L’8 Alpini al traguardo dei cent’anni

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    Migliaia di penne nere, in armi e in congedo, hanno fatto da meravigliosa cornice ai quattro giorni di festa per celebrare il centenario di costituzione del glorioso reggimento che ha la sua sede nella città ducale, Cividale del Friuli. Un interminabile, continuo applauso ha accompagnato lungo tutto il percorso la sfilata che ha concluso le manifestazioni celebrative nella giornata di domenica 4 ottobre, conclusione solennizzata dalla presenza del Labaro scortato dal vice presidente nazionale vicario Marco Valditara, con i consiglieri nazionali Giuliano Chiofalo, Alfredo Nebiolo, Onorio Miotto e Renato Zorio.

    L’evento, organizzato con grande cura dalla sezione ANA di Cividale e dall’8º Alpini, con l’essenziale supporto dell’amministrazione comunale, ha richiamato in città da tutto il Friuli e dalle regioni contermini circa 10 mila persone. Le celebrazioni sono iniziate nella giornata di giovedì 1º ottobre con l’intitolazione di una piazza di Cividale al reggimento per proseguire nella serata con un concerto di musica classica eseguito da un’ensemble d’archi.

    Nei giorni precedenti erano state inaugurate due mostre storiche sulla vita dell’8º visitate da un gran numero di persone. Due rappresentazioni teatrali hanno occupato le serate di venerdì e sabato. La prima con interpretazione dell’attore Andrea Brugnera dal titolo La tragedia del Galilea e la seconda, in omaggio a Mario Rigoni Stern, con A baita di Marco Paolini.

    Grande afflusso di pubblico anche per la presentazione della ristampa anastatica del libro (ormai introvabile altrimenti) di Manlio Barilli Vita dell’Ottavo , con la partecipazione del giornalista Mario Cobellini, della figlia di Ardito Desio, signora Maria Emanuela, del generale Bruno La Bruna e del Comandante della brigata Julia generale Gianfranco Rossi. Non sono naturalmente mancati concerti di fanfare e cori alpini così come non è mancato il momento della solidarietà, con una raccolta di fondi in favore di una associazione che cura un progetto contro l’autismo.

    Il momento culminante è stato quello della grande sfilata, favorita da un tempo magnifico e dall’entusiastica accoglienza della gente friulana. Fra centinaia di bandiere tricolori, sulle note della fanfara della Julia sono giunti primi fra tutti i gonfaloni delle città che hanno conferito all’8º la cittadinanza onoraria: Cividale, Paluzza, Cittadella, Arzignano, Pellegrino Parmense, Tarvisio e Gemona. Poi, ricevuto con tutti gli onori, il nostro Labaro, e a seguire vessilli e gagliardetti, la camionetta con i reduci dell’ultima guerra, le autorità civili e militari, i reparti in armi e per finire i battaglioni. Gemona, Tolmezzo, Cividale, L’Aquila, Mondovì, Val Fella, Val Tagliamento, Val Natisone, Monte Canin, Monte Arvenis, Monte Matajur, Monte Nero.

    Meta della sfilata il campo sportivo ove si è svolta la cerimonia militare. Dopo i saluti di rito da parte dei rappresentanti della Regione e della Provincia hanno preso la parola il presidente della sezione di Cividale, Rino Petrigh e il sindaco della città Attilio Vuga. Nel suo saluto il sindaco ha sottolineato l’attaccamento e il grande affetto che la gente del Friuli da sempre nutre per gli alpini dell’8º, che sono considerati come figli della nostra terra e ambasciatori di pace e di lealtà fuori e dentro i confini dell’Italia .

    Il generale Rossi, comandante della Julia, ha espresso l’orgoglio di avere alle dipendenze un reparto come l’8º, ricco di storia, di riconoscimenti e di ricompense all’onore e al merito. Con l’urlo del motto del reggimento, O là o rompi , si è poi concluso l’intervento dell’attuale comandante dell’8º, il colonnello Andrea Piovera. Finita la parte ufficiale, il resto è stata festa, con rancio alpino, canti e allegria.

    Enzo Driussi


    Storia d’amor patrio in guerra e in pace

    L’8º reggimento alpini ha compiuto cento anni, lo scorso 1º ottobre. Gemona , Tolmezzo , Cividale , L’Aquila , Mondovì Val Tagliamento , Val Fella , Val Natisone , Monte Canin , Monte Matajur , Monte Arvenis , Monte Nero i suoi battaglioni, il Friuli la sua terra. Pagine fitte di nomi e località raccontano le gesta dei suoi soldati di montagna che, da quel lontano 1909, divennero parte della storia d’Italia. E il pensiero vola al primo comandante, il generale Antonio Cantore, che porta gli alpini in Libia nel 1911: lì, sulle dune di sabbia, il battesimo del fuoco.

    Durante la prima guerra mondiale il reggimento è in Carnia, sulla Busa Alta, sul Monte Grappa, sul Monte Solarolo, sul Valderoa e al Tonale. Inquadrato nella Divisione alpina Julia, nella seconda guerra mondiale, l’8º partecipa alla campagna sul fronte grecoalbanese: Erseke, il monte Gramos, il gruppo del Pindo, Konitza, il Ponte di Perati, Frasheri e il Mali Topojanit, infine sul Golico fino al termine delle ostilità.

    Dopo le operazioni sul fronte greco albanese, il reggimento si imbarca per fare ritorno a Udine sulla nave Galilea che durante il tragitto viene affondata da un sommergibile della Royal Navy: più di 800 alpini del battaglione Gemona, su circa un migliaio, scompaiono in mare. Nell’agosto 1942 l’8º parte con l’ARMIR per la Russia. In settembre viene schierato sul Don nella zona di Ssaprina, poi nella zona di Golubaja Krinitza, dove combatte fino al gennaio 1943, mese in cui inizia il ripiegamento che vede l’8º impegnato nei sanguinosi combattimenti a Novo Postojalowka.

    Il giorno 22 gennaio 1943 con il suo comandante, il colonnello Armando Cimolino, viene catturato a Novo Georgiewkj e soltanto pochi superstiti riusciranno a salvarsi, sulla scia della Tridentina. Per il valore dei suoi alpini, al reggimento fu conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Lo spirito del generale Cantore, per chi lo sa cogliere, è ancora vivo negli occhi dei reduci, una serenità d’animo avvolge i loro tragici racconti che paiono appartenere a una storia così lontana persino da immaginare. Nel 1994, con l’intervento in Mozambico, iniziano per l’8º le missioni internazionali di pace.

    Seguiranno le missioni in Bosnia, in Kosovo, in Pakistan e in Afghanistan. E domenica 4 ottobre, durante la cerimonia militare al campo, quando il motto dell’8º, scandito con forza, è riecheggiato nel cielo di Cividale, ecco che passato e presente si sono finalmente incontrati: ai reduci, agli alpini in armi e ai loro comandanti, agli alpini in congedo e alla gente comune, quel grido è entrato nel cuore.

    Un motto che racconta una storia di fermezza e disciplina, di sofferenza e coraggio, di uomini semplici legati indissolubilmente al valore antico di Patria: ieri un imperativo in battaglia, oggi un invito a non scegliere comode vie di mezzo, ma a ricalcare, seppur indegnamente, le orme dei Padri, giacché solo i sentieri più aspri conducono infine alla vetta, O là o rompi! .

    Mariolina Cattaneo

    Pubblicato sul numero di novembre 2009 de L’Alpino.