Lo spettacolo che fa piangere

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    Egregio direttore, ho letto la sua nota nell’editoriale del numero di aprile. Concordo con le sue osservazioni circa quello “spettacolo fa discutere” e, se permette, direi anzi che “fa piangere”, per avere la pretesa di divulgare una favolafiction circa la vita militare. Ne ho visto qualche puntata ma ogni volta mi son chiesto cosa c’entrasse quella messa in scena con tanto di mimetica e di elmetto con la vera vita militare. Mi son chiesto ancora se il regista stesso o il produttore dello sceneggiato abbiano fatto o non fatto il servizio di leva. Ho osservato che a proposito di voler pretendere di filmare tratti salienti della vita di caserma, mancavano in quelle scene i tempi e ordini di servizio come quello di guardia, di sentinella, di corvè, di fureria, di armeria, di cucina, per non dire poi che alle uniformi di quei “militi” mancavano le stellette, dettaglio minimo si potrebbe dire ma per un vero militare è un tratto sostanzialmente identificativo.

    Francesco Useli, Sezione di Venezia

    Effettivamente più che uno spaccato di vita militare, ne sembrava la parodia. L’unica cosa consolante è che siamo qui a parlarne. Per dire che cosa è il servizio militare e, soprattutto, cosa non è.