Gli Internati Militari Italiani

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    Le sono grato per il tempo e lo spazio che L’Alpino ha dedicato al tema degli Internati Militari Italiani. Un argomento poco conosciuto che deve trovare il giusto riconoscimento e rispetto verso quei 600mila prigionieri che hanno avuto il coraggio di dire no alle richieste che venivano loro rivolte dai rappresentanti della Repubblica di Salò, consapevoli di dover affrontare ogni sorta di patimenti e soprusi da parte dei carcerieri germanici. Mio papà, Marino Ruga classe 1920, del 1º Genio Trasmissioni, è stato uno di questi giovani. Nel settembre 1943 si trovava in Albania, dove fu catturato dai tedeschi quindi mandato in Germania e internato nello Stalag XB di Sandbostel. Da qui fu poi inviato con altri 200 italiani presso l’Artbeitskommando di Kaltehofe ad Amburgo come lavoratore forzato della Wasserwerke, che forniva la città di acqua potabile. Alla sua morte, nel 2013, abbiamo rinvenuto i diari che aveva scritto a partire dal 1940 fino al rientro nell’agosto 1945. Tragica testimonianza di un ventenne che ha dovuto convivere con freddo, bombardamenti, mancanza di notizie da casa, mercato nero, angherie dei carcerieri ma soprattutto lottare ogni giorno per avere qualcosa da mangiare. Quei ragazzi hanno avuto la forza di ricostruire da zero il proprio futuro su solide basi e valori certi. Sono convinto che sia giusto risollevare dall’oblio questo periodo storico e far conoscere ai giovani ciò che i loro avi hanno subito per amore di Patria e libertà. Voglio terminare con un messaggio del gen. Gaetano Ferretti internato nel campo di Gross Hesepe: “Iddio ci volle salvi, perché ritornati in Patria, con l’animo fatto comprensivo dalle sofferenza patite, diventassimo presso gli altri, apostoli di bontà e di amore”.

    Gianni Maria Ruga, Gruppo di Bernareggio, Sezione di Monza

    Grazie caro Gianni Maria, per ricordare, attraverso la testimonianza di tuo padre, le figure degli Imi, probabilmente non adeguatamente evocate e onorate dalla storiografia. Lo facciamo oggi pubblicando la tua lettera, per contribuire almeno in piccola parte a colmare questa lacuna.