La Staffetta che unisce l’Italia

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    Per celebrare i 150 anni del Corpo degli Alpini, una grande staffetta di corridori delle Truppe Alpine dell’Esercito e dell’Associazione Nazionale Alpini, ha collegato le Alpi marittime alle Alpi Giulie, con una parentesi sull’Appennino abruzzese. Una serie di tappe e frazioni ha abbracciato luoghi significativi della storia e del presente delle penne nere: una corsa non competitiva lunga 1.500 chilometri che ha preso il via lo scorso 6 giugno da Ventimiglia, per concludersi il 2 luglio a Trieste. Nel quadrante Nord-Ovest del nostro Paese la staffetta ha toccato le località che furono sedi delle primissime compagnie alpine, quelle istituite nel 1872 e costituite pochi mesi dopo, formate da coscritti nati sul luogo e conoscitori delle valli che sarebbero stati chiamati a difendere. Parliamo di Demonte, Venasca, Borgo San Dalmazzo, Luserna San Giovanni, Bard, Aosta, Oulx, Susa, Fenestrelle, Domodossola, comuni dai quali i primissimi alpini, già con il cappello ornato dalla penna, mossero i primi passi nelle loro “zone di studio”, (così vennero designate le valli e le cime che avrebbero affrontato d’estate e d’inverno).

    I luoghi del passato si sono intrecciati con quelli del presente, con i corridori che sono partiti o sono entrati nelle caserme della Taurinense, nell’ordine: Cuneo (2º alpini), Fossano (1º da montagna e 32º genio), Pinerolo e Oulx (3º alpini), Torino (comando della brigata e Reparto Comando), L’Aquila (9º alpini), Bellinzago Novarese (Nizza cavalleria). Il percorso ha incluso luoghi dal Dna alpino come Aosta, sede del Centro Addestramento Alpino, Bard, Rivoli, Susa, Biella (nella cui provincia vengono prodotti da decenni gli inconfondibili cappelli di feltro grigioverde, ad opera del cappellificio Cervo di Sagliano Micca), Intra, Novara, Vercelli, Como, Lecco, Varese, Chiavenna e molte altre, compresa Ventimiglia, che pure ha fornito coscritti al battaglione “acciuga”, il Pieve di Teco, formato da liguri. E poi due posti assolutamente da non perdere, lì dove nacquero il padre e il fautore della creazione del Corpo: Cassano d’Adda, che diede i natali a Giuseppe Domenico Perrucchetti (autore dello studio che ideò i nostri soldati di montagna), e Borgolavezzaro, dove nacque il Ministro della guerra Cesare Ricotti Magnani, che diede forte impulso alla nascita delle penne nere.

    Una corsa con numerose fermate presso i monumenti ai Caduti di tutte le guerre, sempre in presenza di cittadini e autorità e non di rado di scolaresche, che hanno salutato gli alpini, cantato l’inno e ricevuto un regalino. Una corsa molto seguita anche da giornali e tv, che hanno dedicato numerose pagine e servizi all’iniziativa. Subito carica di significati, la staffetta, la cui primissima tappa – corsa in parte in riva al mare – si è fermata ad Arma di Taggia e a Diano Marina per ricordare gli alpini del 2º reggimento Tiziano Chierotti e Giuseppe Langella, caduti in azione in Afghanistan negli anni 2000, per poi puntare verso il Col di Nava, dove fu eretto il sacrario della divisione alpina Cuneense, che sacrificò il 90% dei suoi uomini per consentire il ripiegamento dell’Armata italiana in Russia durante la Seconda guerra mondiale. Centinaia di corridori con il cappello alpino in testa (idealmente anche i Dragoni del Nizza, che appartengono a pieno titolo alle Truppe Alpine) hanno portato a turno una fiaccola, simbolo della tradizione sempre viva, là dove gli alpini piemontesi, liguri, valdostani, lombardi e abruzzesi sono nati, dove hanno vissuto, dai quali sono partiti per lunghe e lontane campagne militari – immancabile l’omaggio al Memoriale della Cuneense alla stazione di Cuneo Gesso, da cui nel 1942 partirono innumerevoli tradotte verso il fronte russo – là dove risiedono oggi i reggimenti eredi di 150 anni di storia, nei luoghi dove alpini in armi e in congedo hanno prestato soccorso alle popolazioni colpite duramente da catastrofi enormi come i terremoti che hanno sconvolto il Centro Italia.

    Non a caso la staffetta è passata anche da Amatrice, nel Lazio, la sesta regione coinvolta nella prima parte della corsa, conclusasi a Morbegno, altro luogo carico di storia e di tradizione, dove la Taurinense ha passato la fiaccola alla gemella Julia, per completare un lungo viaggio ideato per rappresentare la continuità di una straordinaria storia – quella degli alpini – di sacrificio ed impegno per l’Italia.

    Mario Renna

    Foto e approfondimenti su: www.alpini150.it e www.ana.it