La cordata Valtellinese

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    La fondazione – “È nata! Ce lo annunciano gli amici della forte vallata, pullulante di fiamme verdi, e nel prossimo numero daremo diffusi particolari intorno a questo nuovo e robusto tronco del nostro sodalizio, al quale inviamo fin d’ora un poderoso urlo augurale”. Così è riportato su L’Alpino del 20 gennaio 1922. Il proselitismo dei fondatori seppe trovare tra i reduci della Grande Guerra valtellinesi e valchiavennaschi i protagonisti per generare una nuova Sezione, “il robusto tronco”, guidato dal presidente Giorgio Brunetti e costituitasi ufficialmente, come festoso evento, il 17 aprile 1922.

    Dal balcone dell’Albergo della Posta padre Bevilacqua di Brescia, ex tenente degli alpini e dotto religioso, presentato dal prof. Brunetti pronunciò il discorso ufficiale. Il discorso che è stato detto con verve intraducibile e con la vera gaiezza alpina, pieno di acute osservazioni, e di frecciate pungenti, fu piacevolissimo e fu spesso interrotto da applausi e risate. Alla fine, poi una vera ovazione è fatta al brillante oratore. Si può essere ragionevolmente certi che tra i protagonisti della prima ci fossero i bei volti scolpiti dalle durezze patite sui fronti tra Stelvio e Adamello; Giuseppe Tuana Frangel, Renzo Baccaglioni, Giuseppe Dell’Andrino, Arturo Tidori, Arnaldo Sertoli, don Edoardo Danieli, Ottorino Brisa, Romolo Parravicini… così affratellati con i commilitoni tornati a baita che avevano vissuto il primo conflitto mondiale.

    Con l’imperativo voto di ricordare quelli che avevano visto morire lassù: sulla Colonna mozza sull’Ortigara era da poco stato scolpito: “Per non dimenticare.” Della Valtellinese poco si conosce negli anni che precedettero i conflitti sui vari fronti e nel secondo dopoguerra venne ricostituita con un primo incontro alla trattoria Alpina, il 1° giugno 1951 alla guida di Gino Azzola. L’entusiasmo della penna nera portò alla costituzione di un coro e di una fanfara alpina; nei tradizionali incontri conviviali, nei raduni o nelle rituali commemorazioni brillò la collaudata oratoria dell’avv. Pedrazzini, carismatico capitano protagonista nei due conflitti mondiali, una Medaglia d’argento e due di bronzo al valore militare. Va sottolineata la rassicurante e luminosa presenza nelle file alpine della Sezione del ministro valtellinese Ezio Vanoni.

    L’illustre esponente politico morbegnasco che ebbe un ruolo preminente nella delicata fase del dopoguerra italiano ebbe radicati legami con gli alpini; ne è sten. al 5° reggimento, btg. Tirano negli anni 1925/1927. Benché stretto dai molteplici impegni governativi non dimentica il cappello alpino; nel 1952 venne nominato presidente onorario della Sezione, vicepresidente Athos Valsecchi. In occasione delle sue visite in alta valle per gli impegni che lo riguardano era solito rivolgersi all’amico cronista: “E adess ‘n se ferma chi del Tripp a beven ‘na butiglia. O ghet miga set!” Naturalmente da buoni alpini, la sete c’era sempre ed alla bottiglia faceva contorno un buon plateau di bresaola.

    La Valtellinese si divide – Nel 1967 alcuni esponenti nell’intento di aumentare adesioni e rivitalizzare i Gruppi diedero vita alla Sezione di Tirano. L’esordio della Sezione di Tirano, che elesse primo presidente Gianluigi Bonisolo, fu di grande effetto; organizzò il 17 settembre 1967 il primo raduno del 5° Alpini e del btg. Tirano davanti alla gloriosa caserma Torelli che poco dopo fu cancellata da un incalzante sviluppo urbano. Ma negli anni ’70 e ’80 fu fioritura di Gruppi, di cantieri, del rifugio Tridentina al Passo della Forcola, del periodico Valtellina Alpina, di tante sedi di Gruppo, della Protezione Civile che diventò subito operativa in valle e nelle calamità nazionali.

    La Valtellinese si ricompone – Nel 2015 la Valtellinese torna ad essere unico vessillo, il solo caso registrato nella storia Ana, con presidente Gianfranco Giambelli, ed i frutti stanno maturando a dimostrazione che coesione e sinergie diventano tangibili nei fatti e nelle opere più che negli intenti e le troppe parole pronunciate per cercarle. Le squadre di Pc, la fanfara sezionale, il collaudato trimestrale Valtellina Alpina, il sito web e una formidabile squadra sportiva che brilla in campo nazionale; un dato indicativo: su 6 Alpiniadi estive e invernali disputate la Valtellinese unita ne ha vinte 4, prima divisa non ha raggiunto il podio.

    Se passato e presente sono condensati nelle note e nei numeri riportati, il futuro mira con letizia e determinazione ai Campi scuola, esperienza tanto impegnativa quanto gratificante. Dai 65 allievi brevettati nel 2022 stiamo per aggiungerne altri 145: la loro adesione, convinta e fulminea sorprende, conforta e motiva la Valtellinese a investire in questo segmento di nuove generazioni. Anche una sospirata sede, una baita che sia scrigno e funzionale strumento operativo è ormai avviata a compimento; una soddisfazione che il presidente Gianfranco Giambelli può appuntare come una medaglia al vessillo sezionale già luminoso dei nostri decorati.

    Sondrio in festa – Una ineludibile concomitanza elettorale ha impedito la programmata festa del centenario al 25 settembre 2022 ma è solo stata rimandata al 15 e 16 aprile scorsi. «Dobbiamo andare al 15 ottobre 1872 per la nascita delle quindici compagnie degli alpini di cui due (l’undicesima Chiavenna e la dodicesima Sondrio) parlavano valtellinese – ha dichiarato Il presidente della Sezione Valtellinese Gianfranco Giambelli –. Non c’è casa nella nostra valle dove non sia passato un alpino.

    Il 17 ottobre 1922, esattamente 101 anni fa è nata la nostra Associazione, una famiglia che è cresciuta con gli anni. Cento anni sono tanti, è cambiato il modo di vivere, molte cose sono cambiate, ma noi siamo sempre stati fedeli ai nostri valori: amore per la patria e per il tricolore, fratellanza, amicizia ricordo, rispetto, solidarietà. Siamo qui non solo per festeggiare il presente, ma per guardare il futuro con speranza, per continuare a sentirci coltivatori di ideali. Siamo gente semplice che crede in valori che, magari, qualcuno crede superati e invece no, in questi valori sono attuali più che mai oggi».

    «La riconoscenza è doverosa – ha sottolineato il sindaco di Sondrio Marco Scaramellini –. Voi alpini siete esempio e fonte di ispirazione. C’è qualcosa di straordinario in tanti di voi, siete una certezza. La comunità sa di poter contare sugli alpini nei momenti di difficoltà e nelle occasioni gioiose. Cento anni sono tanti e tanto è cambiato nella società, però gli alpini non sono cambiati. Gli alpini sono gli alpini sempre. Voi rappresentate la parte migliore di una comunità». «Portate con orgoglio la vostra penna nera – ha fatto eco il presidente della Provincia di Sondrio Davide Menegola – perché in quella ci sono i simboli e i valori che rappresentate: l’amicizia, la fratellanza, la solidarietà. Trasmettete questi valori ai giovani e siate orgogliosi della vostra storia».

    Il prefetto di Sondrio Roberto Bolognesi parlando di altruismo, impegno, sacrificio ha ricordato «il profondo e sincero senso della comunità, l’agire a vantaggio della comunità senza distinzioni. Valori che possono essere plasticamente rappresentati dalla cordata alpina». Il presidente nazionale Sebastiano Favero, presente con il direttivo e al seguito del Labaro, si è detto soddisfatto «per una gran bella giornata associativa. Abbiamo dovuto aspettare un anno per questo appuntamento ma la risposta è stata importante ed è sintomo di un forte attaccamento del territorio e di queste valli montane nei confronti della memoria, del ricordo e dell’Associazione Nazionale Alpini».

    Marino Amonini