La storia parte da Napoli

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    Un grande abbraccio. È quello che Napoli ha riservato ai tanti alpini, in armi e in congedo, che hanno affollato per un fine settimana le pittoresche vie, le grandi piazze e l’assolato lungomare per celebrare degnamente il 150º anniversario di fondazione del Corpo. I napoletani hanno accolto a braccia aperte le penne nere con un misto di affetto e stupore, comprensibile in una città di mare che si è (in larga parte) scoperta “genitrice”, seppur per coincidenza storica, dei più famosi soldati della montagna. Ma la gente di mare, lo ha ricordato anche il comandante delle Truppe Alpine, gen. C.A. Ignazio Gamba, conosce bene che cosa significhi operare in ambienti difficili e non ha faticato a trovare il connubio con questi soldati che sulle creste e sulle nevi devono sapersi muovere sempre in coordinata sinergia, come l’equipaggio di una nave, pena il fallimento.

    La due giorni partenopea è stata caratterizzata da un programma concentrato in pochi luoghi e poco tempo, ma talmente denso da aver richiesto un lungo e meticoloso lavoro di preparazione ad opera del Comando Truppe Alpine in stretta cooperazione con l’apposita Commissione creata in seno all’Ana: anche perché Napoli non è certo un capoluogo semplice da affrontare, specie in un periodo di grandi afflussi turistici come è ottobre. Tutto però si è svolto senza sbavature e ha offerto sabato 15 ottobre, data esatta della firma del Regio Decreto che nel 1872 sanciva la nascita delle prime 15 compagnie alpine, un vero e proprio “spettacolo” di cerimonia, col finale trionfale sancito dal sempre emozionante sorvolo della pattuglia acrobatica nazionale, le “nostre” Frecce Tricolori.

    Le celebrazioni sono in realtà iniziate già il venerdì, prima con una visita del gen. Gamba e del Presidente Favero alla Scuola militare Nunziatella, da cui provengono praticamente tutti i vertici delle nostre Forze Armate; poi con l’inaugurazione della mostra storica, dedicata alle Truppe Alpine dell’Esercito e all’Ana, allestita nel cortile di Palazzo Reale: mostra che ha registrato un notevole successo, grazie al grande afflusso di visitatori alla prestigiosa reggia partenopea. Successo che non è certo mancato anche alla Cittadella degli alpini, inaugurata venerdì pomeriggio, allestita dall’Esercito sul Lungomare Caracciolo, frequentatissimo dalle famiglie napoletane, che hanno dimostrato di gradire particolarmente il contatto diretto con mezzi e dotazioni delle Truppe Alpine e la possibilità di cimentarsi in tutta sicurezza, ad esempio, con una piccola palestra di roccia. E sempre venerdì le fanfare alpine (quella della brigata Julia, della brigata Taurinense e dei congedati della Tridentina) hanno proposto i loro coreografici caroselli in varie piazze della città, per poi riunirsi, assieme alla fanfara dei bersaglieri Garibaldi in piazza Plebiscito, ed eseguire, applauditissimi dalla folla, brani come “‘O surdato ‘nnammurato”, l’Inno degli alpini e quello di Mameli.

    La giornata è stata conclusa dalla celebrazione della Messa nella Regia basilica di San Francesco di Paola, che domina la piazza, presieduta dall’arcivescovo Ordinario militare, mons. Santo Marcianò. Una celebrazione solenne, con l’intervento del comandante del Covi, gen. C.A. Francesco Paolo Figliuolo, decano degli alpini in servizio, del comandante delle Truppe Alpine, gen. C.A. Ignazio Gamba e del gen. C.A. Giuseppe Nicola Tota, comandante delle Forze Operative Sud; nel tempio anche il Labaro dell’Ana, scortato dal Presidente nazionale Sebastiano Favero e dal Cdn pressoché al completo. «Gli alpini sono uomini che sanno guardare al bene – ha sottolineato nell’omelia mons. Marcianò – e questo bene lo costruiscono, anche rischiando; sono persone presenti, ci sono sempre e pongono al centro la persona umana. È, questo dei 150 anni, un tempo in cui bisogna ringraziare, consapevoli di quello che si è e contemporaneamente saper guardare avanti con speranza. Perché, questo sono gli alpini, un segno di speranza ».

    Sabato, piazza del Plebiscito, il gigantesco anfiteatro davanti a Palazzo Reale, è stata la scenografia della cerimonia ufficiale del 150º, caratterizzata dalla presenza del Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio di squadra Giuseppe Cavo Dragone e del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, gen. C.A. Pietro Serino, assieme ai generali alpini Figliuolo e Gamba; e solennizzata dall’eccezionale schieramento di ben ventuno Bandiere di Guerra e di istituto dei reparti alpini e che agli alpini fanno riferimento, a cui si sono aggiunti il gonfalone della città di Napoli, Movm e il Labaro dell’Ana, accompagnato dai vessilli di praticamente tutte le nostre Sezioni e da centinaia di gagliardetti.

    Davanti ad un reggimento di formazione delle Truppe Alpine, affiancato dalle fanfare Taurinense e Julia e da uomini della Protezione Civile e della Sanità alpina, è stata poi la volta delle orazioni ufficiali. Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha espresso a nome della città tutto l’orgoglio e l’onore di aver potuto celebrare questa straordinaria occasione. Il Presidente Favero ha ricordato l’importanza del fare memoria, perché un popolo senza memoria non ha futuro, e ha chiesto di porre, soprattutto da parte governativa, una grande attenzione ai giovani, che del futuro sono protagonisti, ma che in questa società sempre più virtuale rischiano di smarrirsi.

    Il comandante delle Truppe Alpine, gen. Gamba, ha definito tutt’altro che anomalo il connubio tra la gente di mare e le penne nere e ha sottolineato il grande impegno profuso quest’anno sia per celebrare degnamente la ricorrenza, sia per dare vita ad eventi addestrativi di grande spessore. Il gen. C.A. Serino ha dal canto suo evidenziato l’importanza e la peculiarità della specialità alpina, ricordando quanto questa renda ancora più impegnativa la missione del militare e definendo le Truppe Alpine, una risorsa preziosa dell’Esercito.

    L’amm. Cavo Dragone, “confessando” di avere un padre e un figlio ufficiali alpini, ha infine ringraziato le penne nere per quanto rappresentano sia per le Forze Armate sia per la società. Il finale degli interventi è coinciso, come detto, coi passaggi delle Frecce Tricolori, che hanno disegnato con i fumogeni archi tricolori nel cielo di Napoli, divenuta felicemente per un giorno “capitale degli alpini”. Marco Scaperrota, presidente della Sezione Ana di Napoli, Campania, Calabria era alla fine giustamente raggiante: “Napoli ha veramente abbracciato gli alpini, che qui sono venuti davvero in tanti. Abbiamo respirato quasi l’aria di un’Adunata”.

    Massimo Cortesi

    Cuore di donna

    È stato consegnato a Napoli alla veronese Lucia Zampieri (nella foto) il Premio letterario nazionale “Michele D’Auria”, tenente cappellano Mavm. Il concorso, indetto dalla Sezione di Napoli, Campania e Calabria, è stato consegnato a “Lucia degli alpini”, ricercatrice di anime al Centro Studi della Sezione di Verona per il pezzo pubblicato sulla rivista Il Montebaldo intitolato “Cuore di donna, quell’ultimo pezzo di cioccolato” con cui è riuscita a commuovere e a conquistare la giuria alpina. Il Premio è stato consegnato dal vice Presidente vicario Federico di Marzo che si è congratulato con la vincitrice.

    Grazie alle sue ricerche Lucia Zampieri ha dato un enorme contributo agli Archivi storici di Stato e dell’Ufficio storico dell’Esercito: su 3.898 dispersi, ha ridato una storia a circa 3mila salme di alpini della Grande Guerra. Immensamente felice ha espresso la propria commozione ribadendo che per gli alpini, oltre all’impossibile, non esistono nemmeno i confini quando si tratta di donare con il cuore.

    «È stata una giornata straordinaria e molto emozionante. Non riesco a spiegare a parole tutto l’affetto ricevuto. Il premio, importante, è solo un tassello di quanto vissuto e dei numerosi, inaspettati, riconoscimenti ricevuti», spiega ancora commossa Lucia Zampieri. Inevitabile il plauso del Presidente della Sezione di Verona Luciano Bertagnoli che, insieme alla delegazione di veronesi arrivata a Napoli, si dice orgoglioso «di questa preziosa risorsa della Sezione di Verona, ora riconosciuta a livello nazionale.

    È di diritto una di noi, cresciuta con noi grazie a Il Montebaldo, al Centro Studi, ha ricevuto recentemente anche il cappello di Amico degli alpini ed è la nostra fotografa. Abbiamo bisogno di queste persone per portare avanti e far conoscere la storia degli alpini perché lo spirito alpino deve continuare, rappresentato anche dalle donne».