Le nostre armi

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    Egregio direttore, abito a Vicenza e qualche tempo fa ho accompagnato un gruppo di Auc del mio stesso 40º corso della Smalp di Aosta a visitare l’Ossario del Grappa ed il giorno dopo quello del Pasubio. In entrambi i casi abbiamo recitato la Preghiera dell’Alpino modificata. Leggo su L’Alpino di ottobre Memoria e storia che proprio sul Pasubio la cerimonia religiosa è stata ufficiata da mons. Bruno Fasani che ha rivolto un accorato appello a taluni vescovi che impongono nelle loro diocesi la modifica della Preghiera dell’Alpino: è scattato l’applauso dei convenuti che si sono sentiti liberi di recitare in coro la preghiera come è nata. Mi sembra di rivedere Berlusconi che, ripreso da alcune televisioni, si è permesso di raccontare delle barzellette con inserite bestemmie che causavano l’ilarità e tutti applaudivano. Mi scusi monsignore, so che è una diatriba infinita, ma Lei che è Uomo Consacrato pensa che Dio benedica le armi? O come per tanti, mi scusi, najoni, è bello recitare così! Ieri, domenica, la liturgia riportava nella prima lettura dal Libro dell’Esodo (17,8-13) Mosè è aiutato da Aronne e Cur a tenere le braccia alzate fino al tramonto. Giosuè sconfisse Amalek e il suo popolo, passandoli poi a fil di spada. Al che un ragazzo si è rivolto a me dicendo: “Se è questo che mi insegnano in chiesa, io vado fuori”!

    Antonio Pasquetto, Vicenza

    La prima reazione davanti a questa lettera è stata: ma c’è o ci fa? E non tanto perché non si possa dissentire dai miei punti di vista. Ci mancherebbe! Ma è il paragonarmi ad un barzellettaio che bestemmia per cercare l’applauso che non fa onore alla tua intelligenza. Così come non ti fa onore il fatto che contesti la chiesa perché non cambia la Bibbia. Intelligenza vuole che ogni realtà vada contestualizzata per distinguere l’imballaggio dalla sostanza che racchiude. E comunque da uomo di pace, quale presumo ti reputi, devo concludere che la coerenza non è il tuo forte. Offendere le persone è arma peggiore di quella di chi recita la Preghiera dell’Alpino, che si limita alle parole senza ferire.