Internati militari non dimenticati

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    Nel riferirmi al bello scritto di Gianni Maria Ruga comparso sul numero di maggio, condivido il convincimento che rievocare una penosa esperienza di guerra dei propri genitori o nonni, è un lodevole generoso gesto. Desidero però fare una precisazione di carattere sentimentale e storiografico, fino agli anni Settanta dello scorso secolo la cultura imperante nella nostra Italia fu ispirata alla Resistenza armata. Ma dagli anni Ottanta andò delineandosi anche il culto delle “Resistenza senza le armi” della quale gli internati militari furono protagonisti, con il loro fermo diniego ad aderire alla causa nazifascista. Sempre da quegli anni ci fu il fiorire di una vasta produzione memorialistica e letteraria (almeno un centinaio di opere), a livello individuale (con Claudio Sommaruga testimone numero 1), a livello istituzionale militare, a livello accademico (Giorgio Rochat e numerosi altri storici). Soggiungo che la vicenda dell’internamento nei lager e perfino in alcuni campi di annientamento e il ricordo dei numerosi militari, dal generale all’ultimo non rimasto anonimo soldato semplice, sono stati oggetto appassionato di convegni storici nazionali e internazionali, di trattazione in ambito scolastico e trovano oggi congruo spazio anche nel “Giorno delle memoria”.

    Antonio Rossi, Sezione Abruzzi

    Grazie Antonio. Come abbiamo più volte ribadito, l’opera di studio e memoria sulla vicenda dei militari italiani internati è quanto mai necessaria e l’invito che rivolgiamo a tutti è di leggere (o rileggere) una delle cento opere che ci hai ricordato.