Anni di pace

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    Il decennale dell’ampliamento della United Nations Interim Force In Lebanon (Unifil) è stato il tema dell’incontro svoltosi presso l’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica di Milano, cui hanno partecipato anche il Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano (già comandante e capo missione di Unifil dal 2007 al 2010) e il generale Franco Federici, già comandante della brigata alpina Taurinense in Libano tra il 2015 e il 2016. 

     

    Alla presenza del Rettore della Cattolica e di oltre 150 studenti, diversi studiosi si sono confrontati insieme a protagonisti d’eccezione della missione dei Caschi Blu che – nata nel 1978 – è stata rafforzata nel proprio mandato nell’agosto del 2006, quando il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite adottò la risoluzione 1.701 che pose fine al conflitto tra Israele e Hezbollah, costato1.500 vittime e la devastazione del Libano meridionale.

    Un conflitto scoppiato il 12 luglio di dieci anni fa lungo il confine tra Libano e Israele, a seguito del lancio di razzi contro posizioni israeliane da parte delle milizie di Hezbollah, seguite dallo sconfinamento e l’attacco a una pattuglia israeliana che portò all’uccisione di tre soldati e alla cattura di altri due. La reazione israeliana avvenne con forze aeree, di terra e navali che bombardarono le posizioni di Hezbollah, che da parte sua continuò il lancio di razzi contro città e obiettivi oltre il confine.

    Per due mesi i duemila Caschi Blu di Unifil già presenti nel Paese dei Cedri mantennero le posizioni, nonostante le forti limitazioni imposte dal conflitto, senza rinunciare a fornire aiuti medici e umanitari ai civili, opera che provocò cinque vittime tra il personale delle Nazioni Unite. Dopo un fitto round negoziale, fu adottata la risoluzione 1.701 per la cessazione totale delle ostilità da ambo le parti, chiamando Libano e Israele a sostenere una tregua permanente e una soluzione alla crisi.

    La risoluzione autorizzò l’ampliamento del contingente di Unifil a 15mila militari, espandendone il mandato e prevedendo – per la prima volta in un’operazione di peacekeeping delle Nazioni Unite – anche forze navali. A tempo di record, a seguito del cessate il fuoco e del graduale ritiro israeliano, forze italiane, francesi e spagnole andarono a integrare il contingente di Unifil già presente sul campo, consentendo un’azione efficace nel creare nuove condizioni per la sicurezza della regione della “Blue Line”. Attualmente sono oltre 10.000 i Caschi Blu che operano nel sud del Libano, 1.100 dei quali appartengono alle Forze Armate italiane.

    L’Italia gioca da un decennio un ruolo essenziale nella missione, di cui ha assunto la guida ininterrottamente dal 2007, a riconoscimento dell’importanza e della qualità dell’impegno sul campo, all’insegna dell’imparzialità, del dialogo e della solidarietà. Proprio questi aspetti sono stati al centro della relazione del generale Graziano, il quale ha evidenziato lo stile acquisito dalla missione, basato su un’azione che fosse, ad un tempo, rispettosa della sovranità libanese e contemporaneamente capace di rassicurare gli interlocutori israeliani.

    Un’azione esplicata attraverso l’inedita e importante “Commissione Tripartita”: il solo luogo in cui israeliani e libanesi hanno contatti diretti. Il generale Graziano ha rimarcato il successo complessivo di Unifil, ottenuto anche grazie alla capacità dei militari italiani nel collaborare attivamente con le Forze Armate di Beirut e nell’instaurare rapporti cordiali con la popolazione e con le autorità locali: la cosiddetta Italian Way.

    Mario Renna