Interpretare la storia

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    Gentile direttore, sono iscritto al Gruppo di Quinto Vicentino ma le confesso che sono un alpino “dormiente” anche se non per pigrizia ma per ragioni familiari. Però seguo con attenzione i suoi editoriali sulla nostra rivista che trovo sempre puntuali e interessanti. Fatta questa non richiesta sviolinata (ma sincera) passo al dunque. La sua risposta al quesito posto dal sig. Gaifarmi mi ha lasciato per così dire perplesso. Parlando di Cadorna e della storia mi sembra che lei segua l’assioma “tutti colpevoli, nessun colpevole”. Cioè la storia deve ricordare tutti, buoni e cattivi, con la stessa importanza ed enfasi, perché, secondo lei sarebbe come “toglierle la voce”. E, fino a qui, sono d’accordo. Ma nella sua risposta non entra nel vivo della richiesta del lettore, ma ne allarga i contenuti. Infatti credo che dedicare vie, piazze e viali a persone quantomeno discusse sotto il profilo storico sia poco opportuno. Non parliamo di cancellarle dalla storia ma di evitare che figurino a fianco di italiane ed italiani illustri che hanno dato molto al nostro Paese. Quindi il senso della domanda non era quello di cancellare dalla memoria storica il generale (cosa peraltro impossibile), ma al contrario di evitare di confonderlo, anche se probabilmente era in buona fede, con chi ha lasciato una impronta indelebile nel divenire della “Nostra Storia”.

    Maurizio Polazzo, Gruppo di Quinto Vicentino, Sezione di Vicenza “Monte Pasubio”

    Caro Maurizio, può darsi che non mi sia espresso bene. Ci riprovo. Il mio era tutt’altro che un assioma per dire “tutti colpevoli, nessun colpevole”. Il bene e il male sono ben evidenti nel loro palese linguaggio. Volevo semplicemente dire che la storia va letta e interpretata tenendo conto del contesto in cui si è verificata, non per giustificare gli errori, ma per capire il contesto da cui sono fioriti, evitando di leggerla con categorie morali del nostro tempo, magari destinate a cambiare nel giro di poco tempo (pensa alla rivoluzione etica che è avvenuta nel mondo occidentale da 50 anni a questa parte).