Nel libro di Giulio Bedeschi Nikolajewka, c’ero anch’io è riportato uno scritto del sottotenente Leonardo Caprioli, 52ª cp., btg Edolo, 5º Alpini, con una definizione curiosa. Caprioli scrive: “Arrivai alla 216ª nel novembre 1942, una compagnia formata da alpini e bersaglieri. Nacquero così i bersalpini, come usavano chiamarsi quelli della 216ª, che, quando arrivai al Caposaldo, mi mostrarono con orgoglio e rimpianto, le fiamme cremisi che ognuno di loro, aveva cucito sul retro della giubba, in contrapposto alle fiamme verdi”. Motivo di questa “fusione”, è spiegato da Caprioli e dal capitano Ugo Morini, comandante la 216ª compagnia Anticarro: “La 216ª compagnia divisionale di cui ero il comandante, era nata nel deposito del 7º rgt. bersaglieri, motorizzata con cannoni 47/32. Nella primavera del 1942, con i suoi 144 bersaglieri transitò nel Corpo alpino alle dipendenze della divisione Tridentina, con l’aggiunta di 76 muli e 86 conducenti prelevati dal 6º Alpini”. Caprioli: “Le cifre della 216ª durante la ritirata sono abbastanza eloquenti: più del 50% degli uomini morti e catturati dai russi; dalla prigionia ne rientreranno solo due. Attraverso queste righe, voglio giunga a tutti i bersalpini, primi fra tutti i Caduti, il mio più deferente ed affettuoso ricordo; ai vivi, l’augurio che quei sentimenti di amicizia e di solidarietà che ne fecero in Russia un ferreo reparto, possano a lungo durare anche in questi tempi di pace”.
Delio Tessari, Gruppo di Cogne, Sezione di Aosta
Grazie, caro Delio, per aver ricordato queste figure di soldati: bersaglieri ed alpini, piume e penne, uniti in un tragico e valoroso destino, per cui ancora oggi rivolgiamo ad essi pensieri di deferente memoria.