In visita al 7° Alpini

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    La cornice dolomitica che circonda le strutture della caserma Salsa-D’Angelo, a Belluno, sottolinea plasticamente il patrimonio storico che si respira tra queste mura secolari. Siamo nella casa del 7° reggimento alpini della brigata Julia, che, fondato nel 1887, ha ereditato le tradizioni della brigata Cadore, il cui nome era originato proprio dall’area che comprende queste montagne.

    Il giorno della nostra visita, il comandante del reggimento, col. Andrea Carli, è impegnato a Roma in vista del dispiegamento di un’aliquota degli oltre settecento uomini e donne del reparto nella capitale per l’operazione “Strade Sicure”: ad accompagnarci, con grande disponibilità, sono così il cap. Vittorio Scognamiglio, che ricopre anche l’incarico di ufficiale addetto alla Pubblica informazione del reggimento e il primo luogotenente Leonardo Ronzani, capo della segreteria del comandante stesso. La caserma, nonostante la struttura ultracentenaria, ricca di fascino, ha un aspetto decisamente efficiente: in fondo al grande cortile, accanto al monumento agli alpini, c’è anche una piccola quanto moderna palestra di roccia artificiale, molto utile per l’addestramento, come utile all’addestramento e all’attività fisica, anche dei singoli, è l’ampia area verde compresa nel sedime.

    Su un lato del piazzale principale sono allineati i container che verranno utilizzati proprio per la logistica nell’ambito di “Strade Sicure”, mentre alcuni autocarri Astra con pianale scarrabile vanno e vengono proprio per movimentare questo materiale. In un piazzale adiacente sono invece allineati i Vtlm (Veicolo tattico leggero multiruolo) blindati “Lince”, appartenenti tutti alla versione 1, ma in step differenti, sino ai più aggiornati con torretta remotizzata. Nella giornata il reparto non è impegnato in attività addestrative “pure”, ma, a giudicare da quel che si vede, c’è molto da fare comunque. Siamo arrivati in tempo per il pranzo (ormai non si chiama più rancio, termine lasciato alla tradizione della naja portata avanti dai nostri Gruppi) e questo ci dà l’opportunità anche di frequentare la sala mensa: ci sono molte decine di soldati ai tavoli, in gran parte ovviamente giovani, mentre la disponibilità di cucine proprie consente (pur con un servizio di cucinieri in appalto ad una ditta esterna) di preparare i pasti al momento, a tutto vantaggio della qualità del cibo.

    La conversazione è aperta, spontanea e cordiale come sempre tra gli alpini: si parla di addestramento, di formazione dei giovani che arrivano al reggimento e che spesso non hanno esperienze pregresse di montagna; colpiscono, comunque, la motivazione e la preparazione. Ne troviamo riscontro diretto nelle tre interviste che vi proponiamo in queste pagine: abbiamo chiesto di parlare con un ufficiale, con una donna alpino e con un giovanotto “fresco” di servizio e proveniente da una zona senza tradizioni alpine, giusto per cercare di disegnare un ritratto il più completo possibile di questi “nuovi” alpini (nuovi in senso figurato, ovviamente, se riferito alla grandissima maggioranza dei soci Ana, che il cappello alpino lo hanno messo molti anni fa, rispondendo alla chiamata di leva).

    Una giornata in questa caserma non può prescindere da una visita alla sala riunioni e all’ufficio del comandante nella palazzina comando, che ospita anche la teca con la Bandiera di guerra: ne vale veramente la pena, sia per il fascino intrinseco delle antiche strutture, sia per la bellezza delle decorazioni ispirate alla storia del Cadore, delle sue città e dei battaglioni che ne hanno preso il nome. Il materiale storico del reggimento è ricchissimo, ma non poteva certo essere ospitato in caserma, ambiente di non facile fruizione per il pubblico: così ora trova spazio nel Museo storico del 7° Alpini nei locali di Villa Patt di Sedico, ristrutturata dalla Provincia di Belluno (con 160 armi, 148 cimeli di vario genere, 271 documenti e 33 donazioni private).

    Certo, un passaggio di poche ore non può essere considerato esaustivo per disegnare un quadro del reggimento ma l’impressione ricavata, basata anche sulla ormai lunga frequentazione dei reparti delle nostre Forze Armate, è davvero eccellente. I reggimenti alpini contano su tradizioni consolidate e le traducono in senso di appartenenza ai valori che a noi sono tanto cari: sta anche a noi saperli adeguatamente coltivare.

    Massimo Cortesi

     

    VITTORIO SCOGNAMIGLIO

    «Dal 2005 il reggimento è a Belluno nella sede storica della caserma Salsa-D’Angelo, che è un patrimonio della città, cosa che consente anche ai nostri giovani alpini di ben integrarsi nel tessuto sociale». Il cap. Vittorio Scognamiglio racconta dei buoni rapporti con gli enti locali, che apprezzano la disponibilità del reparto, preziosa specie in situazioni di necessità o emergenza, rapporti facilitati anche dal fatto che il reggimento, con la sua storia centenaria, è erede delle tradizioni della brigata Cadore. «Dedichiamo molto – racconta – all’addestramento in montagna, perché la capacità di affrontare le difficoltà in questo ambiente ostico sono un traguardo fondamentale nella formazione di un alpino, sia fisica, sia psicologica. Dopo l’addestramento di base, i giovani seguono nelle compagnie addestramenti di alpinismo e sci di difficoltà crescente; quindi la specializzazione prosegue coi corsi di perfezionamento e qualificazione, primo fra tutti quello di mountain warfare, che addestra ad operare e combattere in ambienti estremi». «Noi siamo fortunati – conclude – perché siamo circondati da uno degli scenari alpini più belli e, impiegando con frequenza la base logistica di Tai di Cadore, sfruttiamo le aree addestrative del Cadore e della Val D’Oten».

    CAMILLA FAUSTINI

    «Amo la montagna, è una passione che coltivo fin da piccola, perché mi sono sempre piaciuti il clima e i rapporti tra quanti la frequentano. Ma è stato importante, per il mio ingresso negli alpini, l’esempio di mio nonno, che era una penna nera: io non l’ho mai conosciuto, ma mi hanno sempre parlato di lui ed il mio essere negli Alpini vuole essere un omaggio anche a lui». Camilla Faustini, bresciana, 27 anni, è un’alpina di livello eccezionale: in queste settimane è stata infatti la prima donna ad avere ottenuto la qualifica “mountain warfare” (ovvero di prontezza al combattimento in montagna) e per di più l’ha fatto superando nel corso tutti i suoi colleghi uomini. «Durante il corso – racconta – si sono ulteriormente rafforzati i buoni rapporti con tutti i miei colleghi che, anzi, alla fine si sono tutti complimentati con me per il risultato raggiunto». Il suo prossimo obiettivo è conseguire il brevetto di alpiere, per divenire poi istruttore di alpinismo e di sci, a completamento di un percorso di montagna veramente eccellente. Quanto all’Ana, Camilla è già bene inserita, iscritta al gruppo di Marone (sul lago d’Iseo) della Sezione di Brescia: «Mi hanno sempre incoraggiata e sostenuta », conclude sorridendo.

    GIANCARLO GIACOMETTI

    Al di là del cognome di origine emiliana, viene da Napoli. «Da ragazzo – racconta – ho trascorso alcune stagioni invernali nei monti dell’Appennino molisano, imparando a sciare e appassionandomi alla montagna. Già prima di arrivare a Belluno gli alpini erano una specialità che esercitava su di me una forte attrazione, sia per la loro lunga tradizione tra le file dell’Esercito, sia per l’apprezzamento di cui godono tra la gente». “Quando sono arrivato al reggimento – continua – ho avuto la conferma della bontà della mia scelta: innanzi tutto dal punto di vista della disciplina, soprattutto mentale, che deriva dall’abitudine ad operare in ambienti poco permissivi; e poi anche grazie alle frequenti attività addestrative in montagna, esperienza che altrimenti non avrei avuto la possibilità di fare. In particolare, poi, apprezzo sempre di più il forte spirito di Corpo e il clima di collaborazione coi colleghi». «Il futuro? Ovviamente mi piacerebbe continuare la mia carriera nelle Truppe Alpine – conclude – e sto pensando di inserirmi in futuro anche nell’Associazione Nazionale Alpini, che, da oltre cento anni, tiene vive le tradizioni del Corpo e si adopera a favore della gente in tante circostanze».