La difesa non è un tabù

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    C’è qualcosa che non gira per il verso giusto, sarà stata la pandemia, la crisi sociale e poi ci mancava solo la guerra. Ti dico questo perché mi è capitato di leggere su un famoso giornale cattolico di una iniziativa la fondazione di un “osservatorio contro la militarizzazione delle scuole”. La scuola italiana su modello tedesco garantisce la Asl, cioè l’alternanza scuola lavoro. Per gli istituti professionali sono 210 ore, per i tecnici 150 e per i licei 90. Bene, invece no, cosa è successo? Molte classi hanno trascorso le ore spettanti in aziende metalmeccaniche elettroniche addirittura officine dedicate alla produzione di armi, mezzi e munizionamento per l’Esercito. Apriti cielo, è insorta una parte politica, congregazioni cattoliche e altro. Io mi domando chi lavora in una cantina deve essere necessariamente alcolista? E chi produce sigarette un tabagista? Quelle aziende soprattutto metalmeccaniche ed elettroniche non credo vogliano produrre dei guerrieri sanguinari, le scuole vogliono preparare tecnici per le prossime sfide che purtroppo abbiamo visto dovranno essere sfide per la difesa. E poi se va avanti così cosa diranno queste anime candide dei nostri meravigliosi Campi scuola Ana?

    Roberto Vuerich – Sezione di Valdagno

    Caro Roberto, purtroppo la demonizzazione di quanto ha a che fare con la difesa del Paese (che, è bene ricordarlo, l’art. 52 della Costituzione, intoccabile non proprio in tutte le occasioni, definisce “sacro dovere del cittadino”) è uno dei temi più ricorrenti in larga parte della comunità mediatica italiana. Credo che siano rarissimi gli individui che non siano a favore della pace: ma affermare tout court di “essere per la pace” non basta a far sì che in pace ci si trovi sempre, davvero e ovunque. Ne abbiamo un crudissimo esempio a soli 700 km da Trieste. Si vis pacem para bellum, se vuoi la pace sii preparato alla guerra, era l’assunto su cui Roma basò la sua potenza per centinaia di anni. E si ricordava anche, e non è consolante, homo homini lupus, ovvero è proprio l’uomo ad essere un pericolo (un lupo) per l’uomo. Oggi fortunatamente l’Italia è inserita nella Nato e questo ci garantisce ampi margini di sicurezza, ma privarsi di un purché basico apparato di difesa e del relativo supporto industriale si rivelerebbe un errore gravissimo.