Le Truppe Alpine oggi

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    La scelta di portare in sfilata all’Adunata di Rimini tutte le Bandiere di guerra dei diciotto reggimenti che dipendono dal Comando delle Truppe Alpine (più una, d’istituto del Centro di addestramento alpino) simboleggia plasticamente il 150º anniversario di fondazione del Corpo degli alpini, inteso nella sua pienezza e coralità. Le penne nere, che rientrano concettualmente nei moderni reparti di fanteria leggera, hanno inciso nel loro stesso Dna il carattere che le rende uniche e inimitabili: ovvero la connotazione “da montagna”, intesa come capacità di vivere, operare e combattere in montagna, ma anche come specializzazione a 360° in questo ambiente, con attività come il Meteomont (operativo dal 1972) e il Soccorso alpino.

    Il nostro cuore d’alpino è legato ai ricordi del servizio militare che, per la larghissima maggioranza dei soci Ana, è stato svolto nell’Esercito di leva, quando il Corpo d’Armata Alpino non era ancora diventato Comando Truppe Alpine: i decenni trascorsi e la trasformazione dello strumento militare in professionale hanno dato agli alpini un assetto numericamente più contenuto ma certo più adeguato alle moderne esigenze operative. Oggi dal “Comalp” (che ha anche le competenze, una volta dette di presidio e ora territoriali, su Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e Trentino Alto Adige) dipendono circa diecimila uomini e donne, inquadrati nelle brigate Taurinense e Julia (le superstiti del vecchio “schema di leva” a cinque che comprendeva Cadore, Orobica e Tridentina), nel Centro addestramento alpino di Aosta (dove c’era la Smalp, Scuola militare alpina) oltre che nei comandi militari dell’Esercito Piemonte, Lombardia e Liguria, più l’Ufficio affari territoriali della Val d’Aosta.

    Il braccio operativo sono le due brigate, definite pluriarma perché hanno componenti di varie specialità: ciascuna Grande unità, infatti, comprende tre reggimenti di fanteria alpina (2º, 3º e 9º la Taurinense, 5º, 7º e 8º la Julia), che possono contare in operazioni sull’appoggio di un reggimento di artiglieria “terrestre” (il 1º la Taurinense, il 3º la Julia) con vocazione da montagna, grazie agli obici da 105/14, recentemente “rivitalizzati” e ai mortai da 120 mm, ma equipaggiato anche con pezzi d’artiglieria campale, gli obici FH70 da 155/39), di un reggimento di cavalleria (Nizza 1º la Taurinense, Piemonte 2º la Julia dotato delle blindo ruotate 8×8 Centauro con cannone da 105 mm) addestrato ad operare nel contesto montano, di un reggimento genio guastatori alpino (32º la Taurinense, 2º la Julia) e di uno Logistico (per il mantenimento di mezzi, sistemi d’arma, rifornimenti e trasporti).

    Il Centro addestramento alpino di Aosta, poi, è una eccellenza nel panorama addestrativo mondiale, destinata a formare il personale delle Truppe Alpine e delle Forze speciali ad operare in montagna (oltre che ospitare nelle sue sedi gli atleti delle discipline invernali anche olimpiche). I reparti alpini sono stati impiegati intensamente in missioni internazionali negli ultimi decenni (Libano, Iraq, Afghanistan, Bosnia, Kosovo, Albania e prima ancora Kurdistan e Mozambico, ancora con personale di leva) ed in questi mesi difficili sono presenti in contesti operativi assai delicati come Lettonia e Norvegia. La Julia è anche perno della Multinational Land che dal 1998 opera sinergicamente con le forze di Slovenia e Ungheria e nel 2017 in Libano si è schierata in configurazione Defence Cooperation Initiative con Austria, Croazia, Slovenia e Ungheria, con cui condividiamo interessi nel campo della difesa.

    La Taurinense coopera invece con gli chasseurs alpins francesi. In ogni contesto le penne nere si sono fatte apprezzare per coesione ed efficacia, frutto proprio di mentalità e spirito di corpo che si creano quasi istintivamente con l’addestramento in montagna. Addestramento che è connaturato coi concetti di verticalità ed articità, intesi come capacità di muovere su terreni impervi e con clima sfavorevole per acquisire posizioni di vantaggio: formazione che richiede impegno fisico e mentale non indifferenti, ma che poi si traduce in positività in teatro di operazioni. Non mancano oggi anche gli impegni in Patria, come l’operazione Strade Sicure, il concorso nel contrasto alla pandemia da Covid19, la presenza sulle piste da sci, il Soccorso alpino e gli interventi di supporto alle esigenze di Protezione Civile, che negli ultimi tre anni si sono intrecciate con quelle dell’Ana nelle esercitazioni Vardirex.

    Le Truppe Alpine oggi sono dunque uno strumento molto flessibile, anche se molte dotazioni avrebbero bisogno di un ulteriore step verso le esigenze attuali: dipende ovviamente da ragioni di bilancio, ma è da tempo che, per fare un paio di esempi, all’artiglieria da montagna servirebbe un pezzo ben più “performante” del venerabile 105/14 (si parla da anni dell’adozione del Light Gun britannico da 105 mm); come è pure per i cingolati blindati BV206S, che pur molto mobili, offrono all’equipaggio una protezione solo leggera, a differenza dei più adeguati BVS10 (dello stesso costruttore). Quanto sta drammaticamente accadendo in Ucraina potrebbe indurre il Paese a mettere mano a molte esigenze.

    Questo ovviamente nulla toglie al “concetto” di alpino, un soldato formato nella scia della tradizione da cui derivano molti dei nostri valori fondamentali, nei quali ancora oggi possiamo a ragion veduta riconoscerci e che possiamo affiancare con legittima fiducia in mille attività, sicuri di essere le due facce della stessa medaglia.

    Massimo Cortesi

     

    CUORE PULSANTE DELL’ALPINITÀ
    Le parole del gen. Gamba

    «Le Truppe Alpine custodiscono un passato ed un vissuto davvero importante. A 150 anni dalla costituzione del Corpo degli alpini essere all’altezza di quanti ci hanno preceduto è una sfida costante e impegnativa, che assorbe tutte le nostre energie. Il Comando, le brigate Julia e Taurinense e il Centro addestramento alpino di Aosta con le Unità alle dipendenze rappresentano il cuore pulsante della ‘alpinità’ così come ce la hanno tramandata i nostri ‘vecchi’: un misto di stoica propensione al sacrificio per le comunità di cui siamo espressione, tantissima preparazione fisica e tecnica e un fortissimo attaccamento alla nostra storia ed ai nostri principi. In un contesto caratterizzato da dinamicità e da impieghi dalla dimensione internazionale, siamo in un certo senso un organismo che evolve con la tecnologia e con i tempi, ma mantiene fermi, ben saldi, i propri valori. Forse proprio per questo la popolazione ci riconosce in questi valori e ci apprezza: e di questo siamo fieri».