La naja che arricchisce

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    Mi definisco alpino, perché ho avuto il privilegio di servire il mio Paese nel 5º Alpini, btg. Tirano, 48º Assaltatori caserma Wachernel a Malles, Val Venosta, nel lontano 1979/1980. Stento a riconoscere il mio Paese, perché sono scomparsi valori importanti per poter convivere con tante persone, e sono emersi solamente interessi personali in tantissime persone, purtroppo per colpa di scelte insensate che sono state fatte nel nostro Paese in questi decenni.

     

    I giovani, secondo il mio modesto pensiero, sono validissimi e stanno percorrendo troppe strade mostrate in modo non corretto, e pochi individuano la strada giusta per loro. Questa la si trova con i valori raccolti nelle varie esperienze di vita, come il servizio di leva con i momenti positivi e negativi di enorme importanza. È questo vissuto che serve a distinguere la famosa strada giusta da tutte quelle che questa società sta mostrando loro. Imparare a convivere in tanti modi con coetanei di altre regioni, condividere idee di altri, ed accorgerti che non hai sempre ragione tu e puoi raggiungere gli obiettivi che ti sei prefissato, anche osservando e ascoltando idee diverse dalle tue. Queste esperienze ti plasmano il carattere e ti fanno immagazzinare importanti valori che servono ad avere una società migliore per tutti. Non siamo soli, non si deve guardare solo nel proprio giardino.

    Gianfranco Leali Gruppo di Pompegnino di Vobarno, Sezione Salò

    Caro Gianfranco, ho ridotto un po’ la tua lettera, salvando il senso profondo del tuo scritto. Qualche volta parlando della leva obbligatoria ci mettiamo un po’ di cuore e di enfasi di troppo, ma è innegabile che nessuno di noi è tornato a casa dalla naja impoverito. Fosse altro per il patrimonio di umanità che abbiamo incontrato e con cui abbiamo condiviso un frammento della nostra vita.