l’Ana ha voluto dedicare a quanti sono “andati avanti” e a chi si è impegnato nei servizi di contrasto alla pandemia una “Giornata del ricordo e della riconoscenza”, scegliendo per la cerimonia Palazzolo sull’Oglio, cittadina di confine proprio tra le province di Brescia e Bergamo, divenute città simbolo nell’emergenza Covid-19. Una manifestazione corale, nel rispetto delle normative anti-Covid, con l’intervento del Labaro, di decine e decine di vessilli e centinaia di gagliardetti: presenti, con il Presidente nazionale Sebastiano Favero e il Consiglio nazionale, il ministro della Difesa, on. Lorenzo Guerini, il comandante delle Truppe Alpine, gen. C.A. Ignazio Gamba, l’assessore regionale della Lombardia, Alessandro Mattinzoli, i sindaci di Brescia, Emilio Del Bono, di Bergamo, Giorgio Gori e di Palazzolo, Gabriele Zanni.

    Dopo l’alzabandiera e gli onori al Labaro, con l’intervento della fanfara alpina Valchiese di Gavardo, nel piazzale antistante, le grandi strutture del Centro Fiera di Palazzolo hanno ospitato mille penne nere che hanno ascoltato gli interventi ufficiali e partecipato alla concelebrazione della Messa in suffragio degli alpini “andati avanti”, presieduta da mons. Gaetano Bonicelli, già Ordinario militare, meravigliosamente saldo nei suoi 97 anni. Di quanto siano preziosi gli alpini per i loro territori di appartenenza hanno parlato i tre primi cittadini e l’assessore regionale, sottolineando la positività del modello di partecipazione sociale interpretato dalle penne nere, che, specie nei giorni bui della pandemia, hanno contribuito, oltre che operativamente, a mantenere nella gente la fiducia e la sensazione che la reazione collettiva c’era, c’è ed è efficace.

    Il gen. Gamba ha scelto invece la testimonianza di un soldato per raccontare dell’impegno e dello spirito delle Forze Armate nel contrasto alla pandemia: un autiere, che era alla guida dei camion militari che nella primavera del 2020 trasportarono alla cremazione, in lugubre teoria, quasi mille feretri di bergamaschi falcidiati dalla malattia. «Ai familiari che hanno dovuto affidare i loro cari in mani estranee – scrisse il militare – voglio dire che essi non avrebbero potuto fare un viaggio migliore». «Ecco, i nostri soldati, i nostri alpini – ha chiosato Gamba – hanno mostrato in tutti quei servizi grande umanità». «Son tanti i grazie che dovremmo esprimere – ha sottolineato poi il Presidente nazionale Favero – perché l’impegno e la disponibilità sono andate al di là del ragionevole. Fino dal primo momento, specialmente nelle province di Bergamo e Brescia, le più colpite, c’è stata una risposta immediata per dare aiuto. Gli alpini lo hanno fatto senza porsi il problema se fosse sicuro o no, lo hanno fatto perché si doveva fare, perché per le penne nere il senso del dovere viene prima». Sono stati – ha ricordato Favero – oltre 20mila i volontari che hanno prestato la loro opera per un totale, sino a fine novembre, di 250mila giornate, a cui si aggiungono oltre mille cittadini, privati e aziende, che hanno aiutato generosamente e concretamente l’Associazione durante l’emergenza sanitaria: durante l’emergenza l’Ana ha raccolto, tra valore dei materiali e donazioni, oltre 5 milioni di euro.

    Ai volontari alpini è stata conferita (simbolicamente a Palazzolo, per essere distribuita poi nelle Sezioni) una spilla da mettere sul cappello, un quadretto ricordo è andato alle Sezioni, alla Sanità Alpina e alla Protezione Civile Ana, mentre ai tanti donatori è stata consegnata una targa per ringraziarli del sostegno prestato. Favero ha concluso il suo intervento guardando al futuro: «Vorremmo che la nostra opera e la nostra presenza lasciassero un segno e che questa nostra realtà e nostri valori potessero continuare con i giovani». E ha annunciato perciò che nel 2022 «i Campi Scuola per ragazzi e ragazze, che in fase sperimentale hanno dato ottimi risultati, saranno implementati». È toccato quindi al ministro della Difesa, on. Lorenzo Guerini (che ha anche premesso di aver lasciato a casa il suo cappello alpino «per non esagerare», annunciando però che sarà orgoglioso di indossarlo alla prossima Adunata): «Nei giorni complicati dell’inizio della pandemia – ha esordito – si ragionava su come poter intervenire e il vostro presidente Favero ci disse subito ‘noi ci siamo’ e così è avvenuto. Grazie, per quello che fate, per l’umanità e lo spirito di sacrifico che dimostrate».

    E raccogliendo la sollecitazione di Favero in tema di futuro associativo e di impegno dei giovani al servizio della Patria ha aggiunto: «C’è un’interlocuzione in corso, stiamo ragionando, anche perché l’attuale strumento militare richiede modelli diversi da quelli del passato, in primo luogo per il tipo di addestramento e per le esigenze che le Forze Armate sono chiamate ad affrontare. Dentro a queste evoluzioni, però, c’è lo spazio per ragionare con modelli che ci consentono di rispondere all’esigenza cara all’Associazione: stiamo ragionando sulla Riserva e sull’evoluzione di un modello dell’Associazione, confrontandoci anche con altri ministeri interessati. In questo modo potremo alimentare anche il senso del dovere, dell’amore e del servizio alla Patria nelle nuove generazioni». E ha concluso estendendo il grazie suo e delle istituzioni anche a tutte le Forze Armate «che hanno risposto alla chiamata del Paese con grande capacità e prontezza, dando un contributo decisivo alla campagna di contrasto alla pandemia ».

    Massimo Cortesi