Mai strack

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    Sono un alpino classe 1941, iscritto all’Ana dal 1964, anno in cui ero ancora militare. Facevo parte del plotone alpini paracadutisti dell’Orobica, fiore all’occhiello del reggimento, la panna montata dell’Esercito, così ci veniva detto dai vari “caporioni” responsabili, alla fine di ogni manovra effettuata in alta montagna. Ho frequentato il corso di roccia, sci, judo, esplosivi e altri ancora. In poche parole, mi sento un alpino “puro sangue”. In tutti questi anni eravamo sempre presenti sul vostro giornale, con immagini spettacolari, come lanci in montagna sulla neve, manovre effettuate all’estero e tante altre bellissime foto. Ora, ed è questo il motivo per cui vi scrivo, dal momento che gli alpini parà, non sono più sotto il comando delle Truppe Alpine, ci avete dimenticati. Ma noi siamo e saremo sempre alpini.

    Ivano Biasotti, Gruppo di Bedonia, Sezione di Parma

    Caro Ivano, con me, che negli anni ’70 ho a mia volta prestato servizio nell’Orobica, sfondi una porta aperta. Nessuno di noi si sogna di non considerare alpini i parà del Monte Cervino. Semmai il problema è “organizzativo”: non rientrando più i ranger tra l’organico delle Truppe Alpine, ma tra quello delle Forze Speciali, sono drasticamente diminuite le occasioni in cui l’Ana è coinvolta negli eventi e nelle esercitazioni che riguardano questo reparto (che tra l’altro deve mantenere un profilo di comprensibile discrezione, per non dire riservatezza). Però non perdiamo occasione per pubblicare fotografie di incontri dei Mai strack congedati, spesso col gen. Gamba – parà pure lui – e notizie nel nostro portale www.ana.it. Il fatto che il reggimento porti ancora orgogliosamente il cappello con la penna direi che è una risposta concreta alle tue perplessità. Da parte nostra, ti assicuro, c’è la massima disponibilità ad accogliere su L’Alpino notizie ed eventi degli alpini paracadutisti (come ospitiamo quelle dei reparti di Cavalleria che operano in ambito Truppe Alpine): aspettiamo solo l’occasione.