Lo zaino come metafora. Vera

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    Il recente convegno della stampa alpina e, prima ancora, l’incontro con i giovani hanno fatto comprendere che, a forza di interrogarci sul futuro ora che la leva non c’è più, abbiamo tante cose da fare e che non dobbiamo perder tempo per farle. Non c’è dubbio che tradizioni generazionali e storia alpina costituiscono il nostro patrimonio, ma abbiamo tutto un magnifico futuro da costruire per il quale contiamo molto anche sui giovani che di questo futuro diventeranno indiscutibilmente i protagonisti.

    Finita o sospesa la leva, viene da chiederci cosa ne sanno i volontari, cosa sanno delle esperienze e della vita degli alpini che li hanno preceduti nelle stesse caserme o in quelle purtroppo abbandonate. E, parimenti, dobbiamo noi stessi chiederci cosa fanno i volontari, da quelli a ferma annuale a quelli a lunga ferma. Quali sono le loro aspirazioni, le loro aspettative, i loro progetti. Ci sono capitani che appena ieri hanno comandato alpini di leva e ai quali oggi è affidata una compagnia di professionisti con alle spalle numerose missioni all’estero. Fra dieci anni, forse anche meno, i giovani ufficiali non sapranno neanche com’erano i najoni : avranno una mentalità adeguata alla realtà che vivranno: correremo il rischio di non capirci più, di essere accolti con cortesia, certo, ma anche con un tenue sorriso di circostanza. In che modo potranno convivere due culture, due mentalità diverse?

    Un suggerimento è venuto dal generale Carlo Frigo, al convegno della stampa alpina: Venite nelle caserme a parlare con nostri volontari, fatevi conoscere, accoglieteli nei vostri gruppi, nelle vostre sezioni. Date loro una mano, anche nella vita civile, fate loro capire che ci siete e cos’è la famiglia alpina . Facciamoci dunque conoscere di più dai giovani volontari che non provengono da territori a tradizione alpina ed aiutiamoli a crescere anche fra i nostri gruppi e le nostre sezioni. Del resto anche fra i nostri iscritti ci sono tanti giovani, come abbiamo potuto verificare all’incontro avvenuto il 20 marzo scorso a Milano: essi hanno ovviamente un rapporto più diretto con i loro coetanei e sono anche disposti ad assumersi responsabilità nell’ambito associativo, un desiderio che incontra la dichiarata disponibilità del presidente nazionale e del CDN a considerare spazi e settori a loro più congeniali nei quali rendersi utili, anche professionalmente.

    Questo apporto di vitalità, questa nuova linfa costituisce una grande ricchezza, come lo sono i nostri veci alla cui scuola giovani sono cresciuti e crescono così bene. E noi ci interrogavamo sul futuro, come se non avessimo invece tanto da fare? Noi parliamo dello zaino alpino come di una metafora di valori: siamo ancora felici di portarlo sulla spalle nel nostro cammino.