La Grande Guerra e i luoghi della memoria

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    Con la morte dell’alpino Ponticelli (a Parigi) si è chiusa l’ultima pagina della Prima Guerra Mondiale. Da militare ho calpestato più d’una volta il suolo del Pal Piccolo e i monti delle Alpi Carniche, dove ha servito la Patria Ponticelli. Per questo la sua morte mi ha colpito particolarmente. In quei luoghi ci torno ogni qualvolta gli impegni me lo consentono. I gruppi alpini della sezione Carnica si danno molto da fare per restaurare trincee e manufatti risalenti alla Grande Guerra presenti su quei monti. È il modo migliore per ricordare i sodati che hanno servito la Patria come l’alpino Ponticelli.

    Remigio Marcazzan Gruppo San Giovanni Ilarione (VR)

    Sono d’accordo che la memoria dei nostri combattenti non può limitarsi ad una frettolosa cerimonia davanti ad un monumento il 4 novembre. Gli inglesi, nei loro cimiteri sparsi per il mondo, scrivono: Il loro nome vive per sempre . Il solo modo per non trasformare tutto in una sequela di frasi retoriche è fare in maniera che i sacrifici compiuti siano di insegnamento: non più guerre. E non c’è nulla di più educativo che leggere quella pagina dolorosa della storia sui luoghi dov’è stata scritta. È necessario, sgomberato il terreno da pregiudiziali ideologiche, valorizzare intelligentemente e con supporti didattici adeguati il patrimonio d’ineguagliabile valore storico disseminato su tutto l’arco alpino. Le nostre sezioni e i gruppi stanno facendo un lavoro di straordinaria importanza, alcuni progetti finanziati dallo Stato e da altre Istituzioni vanno nella direzione del recupero di manufatti e trinceramenti significativi. Manca però una legge quadro che faccia diventare i siti della Prima Guerra Mondiale luoghi della memoria, scenari educativi e, con le dovute attenzioni per i luoghi sacri, stimolanti opportunità turistiche.