L’omaggio degli alpini ai Caduti d’oltremare

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    Il 4 pellegrinaggio alle tombe di 75mila soldati italiani morti sui campi di battaglia nei Balcani e in Africa.

     

     

    La celebrazione della S.Messa al Sacrario. (foto Comandulli)

     

     

    di Cesare Di Dato

     

    Con la celebrazione a Bari sabato 5 ottobre del 4 pellegrinaggio al Sacrario dei
    Caduti d’Oltremare si sono concluse le grandi manifestazioni che l’ANA organizza annualmente (e ogni 5 anni in modo solenne) per mantenere vivo il ricordo di quanti, anche non alpini, hanno sacrificato la vita per rispondere al richiamo della Patria: Nikolajewka (a Brescia), Col di Nava, Adamello, Ortigara e, appunto, Bari.
    I sentimenti sottesi a questi raduni sono puntualmente riemersi nell’austero e moderno Sacrario sorto a poche centinaia di metri dall’Adriatico e che racchiude 75.000 Caduti di cui oltre 40.000 ignoti; pi di 20.000 gli alpini, quanto a dire uno dei maggiori cimiteri delle penne nere esistenti in Patria: come i loro commilitoni delle tre Forze Armate, essi provengono dai fronti dei Balcani e delle Afriche dove caddero nell’adempimento di un dovere, sempre e tuttora sacro, senza troppo curarsi se era o no una fastidiosa tassa o un cuneo nel fianco.
    La manifestazione, di breve e intensa durata, ha avuto il pregio di lasciare poco o punto spazio alla retorica. Come sempre il momento pi commovente stato l’arrivo del nostro Labaro, preceduto dai gonfaloni della citt, della Provincia e della Regione, accolto dalle pi alte autorit civili e militari. Per l’ANA, il presidente Beppe Parazzini, il presidente sezionale e consigliere nazionale Vito Peragine, i consiglieri nazionali Giorgio Sonzogni e Gian Carlo Romoli. Non molti i vessilli e i gagliardetti, di cui parleremo in chiusura di articolo.
    Schierati di fronte all’altare i cori ANA di Oderzo (Treviso), di Bari e della Brigata Julia formato da VFA, che la sera si sarebbero esibiti in un concerto nella chiesa di S. Francesco da Paola, riscuotendo un incondizionato applauso da parte degli ascoltatori che gremivano quel luogo sacro.
    Alla fanfara della sezione Abruzzi il compito di accompagnare i momenti salienti della cerimonia. Prima della Santa Messa, brevissimi discorsi: l’assessore Monteleone, in rappresentanza del sindaco, ha ricordato come i giovani qui sepolti fossero comunque passati da Bari per raggiungere il fronte balcanico (lo ricorda una nostra struggente canzone, n.d.r.) per cui un onore per la citt custodirne le spoglie; il nostro presidente nazionale Parazzini, delineato il sacrificio di tanti giovani, ha aggiunto: Moltissimi sono gli ignoti, ma una cosa la sappiamo bene: che sono stati grandi uomini e grandi eroi. Oggi gli alpini sono tornati ad essere protagonisti: nel nome di questi Caduti altri giovani con la penna sono in procinto di partire per l’Afghanistan per difendere la nostra pace, pace di uomini liberi che non minacciano nessuno, ma che non vogliono essere da nessuno minacciati.
    Il presidente ha proseguito ricordando la rivendicazione dell’Associazione affinch la nostra Specialit non si riduca nel numero di arruolati e nel caratteristico addestramento. Siamo truppe di alta montagna conclude non reparti di pianura. Al termine ha scoperto una targa in metallo, dono dell’ANA al Sacrario.
    Al mattino, tradizionale lancio in mare da una motovedetta della Guardia costiera di una corona d’alloro a ricordo dei Caduti del Galilea da parte del presidente nazionale e del presidente della sezione. Nel pomeriggio l’intitolazione di una via nei pressi del Sacrario dedicata al capitano di complemento Pasquale Lo Foco, del btg. Vicenza, medaglia d’Argento in Russia e socio fondatore, con Vito Peragine, della sezione barese.
    Domenica 6 ottobre, sfilata per le vie della citt conclusasi in piazza Massari davanti all’austero palazzo del governo al cospetto di un numeroso pubblico festante. Per contro, spiace notare come la partecipazione degli alpini sia stata ben inferiore a quella che l’avvenimento meritava: si trattava di onorare 75.000 Caduti raccolti con amore e rispetto da Onorcaduti; il Sacrario un monumento che nulla ha da invidiare a Redipuglia e a Cargnacco. Abbiamo contato 17 vessilli e 28 gagliardetti; dei vessilli, solo undici delle sezioni del Nord. Pochi, troppo pochi: l’avvenimento troppo importante per giustificare tante assenze: possibile che le sezioni dell’Alta Italia non possano mandare almeno un alfiere con vessillo, cos come ha fatto Genova?A volte non c’ bisogno della massa per attestare sentimenti che, sento spesso dire, sono il vanto dell’Associazione.
    Mi auguro che tra cinque anni questo invito sia ascoltato dai presidenti che allora saranno alla guida delle sezioni.