Lass ai confin tien sempre alta la Bandiera

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    La vicenda del sindaco di Taipana che contesta il Tricolore esposto da un alpino.

    Mai come a Platischis, piccolo villaggio del Friuli sulla strada che entra in Slovenia e, in pochi km, giunge a Caporetto, sono divenuti d’attualità i versi della nostra marcia d’ordinanza, il trascinante 33 che riportiamo nel titolo.
    Il perché è presto detto: a fine agosto un pretino di poca esperienza, dovendo celebrare la festa patronale, non gradì la presenza dei tanti piccoli tricolori con i quali la popolazione, devota a Dio e alla Patria, aveva pavesato le stradette del borgo; tra essi il bel bandierone che l’alpino, nostro associato, Lino Giacomini mantiene sempre ben in vista sulla propria casa: per il sacerdote erano simboli laici che mal si conciliavano con quelli religiosi. E lo disse al sindaco del comune di Taipana di cui Platischis è frazione. La cosa poteva anche chiudersi lì, da interpretare al massimo come un sussulto del mai sopito sentimento anti nazionale di alcuni rappresentanti del clero, susseguente alla caduta del potere temporale dei Papi per opera dei bersaglieri del generale Raffaele Cadorna.
    E invece no: il sindaco di Taipana, Elio Berra, forte di dubbie convinzioni, consiglia Giacomini, specie al sopraggiungere del 4 Novembre che lui contesta, di ammainare il Tricolore. Giacomini, sbalordito e incredulo, si sente in dovere di richiamare alla realtà il primo cittadino inviandogli un quadro contenente la Poesia della Bandiera . Il sindaco allega al quadro una lettera piena di contraddizioni: sostiene, il Nostro, che la Bandiera non è un valore assoluto e che da rispettare, caso mai, sono i governanti, se sono saggi, mentre sono da combattere, se non rispettano, i propri cittadini, di qualsiasi cultura essi siano .
    Compreso l’alpino Giacomini, signor sindaco?
    Il quale sindaco continua la lettera facendo una cronistoria di malefatte italiane, concludendo che quella Bandiera ricorda aggressioni al di là del confine , vedendola sventolare sul suolo italiano.
    Possiamo comprendere pur non condividendoli i sentimenti del signor Berra, di madre e nonna slovene in ogni espressione della loro vita ; comprendiamo meno il sindaco Berra, che a quella Bandiera ha prestato giuramento. Gli suggeriamo di defilarsi dall’orizzonte, se la bandiera italiana gli dà tanto fastidio. Non sembra essere in sintonia con i suoi vicini che guardano verso l’Italia per entrare in Europa, in un’unica Patria, più grande, vicini che con il nostro esercito aggressore sono impegnati in una comune azione di pace nei Balcani.
    Una Bandiera che sventola sul proprio suolo non arreca offesa a nessuno, signor sindaco.
    Ovviamente, il caso è divenuto nazionale; molti quotidiani ne hanno parlato, il nostro presidente ha inviato una lettera di solidarietà a Giacomini. Dura condanna è stata espressa dai sindaci di Nimis, Attimis, Faedis e Tarcento che, stupefatti e increduli, censurano il loro collega.
    Questi i fatti: un commento però è d’obbligo. Se è vero che, parafrasando un celebre detto, ogni paese ha i politici (sindaco compreso) che si merita, sembra a noi che Taipana sia stata eccessivamente punita dal Fato. Infatti la cittadina e le sue frazioni, che hanno sofferto gli insulti di due guerre mondiali, che hanno subito la maledizione dell’emigrazione di massa, sopportato le conseguenze del terremoto, non meritavano un primo cittadino che disprezzasse il primo simbolo nazionale, arrivando a dire che: Anche i nostri vicini sul confine hanno molto di che recriminare vedendo la nostra bandiera . I martiri delle foibe sono sistemati.
    Abbiamo citato un detto a proposito dei politici; ce ne sarebbe un altro che ben si attaglia al Nostro, laddove si parla di ragli e di cieli. Ma non lo riportiamo per il rispetto dovuto a chi si cinge della fascia tricolore.
    E tu, caro Giacomini, alpino dal cuore puro, non cedere, continua nella tua lotta e mantieni alta la Bandiera . (
    c.d.d)