Le opportunità di un videogioco

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    Mi chiamo Marco, ho 27 anni e gioco ai videogiochi da quando ne avevo 5. Vi scrivo in merito alle parole riportare sul corriere.it del Presidente Sebastiano Favero, il quale lamentava la presenza di una mappa del videogioco “Battlefield 1” ambientata sul Monte Grappa. Cito: «Ovvio che sono contrario ad una cosa del genere, non ci sembra affatto il caso di trasformare un luogo sacro in un videogioco. Il Monte Grappa dovrebbe essere ricordato per il sacrificio di chi ha combattuto ed è morto lassù, dall’una e dall’altra parte, e non quindi essere riportato d’attualità in questo modo, con gente che spara e uccide, con sangue ovunque. 

     

    Temi delicati, come quello della guerra, specie di questi tempi, vanno affrontati in maniera diversa e non in modi devianti come questo». Senza entrare nello specifico di ogni singola frase, è chiaro che queste dichiarazioni vengono fatte da una persona, che con tutto il rispetto, non conosce a fondo il media videoludico. Si fa riferimento al fatto che un tema di questo tipo non dovrebbe essere trattato così per rispetto di chi è morto in entrambi gli schieramenti. Allora io vi pongo queste domande. Non è forse peggio riportare su un libro scolastico semplicemente una serie di date con una breve descrizione di quello che è successo e ripeterle a memoria per l’interrogazione, con il risultato che il mese dopo già non ci si ricorda più nulla? Perché non vedere questo gioco come un’opportunità per le nuove generazioni di informarsi sul serio su quanto accaduto, in questo caso sul Monte Grappa? Non sto dicendo che i videogiochi vanno sostituiti allo studio vero e proprio della materia ma che in moltissimi casi possono essere un’integrazione allo stesso e possono invogliare a informarsi su eventi che altrimenti finirebbero presto del dimenticatoio. Io vivo a Bassano del Grappa e sono onorato per la scelta fatta di citare un evento del genere in un videogioco che andrà al grande pubblico, composto per lo più da adolescenti, che magari incentivati dalla curiosità andranno a informarsi meglio su quanto accaduto sul Monte Grappa. Vi ringrazio per l’attenzione e buon lavoro.

    Marco Felline, Bassano del Grappa

    Caro Marco, non sei il solo a ragionare in questo modo e forse un po’ di ragione ce l’hai anche tu. Io credo che l’obiettivo che tu indichi, e cioè quello di far conoscere gli eventi bellici attraverso un gioco, avrebbe potuto essere raggiunto anche senza usare le immagini reali del Monte Grappa. Quante altre montagne potevano prestarsi a fare da scenografia? Non dimentichiamo che per molte famiglie il Monte Grappa è una sorta di cimitero dove sono caduti i loro cari e dove sono ancora dispersi molti loro resti. Averlo trasformato in uno spazio geografico per far divertire le nuove generazioni non è il massimo dello stile e della sensibilità.