Caro direttore, sono un ex deputato che durante le sue cinque legislature in Parlamento ha anche votato la legge sulla soppressione del servizio di leva obbligatorio. L’ho fatto convintamente perché ricordavo bene il mio periodo di naja (gruppo Pinerolo, nella 9ª batteria, conducente, Pontebba e Tolmezzo 1974) sostanzialmente inutile, anche perché svolto tra persone che non avevano nessuna voglia e motivazione a farlo. Credo che oggi una legge seria da proporre sarebbe quella di imporre a tutti i giovani del nostro paese un periodo di “servizio alla comunità” di sei mesi, da svolgere tra i 18 e i 25 anni in un servizio civile o militare liberamente scelto sulla base di una serie di possibilità offerte da enti, amministrazioni locali, istituti ecc. Sei mesi con una piccola paga (tipo la nostra) per formare soprattutto il “senso di appartenenza” alla propria comunità nazionale e dare una mano in tutti quei servizi oggi insufficienti e scoperti. Per tanti ragazzi sarebbe una vera e propria scuola di vita. In questo quadro l’opzione di servizio militare dovrebbe essere incentivata e sempre possibile, avendone i requisiti psicofisici, magari in questo caso portandola ad almeno un anno di ferma per permettere un sufficiente addestramento ma con, nel secondo semestre, un riconoscimento economico dignitoso e rinnovabile di un altro anno (pagato) a titolo volontario. Avremmo ripristinato un numero maggiore di elementi (dando anche un futuro fisiologico all’Ana!) disponibili come Forza armata ma anche di Protezione Civile o di supporto alle forze dell’ordine.
Marco Zacchera Gruppo di Pallanza, Sezione di Intra
Caro alpino e onorevole, la “conversione” di un “peccatore” è la cosa più bella che si possa verificare nel percorso di una vita. Sorridendo e ringraziandoti per questo scritto, vorrei aggiungere: adesso scegli tu la penitenza più opportuna per rimediare al danno fatto.