L’inno di Mameli

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    Sono in imbarazzo; non so come scrivere quello che ho dentro; non vorrei essere frainteso ed additato come “uno, comunque, contro quelli”.

    Il fatto è che quanto le immagini televisive mi hanno rimandato a “quelli” che sulle scale del Tribunale di Milano hanno cantato l’“Inno di Mameli”, ho sentito uno sdegno spontaneo salirmi dal cuore. Io, che alla bella età di 74 anni ancora mi commuovo quando canto il nostro Inno tricolore nel corso delle nostre cerimonie; io che in questo canto sento tutta l’unità della nostra Nazione; io che, sarò retorico, in esso trovo in rima quelli che sono i valori veri dell’Unità, sono rimasto amareggiato che esso sia stato usato per un problema di parte. Il nostro Inno è sacro! Auspico non venga usato a sproposito. Come dice il decalogo: “non usare il nome di Dio invano”, credo che anche il nostro “Inno di Mameli” non debba essere usato in situazioni quantomeno ambigue.

    Giancarlo Angelini – Riva del Garda (TN)

    Anche i simboli più cari possono essere profanati, perché l’equilibrio degli uomini non si acquisisce per titoli o per potere, ma con un percorso di civiltà. E la maturità non si misura dall’anagrafe e neppure dal censo, ma dal sapersi assumere la responsabilità del proprio ruolo.